1.2 LA RISPOSTA DEL NEOPOSITIVISMO O POSITIVISMO LOGICO L’idea che sia possibile conoscere la vera essenza della realtà entra in crisi all’inizio del Novecento da un punto di vista filosofico, sia per l’affacciarsi di nuove scuole di pensiero, sia per gli sviluppi interni al positivismo stesso. In particolare, verso la fine degli anni Venti, studiosi di diverse discipline dettero vita al o , alla cui base sta l’idea che . Ogni conoscenza deve essere non solo empiricamente fondata, ma obbedire ai criteri logici propri dell’analisi del linguaggio, che assicurano alle proposizioni un preciso significato. La filosofia dovrebbe smettere di occuparsi di questioni di natura etica (che cosa sia il bene), estetica (che cosa sia il bello) o metafisica (l’esistenza di Dio, per esempio), in quanto indimostrabili e quindi prive di significato. Il tratto distintivo del positivismo logico è infatti l’idea che una ha significato solo nella misura in cui essa è (principio di verificabilità). Come da una famosa massima neopositivista: “il significato di una proposizione è il metodo della sua verifica”. A questa crescente formalizzazione del linguaggio e delle tecniche di ricerca si accompagna però la consapevolezza che una concezione meccanica della realtà è forse troppo riduttiva, così come l’idea che la conoscenza scientifica possa portare alla verità assoluta è forse un po’ troppo ambiziosa. Tutto ciò fa emergere una , che implica la possibilità di . Al determinismo si sostituisce così la e al principio di verificabilità quello di . Esso postula che nessuna teoria può mai definitivamente considerarsi “vera”, ma soltanto e, dunque, sempre potenzialmente falsificabile. In breve, per quanto nel neopositivismo permanga l’idea di una , si cerca di tenere conto che gli scienziati sociali sono a loro volta immersi in un contesto culturale e quindi portatori di particolari idee, valori e interessi. L’oggettività della conoscenza rimane l’ideale di riferimento, ma nella consapevolezza che le leggi che si arriveranno a formulare saranno di . neopositivismo positivismo logico la filosofia debba aspirare al rigore metodologico proprio della scienza proposizione verificabile visione della scienza più modesta inesattezze e distorsioni probabilità statistica falsificabilità “non smentita dai dati” realtà esterna, oggettiva e indipendente natura probabilistica e provvisoria : movimento filosofico nato nel 1928, allorché un gruppo di studiosi di varie discipline si raccolse nel cosiddetto Circolo di Vienna con lo scopo di diffondere una “visione scientifica del mondo”, unificando l’intera conoscenza sotto il mantello delle scienze empiriche. : in generale, ciò che si afferma e che si enuncia; in logica, l’espressione di un giudizio con valore e significato non ambigui, quindi vera oppure falsa. neopositivismo proposizione