Fino agli anni Venti del Novecento i capi shahsevan avevano sviluppato, sulla base di un preesistente sistema segmentario, che consentiva loro di e di costruire dei centri di potere autonomi dagli organismi politici centralizzati della regione. Dagli anni Venti in poi questo sistema è andato scomparendo, da quando il sovrano persiano ha deciso di imporre la propria autorità agli Shahsevan bloccando il potere dei capi tribali. una forma di potere autocratico controllare sia i pastori nomadi sia i pastori sedentari : potere dispotico e assolutistico, tipico di una forma di governo (autocrazia) in cui un singolo individuo detenie un potere illimitato, spesso in virtù di un diritto divino. potere autocratico Un secondo esempio estremamente interessante, nel quale il potere è parallelamente esercitato e rappresentato mediante una forma di , è il caso del rituale detto degli Agni della Costa d’Avorio (Africa occidentale), praticato fino alla prima metà del Novecento, e di cui rimane famoso lo studio, della fine degli anni Sessanta, della storica dell’Africa e antropologa francese (1928-2019). Il rito chiamato era celebrato in occasione della morte del sovrano agni, ed era una sorta di rovesciata del mediante l’assunzione degli attributi regali da parte degli , ossia i figli degli schiavi che da più tempo prestavano servizio a corte. In altre parole, presso la popolazione agni, alla morte del sovrano un finto re ne assumeva le insegne e parodisticamente ne recitava la parte sino alla proclamazione del vero successore. Il finto re godeva di tutte le prerogative che sono tipiche del sovrano: si vestiva con i suoi abiti e i suoi ornamenti, sedeva sul trono, si circondava dei portatori delle insegne del potere regale ed era a lui dovuto l’identico rispetto che si tributava al vero re. Costui doveva rispettare anche le medesime proibizioni: non poteva spostarsi se non accompagnato, non poteva violare i divieti alimentari e così via. Va detto che non solo lo schiavo che impersonava il re recitava, anche tutta la sua famiglia prendeva parte al rito. Liberi e schiavi, nobili veri e falsi, erano tutti ben consapevoli dell’inversione dei ruoli, che restava esclusivamente un . Gli affari di corte, dall’amministrazione del regno alla guerra, non erano però di competenza dell’ (il finto schiavo-re): questi aspetti erano nelle mani della . Il tesoro veniva amministrato dai nobili di corte e dai dignitari e l’amministrazione era complessivamente gestita da una sorta di , il quale era quasi sempre l’erede designato o probabile. Al termine dell’interregno, il falso re e la sua famiglia venivano di norma messi a morte. Se l’ aveva recitato bene la parte assegnatagli, la sua vita poteva anche essere risparmiata ed egli poteva riprendere il suo posto fra gli schiavi di corte. performance ironica be di murua Claude-Hélène Perrot be di murua messa in scena rapporto dominatore/dominato aburua fatto simbolico aburua-henne burocrazia ordinaria re ad interim aburua Territorio degli Shahsevan.