T8 Tancredi e Clorinda , canto XII, ott. 52-70 Gerusalemme liberata Questo può essere considerato l’episodio centrale di tutto il poema, non tanto per la sua funzione narrativa (altri sono infatti gli snodi nevralgici del racconto e della guerra stessa), quanto per la sua densità emotiva. Come e meglio che in altri momenti della Liberata , qui la passione amorosa si rivela nella sua tragica incompiutezza. Tancredi che uccide l’oggetto del suo desiderio, peraltro ricambiato, è il simbolo di quanto incomunicabili siano i sentimenti e di come agli uomini sia preclusa la felicità. L’episodio antologizzato si apre nel momento in cui Clorinda, dopo aver incendiato insieme al compagno Argante una macchina da guerra dei crociati, non riesce a rientrare nelle mura di Gerusalemme. Sfruttando la confusione, tenta di mescolarsi ai nemici e di non farsi notare. Ma il cavaliere cristiano Tancredi si è accorto della sua presenza, senza però rendersi conto che dentro l’armatura del nemico si cela la donna di cui è innamorato. Ottave di endecasillabi con schema di rime ABABABCC. Metro La vita, la morte e la pace finale dell’eroina Asset ID: 332 ( ) let-altvoc-tancredi-e-clorinda150.mp3 Audiolettura 52 Vuol ne l’armi provarla: un uom la stima degno a cui sua virtù si paragone. Va girando colei l’alpestre cima verso altra porta, ove d’entrar dispone. Segue egli impetuoso, onde assai prima 5 che giunga, in guisa avien che d’armi suone, ch’ella si volge e grida: «O tu, che porte, che corri sì?». Risponde: «E guerra e morte». 53 «Guerra e morte avrai»; disse «io non rifiuto darlati, se la cerchi», e ferma attende. 10 Non vuol Tancredi, che pedon veduto ha il suo nemico, usar cavallo, e scende. E impugna l’uno e l’altro il ferro acuto, ed aguzza l’orgoglio e l’ire accende; e vansi a ritrovar non altrimenti 15 che duo tori gelosi e d’ira ardenti. 54 Degne d’un chiaro sol, degne d’un pieno teatro, opre sarian sì memorande. Notte, che nel profondo oscuro seno 20 chiudesti e ne l’oblio fatto sì grande, piacciati ch’io ne ’l tragga e ’n bel sereno a le future età lo spieghi e mande. Viva la fama loro; e tra lor gloria splenda del fosco tuo l’alta memoria. 55 25 Non schivar, non parar, non ritirarsi voglion costor, né qui destrezza ha parte. Non danno i colpi or finti, or pieni, or scarsi: toglie l’ombra e ’l furor l’uso de l’arte. Odi le spade orribilmente urtarsi 30 a mezzo il ferro, il piè d’orma non parte; sempre è il piè fermo e la man sempre in moto, né scende taglio in van, né punta a vòto. 56 L’onta irrita lo sdegno a la vendetta, e la vendetta poi l’onta rinova; 35 onde sempre al ferir, sempre a la fretta stimol novo s’aggiunge e cagion nova. D’or in or più si mesce e più ristretta si fa la pugna, e spada oprar non giova: dansi co’ pomi, e infelloniti e crudi 40 cozzan con gli elmi insieme e con gli scudi. 57 Tre volte il cavalier la donna stringe con le robuste braccia, ed altrettante da que’ nodi tenaci ella si scinge, nodi di fer nemico e non d’amante. Tornano al ferro, e l’uno e l’altro il tinge 45 con molte piaghe; e stanco ed anelante e questi e quegli al fin pur si ritira, e dopo lungo faticar respira. 58 L’un l’altro guarda, e del suo corpo ▶ essangue su ’l pomo de la spada appoggia il peso. 50 Già de l’ultima stella il raggio langue al primo albor ch’è in oriente acceso. Vede Tancredi in maggior copia il sangue del suo nemico, e sé non tanto offeso. Ne gode e superbisce. Oh nostra folle 55 mente ch’ogn’aura di fortuna estolle! 59 Misero, di che godi? oh quanto mesti fiano i trionfi ed infelice il vanto! Gli occhi tuoi pagheran (se in vita resti) di quel sangue ogni stilla un mar di pianto. 60 Così tacendo e rimirando, questi sanguinosi guerrier cessaro alquanto. Ruppe il silenzio al fin Tancredi e disse, perché il suo nome a lui l’altro scoprisse: L’incontro e il duello TRECCANI ▶ Le parole valgono Come evidenzia l’etimologia latina del vocabolo (composto dal prefisso e ), è colui che ha perso molto sangue a causa di una grave ferita o di una malattia. L’effetto sul malcapitato spiega il significato figurato: è chi è privo di energia. » «A » «A » « » essangue ex sanguis esangue esangue ▶ In ciascuna di queste frasi, esangue acquista una particolare sfumatura di senso; sostituiscilo con un sinonimo appropriato al contesto: «Giaceva esangue nel letto ; veva il volto esangue ; ll’improvviso è caduto esangue ; Mi spiace dirtelo, ma il tuo romanzo presenta uno stile esangue . il soggetto è Tancredi. sfidarla a duello. 1 Vuol: ne l’armi provarla: con cui valga la pena di misurare il proprio valore. 2 degno… si paragone: la collina montuosa sulla quale sorge Gerusalemme. 3 l’alpestre cima: pensa. 4 dispone: la insegue. per cui. 5 Segue: onde: avviene che produca un rumore di armi. 6 in guisa… suone: che cosa vuoi. 7 che porte: il soggetto è Tancredi. 8 Risponde: il soggetto è Clorinda. 9 disse: dartela (cioè darti la morte). 10 darlati: a piedi (si riferisce al ). 11 pedon: suo nemico ed entrambi impugnano la spada acuminata. 13 E impugna l’uno e l’altro il ferro acuto: si scontrano. 15 vansi a ritrovar: opere così memorabili sarebbero degne di un giorno di sole splendente, degne di un teatro pieno di pubblico. 17-18 Degne… memorande: impresa. È complemento oggetto di . 20 fatto: chiudesti nello splendore luminoso della poesia. 21 ’n bel sereno: narri e tramandi. 22 spieghi e mande: delle tue tenebre. 24 del fosco tuo: i duellanti rifiutano di seguire le regole della scherma; in questo duello l’accortezza non è impiegata. 25-26 Non schivar… ha parte: accennati. 27 finti: tecnica. 28 arte: a metà della lama. non si allontana dal punto in cui poggia. 30 a mezzo il ferro: d’orma non parte: colpo di taglio. colpo di punta. 32 taglio: punta: la vergogna per il colpo ricevuto eccita l’orgoglio alla vendetta, e poi la vendetta (di chi ha colpito) rinnova (in chi ha subito il colpo) la vergogna; perciò alla (volontà di) ferire e alla furia si aggiungono sempre un nuovo stimolo e un nuovo motivo. 33-36 L’onta… nova: si fa più serrata. 37 si mesce: non serve più usare. 38 oprar non giova: si percuotono. con le impugnature. furiosi. 39 dansi: co’ pomi: infelloniti: altrettante volte. 42 altrettante: scioglie. 43 scinge: a usare la spada. 45 al ferro: affannato. 46 anelante: si trae indietro. 47 si ritira: riprende fiato. 48 respira: dissanguato. 49 essangue: Venere, il pianeta che si vede prima dell’alba. Venere inoltre è l’astro dell’amore: un elemento di significativa ambiguità. impallidisce. 51 ultima stella: langue: abbondanza (latinismo). 53 copia: altrettanto ferito. 54 tanto offeso: che ogni soffio di fortuna favorevole basta a esaltare. 56 ch’ogn’aura di fortuna estolle: saranno. 58 fiano: è complemento di prezzo retto da . 60 un mar di pianto: pagheran si fermarono un po’. 62 cessaro alquanto: 60 «Nostra sventura è ben che qui s’impieghi 65 tanto valor, dove silenzio il copra. Ma poi che sorte rea vien che ci neghi e lode e testimon degno de l’opra, pregoti (se fra l’arme han loco i preghi) che ’l tuo nome e ’l tuo stato a me tu scopra, 70 acciò ch’io sappia, o vinto o vincitore, chi la mia morte o la vittoria onore». 61 Risponde la feroce: «Indarno chiedi quel c’ho per uso di non far palese. Ma chiunque io mi sia, tu inanzi vedi 75 un di quei due che la gran torre accese». Arse di sdegno a quel parlar Tancredi, e: «In mal punto il dicesti»; indi riprese «il tuo dir e ’l tacer di par m’alletta, barbaro discortese, a la vendetta». 80 Il dialogo tra i due contendenti feriti siamo sfortunati a dar prova di tanto coraggio in un luogo dove il silenzio lo nasconde. Il duello, infatti, avviene di notte, senza che vi siano testimoni che possano raccontarlo. 65-66 Nostra… copra: ma, poiché la nostra sorte ostile fa in modo di negarci la lode e la testimonianza degne di questa impresa. 67-68 Ma… opra: in combattimento. 69 fra l’arme: renda onorata. 72 onore: inutilmente. 73 Indarno: per abitudine (Clorinda infatti non voleva far sapere di essere donna). 74 per uso: Clorinda allude, con insolente provocazione, alla torre d’assedio cristiana, data alle fiamme da lei e Argante. 76 un… accese: in un momento per te pericoloso. 78 In mal punto: il ricordarmi la tua impresa ( ) e il non dirmi chi sei ( ) mi spingono in pari misura, barbaro villano, a punirti. 79-80 il tuo dir… vendetta: il tuo dir ’l tacer 62 Torna l’ira ne’ cori, e li trasporta, benché debili in guerra. Oh fera pugna, u’ l’arte in bando, u’ già la forza è morta, ove, in vece, d’entrambi il furor pugna! Oh che sanguigna e spaziosa porta 85 fa l’una e l’altra spada, ovunque giugna, ne l’arme e ne le carni! e se la vita non esce, sdegno tienla al petto unita. 63 Qual l’alto Egeo, perché Aquilone o Noto cessi, che tutto prima il volse e scosse, 90 non s’accheta ei però, ma ’l suono e ’l moto ritien de l’onde anco agitate e grosse, tal, se ben manca in lor co ’l sangue vòto quel vigor che le braccia a i colpi mosse, serbano ancor l’impeto primo, e vanno 95 da quel sospinti a giunger danno a danno. 64 Ma ecco omai l’ora fatale è giunta che ’l viver di Clorinda al suo fin deve. Spinge egli il ferro nel bel sen di punta che vi s’immerge e ’l sangue avido beve; 100 e la veste, che d’or vago trapunta le mammelle stringea tenera e leve, l’empie d’un caldo fiume. Ella già sente morirsi, e ’l piè le manca egro e languente. 65 Segue egli la vittoria, e la trafitta 105 vergine minacciando incalza e preme. Ella, mentre cadea, la voce afflitta movendo, disse le parole ; ▶ estreme parole ch’a lei novo uno spirto ditta, spirto di fé, di carità, di speme: 110 virtù ch’or Dio le infonde, e se rubella in vita fu, la vuole in morte ancella. Il duello riprende con maggior ferocia TRECCANI ▶ Le parole valgono Basterebbe dire che nasce come un superlativo: qualsiasi cosa meriti questo aggettivo non può stare – alla lettera – “più fuori” di così. è ciò che rappresenta il termine ultimo, in senso spaziale o temporale; è la definizione che accompagna le idee più radicali e intransigenti (si può essere di « destra» o di « sinistra»); è l’espressione di una condizione grave, anzi gravissima (pensiamo a chi cade «nell’ rovina»). « » « » « » «È » « » estremo estremo Estremo estrema estrema estrema ▶ Indica il significato corretto delle seguenti espressioni, nelle quali possiamo trovare estremo come aggettivo e come sostantivo. Il tuo amico è ridotto agli estremi ; Ha ricevuto gli estremi conforti ; Porgere l’ estremo saluto ; stato condannato all’ estremo supplizio ; Ho dovuto fornire i miei estremi . dove ( , in latino ) ogni tecnica di scherma è messa da parte, e dove la forza fisica è ormai stremata. 83 u’… morta: u’ ubi apertura, cioè ferita. 85 porta: la tiene. 88 tienla: come il profondo mar Egeo, benché cessino l’ o il (rispettivamente vento del Nord e del Sud), che prima lo hanno tutto sconvolto e scosso, non per questo si calma, ma mantiene il fragore e il moto delle onde ancora agitate e gonfie. 89-92 Qual… grosse: Aquilone Noto con le vene ormai svuotate di sangue. 93 co ’l sangue vòto: aggiungere. 96 giunger: alla sua fine deve (giungere). 98 al… deve: avidamente. fa sgorgare (il soggetto è ). 100 avido: beve: il ferro le riempie (il soggetto è il ). 103 l’empie: sangue debole e malfermo (dittologia sinonimica). 104 egro e languente: persegue. 105 Segue: sottomette. 106 preme: un’ispirazione religiosa. 109 uno spirto: si tratta delle tre virtù teologali (fede, speranza, carità). 110 fé… carità… speme: ribelle. 111 rubella: serva fedele. 112 ancella: 66 «Amico, hai vinto: io ti perdon… perdona tu ancora, al corpo no, che nulla pave, a l’alma sì; deh! per lei prega, e dona 115 battesmo a me ch’ogni mia colpa lave». In queste voci languide risuona un non so che di flebile e soave ch’al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza, e gli occhi a lagrimar gli invoglia e sforza. 120 67 Poco quindi lontan nel sen del monte scaturia mormorando un picciol rio. Egli v’accorse e l’elmo empié nel fonte, e tornò mesto al grande ufficio e pio. Tremar sentì la man, mentre la fronte 125 non conosciuta ancor sciolse e scoprio. La vide, la conobbe, e restò senza e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza! 68 Non morì già, ché sue virtuti accolse tutte in quel punto e in guardia al cor le mise, 130 e premendo il suo affanno a dar si volse vita con l’acqua a chi co ’l ferro uccise. Mentre egli il suon de’ sacri detti sciolse, colei di gioia trasmutossi, e rise; e in atto di morir lieto e vivace, 135 dir parea: «S’apre il cielo; io vado in pace». Le parole di Clorinda morente, il riconoscimento e il battesimo l’apostrofe usata da Clorinda tradisce la sua metamorfosi, configurando l’ideale cristiano della fratellanza. 113 Amico: teme. 114 pave: lavi. Ma il verbo ha il significato metaforico di “purifichi”. 116 lave: spegne. 119 ammorza: costringe. 120 sforza: poco lontano da lì, nel fianco della montagna. 121 Poco… monte: ruscello. 122 rio: corse là. 123 v’accorse: triste a compiere il grande e sacro rito (del battesimo). 124 mesto al grande ufficio e pio: sciolse le fibbie dell’elmo e scoprì il viso ancora sconosciuto. 125-126 la fronte… scoprio: non morì poiché raccolse tutte le sue energie ( ) in quell’istante ( ) e le mise a sostegno del suo cuore. 129-130 Non morì… mise: virtuti punto soffocando. 131 premendo: la formula battesimale. 133 il suon… detti: 69 D’un bel pallore ha il bianco volto asperso, come a’ gigli sarian miste viole, e gli occhi al cielo affisa, e in lei converso sembra per la pietate il cielo e ’l sole; 140 e la man nuda e fredda alzando verso il cavaliero in vece di parole gli dà pegno di pace. In questa forma passa la bella donna, e par che dorma. 70 Come l’alma gentile uscita ei vede, 145 rallenta quel vigor ch’avea raccolto; e l’imperio di sé libero cede al duol già fatto impetuoso e stolto, ch’al cor si stringe e, chiusa in breve sede la vita, empie di morte i sensi e ’l volto. 150 Già simile a l’estinto il vivo langue al colore, al silenzio, a gli atti, al sangue. La morte serena di Clorinda cosparso. 137 asperso: come se le viole fossero mescolate ai gigli. 138 come… viole: tiene fissi. rivolti (i soggetti sono i successivi e ). 139 affisa: converso: cielo sole cioè senza il guanto. 141 nuda: atteggiamento. 143 forma: muore (il verbo usato da Tasso implica proprio l’idea del passaggio, del transito dalla vita terrena a quella eterna). immagine già presente in Petrarca ( , I, 169-171: «Quasi un dolce dormir ne’ suo’ belli occhi, / sendo lo spirto già da lei diviso, / era quel che morir chiaman gli sciocchi»). 144 passa: e par che dorma: Trionfo della Morte dal corpo. 145 uscita: abbandona il completo controllo di sé. 147 l’imperio… cede: violento e irrazionale. 148 impetuoso e stolto: sviene. 150 empie… ’l volto: >> pagina 1023 Analisi ATTIVA I contenuti tematici Infuria la battaglia sotto le mura di Gerusalemme, ma Tasso – attraverso un procedimento a lui caro, che può ricordare uno zoom cinematografico – si sposta da una visione d’insieme a un episodio particolare, che osserva da vicino. Nella mischia c’è un guerriero saraceno che non è riuscito a varcare la porta della città. E ce n’è uno cristiano che si è accorto della sua presenza e lo sfida a duello. Le prime ottave descrivono analiticamente questo scontro, che il lettore sa bene essere frutto di un tragico equivoco: dentro l’armatura indossata dal cavaliere ignoto (a Tancredi) si trova proprio la donna amata dal valoroso crociato. L’antefatto e la tragedia Individua il passo in cui Tasso dichiara che Tancredi non ha riconosciuto il suo avversario. 1. Perché Tancredi vuole sfidare il guerriero sconosciuto? 2. L’ambiguità della situazione narrativa è accentuata sapientemente da Tasso, che anima lo spettacolo del duello (degno / , vv. 17-18) inserendo, accanto al fronteggiarsi violento e quasi bestiale dei contendenti, suggestive allusioni al carattere implicitamente erotico e fortemente sensuale del loro corpo a corpo. Volutamente il poeta accentua la doppiezza dei gesti, contenenti sempre qualche vago sottinteso, che non sfugge al lettore il quale conosce l’identità della guerriera: nell’ottava 57 i duellanti hanno movenze che tradiscono a volte la diversità di genere (le braccia del cavaliere che avvince sono , v. 42; quanto a Clorinda, , v. 43, rivelando nel gesto la femminilità nascosta dalle armi); l’uomo per tre volte stringe la donna (e il verbo evoca più un abbraccio che uno scontro tra nemici); la loro mischia produce , somiglianti a un intreccio amoroso ( , v. 44) che si scioglie alla fine come dopo un amplesso (ciascuno dei due nemici-amanti è e , vv. 46 e 48). La valenza metaforica e sensuale della scena si accentua nell’epilogo dello scontro: (vv. 99-100); la femminilità e la grazia fisica della donna si disvelano con (vv. 101- 102); Clorinda, da guerriera che era, diventa ora (vv. 105-106). Il lessico ha così introdotto, prima per via allusiva e poi con maggior chiarezza, un significato diverso da quello del combattimento cavalleresco: il destino di amore e morte, che lega i due avversari-innamorati, si avvia al suo compimento. d’un pieno teatro robuste da que’ nodi tenaci ella si scinge stringere nodi nodi di fer nemico e non d’amante anelante dopo lungo faticar respira Spinge egli il ferro nel bel sen di punta / che vi s’immerge e ’l sangue avido beve la veste, che d’or vago trapunta / le mammelle stringea tenera e leve trafitta / vergine Amore ed epica cristiana >> pagina 1024 Che funzione ha l’iterazione del all’inizio dell’ottava 55? 3. non Individua i punti del testo in cui viene sottolineata la violenza del combattimento. 4. Quale stereotipo ricorrente della femminilità viene sottinteso nell’immagine di Clorinda che si scinge (v. 43) dalla stretta di Tancredi? 5. Nel frattempo Tasso, testimone accorato della scena, nelle vesti del narratore onnisciente che partecipa emotivamente alle vicende narrate e vi interviene con i suoi commenti, si rivolge con un’apostrofe allo stesso Tancredi, in una pausa che precede la fine del duello e la scoperta dell’identità del nemico sconfitto ( , v. 57). Anche Ariosto interveniva a commentare le vicende descritte, ma per sottolineare la sua (spesso ironica e sempre disincantata) distanza dalla materia. Nei suoi personaggi Tasso invece si immedesima con tormento e inquieta soggettività. Qui, con tono sconsolato, egli riflette sulla vanità dei successi umani ( , vv. 57-58) e anticipa, così, il dramma del cavaliere cristiano. Misero, di che godi? oh quanto mesti / fiano i trionfi ed infelice il vanto! Tancredi, ancora ignaro, furente per lo sdegnoso e provocatorio atteggiamento del nemico (che, a fronte della cavalleresca richiesta del cristiano di conoscerne il nome, lo tace e si vanta delle proprie imprese), gli infligge il colpo mortale. Le varie fasi del duello preparano questo tragico epilogo, con un crescendo drammatico, a prima vista coerente con le esigenze dell’epica, destinato però a sciogliersi nel contrasto lirico dei sentimenti e nel paradossale rovesciamento delle parti. La tensione del combattimento sfrenato svanisce con le parole della donna morente. Dopo il frastuono del combattimento, le sue (v. 117) si percepiscono appena e la tensione improvvisamente si stempera: un sussurro ( , v. 118) prepara la ricomposizione del dissidio tra i due nemici-amanti. A sanarlo è la religione, che sancisce con il rito purificatore del battesimo l’avvenuta metamorfosi di Clorinda, giunta al termine del suo percorso di conoscenza e di scoperta della Grazia. voci languide un non so che di flebile e soave Il doloroso scioglimento dei contrari Individua, nelle ottave 58 e 59, i commenti di Tasso: il poeta si riferisce solo alla situazione specifica di Tancredi o no? perché, a tuo giudizio? 6. Che cosa vuole sottolineare la similitudine all’ottava 63? 7. Individua, nell’ottava 64, i termini e le espressioni che sottolineano la femminilità di Clorinda. 8. In quale punto del testo vengono menzionate le tre “virtù teologali” (fede, speranza, carità)? perché? 9. Clorinda (che ormai si è rivelata a Tancredi) muore ma, ricevuto il battesimo, trova nella morte e nell’aldilà una pace e un appagamento impossibili in vita. La sua redenzione sublima in amore cristiano la violenza perpetrata in vita: dietro la sua conversione c’è la guida della Provvidenza, che le regala la salvezza celeste. L’eroina, un tempo (v. 111) a Dio e ora battezzata, perdona e chiede perdono, trasfigurata nell’aspetto, in estatica contemplazione del Paradiso che la attende, serenamente pronta a trapassare dalla vita terrena a quella celeste ( , v. 134). rubella colei di gioia trasmutossi, e rise Tancredi vince, ma contemporaneamente è condannato a una sofferenza senza riscatto per la morte dell’amata, per di più procurata da lui stesso. Ignaro di ciò che stava facendo, più che obbedire alla propria volontà, ha agito come semplice esecutore del destino di Clorinda. Ora, travolto dal dolore, è pallido, muto, quasi svenuto: un di emozioni che Tasso esprime con un’incalzante sequenza verbale ( , vv. 127-128) e con la forte spezzatura dell’ tra la preposizione e i sostantivi congiunti in polisindeto. Al contempo – e in questo sta il genio paradossale del poeta –, mentre lui, l’uccisore, che è persona viva, diventa simile a un morto, la moribonda riceve il dono di una vita nuova. Inoltre, per il modo simbolico in cui è avvenuta, possiamo considerare la conversione di Clorinda come l’annuncio della futura vittoria dei cristiani: non a caso, mentre il duello si svolge di notte, il battesimo-catarsi viene celebrato alle prime luci dell’alba. La sua morte, in quest’ottica, è rappresentata da Tasso come un’uscita dalle tenebre della colpa, progressivamente sconfitte dal sorgere del sole divino che illumina pietosamente lo sguardo della donna. climax La vide, la conobbe, e restò senza / e voce e moto enjambement senza Dalla notte all’alba: la metamorfosi di Clorinda e il trionfo cristiano >> pagina 1025 È possibile affermare che, già prima della richiesta del battesimo, Clorinda si sia convertita al cristianesimo? perché? 10. Quali figure retoriche sottolineano il paradosso enunciato con le parole / (vv. 131-132)? 11. a dar si volse vita con l’acqua a chi co’l ferro uccise È possibile affermare che la morte di Clorinda sia descritta come quella di una santa? perché? 12. Delinea il delle reazioni di Tancredi dal momento in cui scopre di aver ferito a morte la donna amata. 13. climax Lo scopo di Tasso è trasmettere al lettore il dell’avvenimento, facendolo partecipare in modo emozionale al drammatico evolversi della situazione. Ti sembra che il poeta abbia conseguito tale scopo? Ti sei sentito coinvolto dalla vicenda narrata? In generale, quali sono state le tue reazioni alla lettura del brano? A tale proposito scrivi un testo di circa 20 righe, indicando a sostegno della tua risposta i versi che ti hanno colpito maggiormente. 14. Scrivere per argomentare pathos Scrivi una sceneggiatura dell’episodio. Che genere di attori sceglieresti? Prepara i dialoghi in italiano moderno con le varie indicazione di regia (gli abiti da indossare, i luoghi in cui girare, le inquadrature da fare, la recitazione degli attori ecc.). Per avere un’idea su come scrivere una sceneggiatura, consulta (insieme al docente) uno dei tanti siti web disponibili sull’argomento. 15. Scrivere per esporre Francesco Hayez, , 1812. Venezia, Galleria Internazionale d’Arte moderna. Rinaldo e Armida