APPROFONDIAMO – IL FEMMINISMO E GLI STUDI DI GENERE Era il 1405 quando una donna francese di nome Christine de Pizan pubblicò una raccolta di scritti dal titolo in cui narrava la storia di una città immaginaria in cui le donne potevano vivere in modo sicuro e degno di rispetto. Successivamente, nel 1792, Mary Wollstonecraft scrisse un libro in cui rivendicava i diritti delle donne, in risposta alla dichiarazione dei diritti dell’uomo formulata in Francia nel 1789. Dobbiamo tuttavia aspettare i primi del Novecento e il movimento delle Suffragette, che rivendicava il diritto di voto per le donne in Inghilterra e negli Stati Uniti, per poter decretare la nascita del femminismo moderno. Il momento storico in cui il femminismo dilagò in tutto il mondo fu a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, periodo in cui il fervore politico e le rapide trasformazioni avevano innescato anche la diffusione del pensiero del Movimento di Liberazione della donna. In quegli anni, buona parte dei paesi occidentali erano attraversati da movimenti di donne che lottavano per l’abolizione del patriarcato, che consegna il potere in mano agli uomini e relega le donne in condizioni di subordinazione. Queste istanze, insieme a quelle di liberazione sessuale che arrivavano dai movimenti di protesta contro il sistema capitalista, andavano a costituire un’agenda politica molto ambiziosa, che puntava alla parità tra i sessi, all’emancipazione delle donne e delle classi più povere e al riconoscimento del lavoro domestico e di cura. A partire dalla fine degli anni Settanta, tanto nei paesi Europei quanto negli Stati Uniti, il movimento femminista stava influenzando moltissimo la produzione culturale e i modelli di relazioni di genere allora predominanti. In quegli anni iniziarono ad aumentare gli studi e le ricerche, in particolare nell’ambito delle scienze sociali, sul ruolo della donna nella società, sui rapporti tra i sessi e sulla costruzione sociale della categoria di genere. È proprio nelle università, infatti, che nascono gruppi di ricerca e centri di studi specializzati negli studi sulle donne, dando vita prima ai (“studi sulle donne”) e, successivamente, ai cosiddetti (“studi di genere”). L’emersione del termine , utilizzato per descrivere la relazione che intercorre tra il sesso biologico e gli attributi e le credenze culturali che la società costruisce a partire dalle differenze sessuali, iniziò dopo che Gayle Rubin, antropologa femminista americana, lo utilizzò per la prima volta nel 1975 in un famosissimo saggio intitolato . La città delle dame women studies gender studies gender Il traffico delle donne: note sull’economia politica del sesso Manifestazione per i diritti femminili, New York, 1971. 1.4 IL GENERE AL LAVORO Un altro importante ambito in cui la dimensione di genere viene riprodotta è il , che, in Italia e in buona parte dell’Europa e dei paesi occidentali, è viziato da , nel senso che uomini e donne hanno modalità e condizioni di accesso e di permanenza differenti. Molti luoghi di lavoro, infatti, sono caratterizzati o dalla presenza predominante di uomini, oppure dall’esistenza di situazioni in cui la divisione del lavoro segue gli assi degli stereotipi di genere: per esempio, i piloti degli aerei sono sempre uomini, così come nei reparti ospedalieri la maggioranza del personale femminile si concentra nel settore infermieristico, mentre gli uomini abbondano in quello chirurgico e nel ruolo di primari. mondo del lavoro dinamiche e disuguaglianze di genere