corporea, visibile, di un vivo; essa distrugge contemporaneamente l essere sociale che si sovrappone all individualità fisica, a cui la coscienza collettiva attribuiva un importanza, una dignità più o meno grandi . La comunità avverte la morte di un proprio membro come una minaccia alla coesione sociale, da cui scaturisce l esigenza di pratiche culturali per ristabilire l equilibrio. Hertz si era interessato soprattutto ad alcuni rituali funebri delle popolazioni del Borneo, nel Sud-Est asiatico. Qui si praticavano due riti distinti intervallati da un periodo di lutto. Subito dopo la morte di una persona si svolgevano le prime esequie , a cui seguivano, dopo un certo tempo, le seconde esequie , costituite da un rito più solenne del primo, durante il quale veniva data una sistemazione definitiva ai resti del defunto. questo rito della seconda sepoltura che Hertz prese come punto di partenza per la sua riflessione: la morte non è un evento puntuale, che si determina in un singolo accadimento, ma è un processo che si svolge nel corso tempo, è una transizione da uno stato all altro, un passaggio dalla comunità dei vivi a quella dei defunti, dal mondo visibile a quello invisibile, esattamente, ma in modo speculare, come il rito di passaggio che accompagna la nascita. Questa affermazione di continuità, che corrisponde alla credenza in una vita ultraterrena, è caratteristica di tutte le società e di tutte le religioni. Come scrive Hertz: «poiché ha fede in se stessa, una società sana non può ammettere che un individuo che ha fatto parte della sua sostanza, sul quale ha impresso il suo marchio, sia perduto per sempre; l ultima parola deve restare alla vita: in forme diverse, il defunto uscirà dal mondo angoscioso della morte per rientrare nella pace della comunione umana . Il funerale di papa Giovanni Paolo II è stato celebrato in piazza San Pietro, in Vaticano, alla presenza di circa 300000 persone: un momento di raccolta e di coesione sociale per la comunità. 72 | unità 2 |