VERSO LE COMPETENZE CONOSCENZE Scegli il completamento corretto. 1 La fase dello spoglio in una ricerca qualitativa consiste: a. nell’analisi preliminare di ciò che hanno scritto altri antropologi sul tema di interesse del ricercatore. 1 nella produzione dei documenti da parte del ricercatore tramite l’interazione diretta con il contesto sociale studiato. 2 nell’analisi preliminare delle fonti documentarie esistenti sul tema. 3 La ricerca antropologica è una ricerca qualitativa perché: b. avvalendosi di lunghi periodi sul campo, raggiunge una qualità migliore di quella quantitativa. 1 si concentra su piccoli gruppi, di cui raccoglie informazioni tramite l’interazione diretta, al fine di coglierne il punto di vista emico. 2 si fonda sull’osservazione partecipante e perciò è in grado di offrire un punto di vista oggettivo. 3 Indica se le seguenti affermazioni sono vere (V) o false (F). 2 , pubblicato da Malinowski nel 1922, è la prima monografia etnografica della storia dell’antropologia.   a. Argonauti del Pacifico occidentale          V         F Malinowski è considerato il padre del metodo etnografico perché prima di lui nessuno aveva fatto ricerca a stretto contatto con le popolazioni studiate. b.          V         F La cosa più importante per comprendere una cultura è raccogliere più informazioni possibili su di essa consultando archivi e biblioteche prima di andare sul campo. c.          V         F La ricerca sul campo è indispensabile perché consente una forma di comprensione corporea, imitativa ed empatica dei fenomeni studiati. d.          V         F Il campo dove l’antropologo fa ricerca può essere vicino o lontano. e.          V         F Completa le seguenti frasi utilizzando le espressioni e i termini elencati di seguito. 3 osserva interazione Malinowski partecipa punto di vista Geertz ricerca sul campo posizionata intersoggettiva oggettiva • • • • • • • • • La conoscenza antropologica è una conoscenza ....................................., poiché è prodotta tramite ..................................... tra il ricercatore e i soggetti studiati. Durante la ....................................., inaugurata da ....................................., l’antropologo ..................................... e contemporaneamente ..................................... ai fenomeni sociali, condividendo la vita quotidiana della comunità di cui si occupa. Poiché l’osservazione implica sempre un ....................................., la ricerca antropologica è una ricerca ..................................... e non .....................................; essa si fonda infatti, come diceva ....................................., sull’«incontro faccia a faccia con l’umanità». a.  LESSICO Fornisci una definizione per ognuna delle seguenti parole ed espressioni. 4 Osservazione  a. partecipante Relativismo culturale b. Etnocentrismo c. Intervista d. Questionario e. Consenso informato f. Storie di vita g. ESPOSIZIONE ORALE Rispondi oralmente alle seguenti domande. 5 Perché la monografia etnografica deve avere uno stile narrativo? Quali sono le caratteristiche di questo stile? a. Che cos’è la risonanza di cui parla Unni Wikan? b. Elenca le caratteristiche principali della ricerca qualitativa. Quali sono le differenze con la ricerca quantitativa? c. Quali sono i principali strumenti di cui si avvale un antropologo per le sue ricerche sul campo? d.  >> pagina 83  ANALISI E COMPRENSIONE DI UN DOCUMENTO Leggi attentamente il seguente brano, tratto dal racconto dello scrittore argentino Jorge Luis Borges, tradotto e pubblicato in italiano nella raccolta Elogio dell’ombra. Il protagonista, Murdock, viene dipinto come l’etnografo “perfetto”: colui che riesce a farsi accettare dalla popolazione che studia come un membro del gruppo, tanto da farsi rivelare la dottrina segreta riservata agli iniziati. Pur avendo quindi portato a termine la parte più difficile della missione a lui affidata, decide di non completarla, tenendo per sé il segreto appreso e rinunciando alla carriera da antropologo. Dopo la lettura, rispondi alle domande 6 L’etnografo Il fatto mi è stato raccontato nel Texas, ma era avvenuto in un altro stato. Ha un solo protagonista, ma in qualsiasi storia i protagonisti sono migliaia, visibili e invisibili, vivi e morti. Si chiamava, credo, Fred Murdock. [...] La sua età era quella in cui l’uomo non sa ancora chi è ed è pronto a darsi a ciò che il caso gli mette d’innanzi: la mistica del persiano o la sconosciuta origine dell’ungherese, le avventure della guerra o dell’algebra, il puritanesimo o l’orgia. All’università gli consigliarono lo studio delle lingue indigene. In certe tribù dell’Ovest sopravvivono alcuni riti esoterici; il suo professore, uomo d’età, gli propose di andare a vivere in un accampamento di indi, osservare i riti e scoprire il segreto che gli stregoni rivelano all’iniziato. Al suo ritorno, avrebbe scritto una tesi che sarebbe stata pubblicata dall’istituto. Murdock accettò, pieno di zelo. [...] Per due anni abitò nella prateria, sotto tende di cuoio o all’intemperie. Si levava prima dell’alba, si coricava all’annottare, giunse a sognare in un idioma che non era quello dei suoi. Assuefece il palato a sapori aspri, si coprì con vesti strane, dimenticò gli amici e la città, giunse a pensare in un modo che la sua logica respingeva. Durante i primi mesi di apprendistato prendeva segretamente note, che in seguito distrusse, forse per non destare il sospetto degli altri, forse perché non ne aveva più bisogno. [...] Una mattina, senza essersi congedato da alcuno, Murdock partì. In città sentì la nostalgia di quelle prime sere nella prateria in cui aveva sentito, un tempo, la nostalgia della città. Si recò nello studio del professore e gli disse che conosceva il segreto e che aveva deciso di non rivelarlo. «La lega un giuramento?» domandò l’altro. «Non è questa la ragione» disse Murdock. «In quelle terre remote ho imparato qualcosa che non posso dire». «Forse l’idioma inglese non basta a esprimerlo?» osservò l’altro. «Non si tratta di questo. Ora che possiedo il segreto, potrei enunciarlo in cento modi diversi e anche contraddittori. Non so come dirle che il segreto è prezioso e che ora la scienza, la nostra scienza, mi sembra nient’altro che futile». Aggiunse dopo una pausa: «Il segreto, d’altronde, vale meno delle vie che mi hanno condotto ad esso. Codeste vie bisogna averle percorse». Il professore gli disse con freddezza: «Comunicherò la sua decisione al consiglio. Lei pensa di vivere fra gli indi?» Murdock gli rispose: «No. Forse non tornerò alla prateria. Ciò che mi hanno insegnato i suoi uomini vale per qualunque luogo e per qualunque circostanza». Tale fu in essenza il dialogo. Fred si sposò, divorziò, ed ora è uno dei bibliotecari di Yale. J. L. Borges,  , in  , Einaudi, Torino 1971, pp. 287-289 L’etnografo Elogio dell’ombra In che cosa consiste la missione di Murdock e da chi gli è stata affidata? Con quali obiettivi? a.  Che metodo utilizza il protagonista per portare a termine la sua ricerca? Quali difficoltà deve affrontare e quali risultati ottiene? b.  Rifletti sull’affermazione: «Il segreto, d’altronde, vale meno delle vie che mi hanno condotto ad esso. Codeste vie bisogna averle percorse». Com’è cambiato Murdock durante il suo viaggio? Somiglia più agli indigeni o al suo professore una volta tornato? c.  Perché, secondo te, Murdock decide di non rivelare il segreto al suo professore? E perché questa decisione segna la fine della sua carriera da antropologo? d.  Jorge Luis Borges.