Allo stesso modo, i movimenti nazionalisti hanno combattuto per i propri Stati, come è successo nella Georgia sovietica, dove tutte le loro attività degli anni Ottanta erano incentrate sul sogno di una Georgia indipendente, libera dall’Unione Sovietica e, più specificatamente, dalla Russia, vista come un paese oppressore e colonizzatore. Il concetto di Stato-nazione ha però anche oscurato l’instabilità e le problematiche di questo legame. Per esempio, alcuni studiosi, fra cui l’antropologa indiana | Vedi |, hanno mostrato come l’impatto del potere dello Stato venga percepito in maniera diversa a vari livelli della comunità nazionale. Se da un lato vi è la fantasia di una comunità (nazionale) unica e immaginata, dall’altro questo desiderio si scontra con le differenze e le lotte di potere interne alla comunità. Esempio: l’antropologa colombiana ha svolto in Colombia una ricerca etnografica sul movimento sociale dei , i coltivatori della pianta di cocaina, che manifestavano contro le decisioni prese dal governo di intensificare la fumigazione aerea, ossia la disinfestazione con gas biocidi, delle piantagioni di coca. I chiedevano allo Stato di Putumayo, a lungo sotto il controllo di gruppi paramilitari e guerriglieri, il riconoscimento dei loro diritti e un aiuto per passare dalla coltivazione di coca a mezzi di sussistenza legali e sostenibili. Il governo però rifiutò questa proposta, considerando i dei criminali: in questo caso lo Stato nazionale immaginario non adempie ai propri obblighi, incurante e indifferente verso la propria comunità. Tra Stato e nazione vi è dunque una che vanno esplorate nella loro specificità. Gli studi antropologici sullo Stato hanno mostrato come i cambiamenti nell’ordine globale, che vanno dall’internazionalismo, che dipendeva dagli Stati-nazione, ai regimi di regolamentazione sovranazionale, assumano comunque una varietà di forme che producono effetti di tipo statale. Come vedremo nei prossimi paragrafi, lo Stato continua a essere un’importante presenza anche a distanza, tra individui che non vivono all’interno dei suoi confini. Veena Das L’AUTRICE Maria Clemencia Ramirez cocaleros cocaleros cocaleros gamma di relazioni ambivalenti L’AUTRICE – VEENA DAS Veena Das (n. 1945) è un’importante antropologa indiana i cui lavori pioneristici sullo Stato, la violenza e la sofferenza sociale in India hanno aperto nuove direzioni nell’antropologia a livello globale. Ha completato il suo dottorato di ricerca nel 1970 e per trent’anni ha insegnato antropologia alla in India. Dal 2000 regge la cattedra di antropologia alla John Hopkins University negli Stati Uniti. La sua ricerca è volta allo studio della quotidianità e alle modalità in cui gli eventi e le esperienze quotidiane si intrecciano nella costruzione della normalità. Le sue pubblicazioni più recenti, oltre a trattare di come la violenza si declina nel quotidiano, si interrogano sul rapporto tra salute, malattia e povertà. Tra queste ricordiamo (“Specchi della violenza: comunità, rivolte e sopravvissuti in Asia meridionale”) (1990), e (2007). Per le sue ricerche è stata pluripremiata, ricevendo anche un dottorato onorario dall’università di Chicago nel 2000 e uno dall’università di Edimburgo nel 2014. Nasce a Delhi, India Pubblica Ottiene la cattedra di antropologia alla John Hopkins University Pubblica Delhi School of Economics Mirrors of Violence: Communities, Riots, and Survivors in South Asia Vita e Parole: la violenza e la discesa nell’ordinario 1945 1990 Mirrors of Violence: Communities, Riots, and Survivors in South Asia 2000 2007 Vita e Parole: la violenza e la discesa nell’ordinario