te di credito e i motori di ricerca raccolgono masse immense di dati sul comportamento degli utenti. Ormai è lecito supporre che tutte le nostre attività in rete lascino tracce che si prestano a essere studiate da sociologi e altri scienziati sociali. Con l ulteriore espansione dei media digitali nella vita quotidiana, che avviene con l uso di smartphone e l integrazione di tecnologie di rete in altri oggetti, questa capacità di raccogliere dati crescerà ulteriormente. Questo avviene già quando usiamo Google Maps sul cellulare o corriamo con uno smartwatch che conta le calorie consumate. Queste quantità enormi di dati diventano i big data, grandi insieme di dati da cui si cerca di estrarre informazioni e di predire trend. Dal punto di vista scientifico i big data sono un patrimonio inestimabile; dando accesso a masse di dati su intere popolazioni o sulla natura rendono possibile studiare fenomeni che prima erano inosservabili. I big data possono ad esempio essere utili per analizzare il trend del traffico automobilistico, i processi di consumo o la risposta a un farmaco da parte di una massa di pazienti. Un altro metodo basato su masse di dati è la network analysis o studio delle reti, una metodologia che risale a prima dell emergere dei media digitali ma che oggi usa software per rappresentare i pubblici, individuare lo spazio che occupano on-line le connessioni tra gli individui, e scoprire chi sono le persone più influenti. L analisi semantica permette di studiare i discorsi che si sviluppano in rete. Tramite software si analizzano le ricorrenze con cui, ad esempio, due termini vengono usati nella stessa comunicazione. Il marketing commerciale e politico usa queste tecniche per analizzare il contenuto di milioni di tweet o commenti e capire se su Twitter o su altri media un brand, un prodotto o un politico sono associati a termini positivi e negativi: in questo caso si parla di sentiment analysis. Attualmente gran parte del patrimonio costituito dai big data è di proprietà privata. La quantità enorme di dati raccolti da Google o Facebook rimangono inaccessibili ai ricercatori sia pubblici sia privati, oppure devono essere acquistati a caro prezzo, per esempio da Twitter. In più non sappiamo come vengano utilizzati dalle imprese. Le grandi aziende del Web hanno dipartimenti di ricerca interni che lavorano sui dati in assenza di una politica di trasparenza di controllo pubblico. Nel 2014 ricercatori universitari statunitensi sono stati criticati per aver condotto in collaborazione con Facebook un esperimento psicologico sulle emozioni di quasi 700.000 utenti, manipolando la loro esperienza sul social network senza che questi lo sapessero. Anche lo studio di contenuti pubblici, come i commenti postati su un forum o i tweet, deve rispondere agli standard etici della ricerca sociale. Un approccio differente è l etnografia digitale, usata per comprendere in profondità i modi di ragionare e comunicare, cioè le culture che caratterizzano alcune forme di vita on-line. Questo metodo è un adattamento di quello etnografico tipico dell antropologia allo studio di comunità o pubblici in rete ed è basato sull osservazione di forum, media sociali, mailing-list o siti Web, spesso tramite la partecipazione diretta del ricercatore o ricercatrice. Studiare le culture e le forme di interazione che si sviluppano on-line non significa però studiare le persone che vi partecipano. Questa è una distinzione importante: studiare il pubblico degli appassionati di Il trono di spade vuol dire analizzare comunicazioni strutturate dalla piattaforma su cui avvengono. Rispondi 1. Che cosa sono i metodi digitali? 2. Per quali scopi possono essere utilizzati i big data? 3. Quali questioni pongono i big data alla ricerca sociale e, più in generale, all uso che ognuno di noi fa delle tecnologie digitali? | Fare ricerca sociale: metodi e tecniche | 247
T3 – Adam Arvidsson e Alessandro Delfanti, Big data e metodi digitali