Prova sul modello INVALSI Testi letterari FRATE CIPOLLA E LA PENNA DELL ARCANGELO GABRIELE Giovanni Boccaccio, Decamerone. Dieci novelle raccontate da Piero Chiara, a cura di Federico Roncoroni ed Enrico Seravalle, A. Mondadori Scuola, Milano 1992 La novella di frate Cipolla è la decima della Sesta giornata del Decameron, che si tiene sotto il reggimento di Elissa e il cui tema è quello dell efficacia della parola per risolvere situazioni imbarazzanti o pericolose. Frate Cipolla, un religioso della confraternita di Sant Antonio, si reca a Certaldo per raccogliere le offerte dei devoti, ingannandoli con la sua parlantina e promettendo loro che mostrerà una reliquia preziosissima: una piuma dell arcangelo Gabriele. Due abitanti di Certaldo decidono di giocargli una beffa e sostituiscono la piuma con dei carboni, ma il frate riesce a cavarsela e a raccogliere molte offerte. La storia è raccontata da Dioneo, il personaggio a cui sono generalmente affidate le narrazioni più comiche del Decameron. Riportiamo il testo nella riscrittura operata nel 1984 dal romanziere Piero Chiara (1913-1986). 5 10 15 20 25 30 Nel paese di Certaldo, in Val d Elsa, dove non è mai mancata gente nobile e ricca, usava recarsi ogni anno a raccogliere elemosine un frate di Sant Antonio il cui nome era frate Cipolla, che in quel paese, famoso per le buone cipolle che vi si coltivano, voleva dire qualche cosa. Frate Cipolla era un piccoletto, di pelo rosso, ridanciano e allegro: il miglior compagnone che si potesse trovare. Benché ignorante, era così gran parlatore da venir creduto un maestro d eloquenza, da chi non lo conoscesse. A quasi tutti i certaldesi era compare, avendo tenuto a battesimo e a cresima chissà quanti bambini e avendo fatto da testimone a molti sposalizi. A chi non era compare, era amico, e a tutti gli altri voleva bene, perché era di quelli che amano il prossimo loro quasi come se stessi. Una domenica, trovandosi a Certaldo per la solita questua, dopo la messa incominciò una predica ai contadini dicendo: «Signori e signore, come voi sapete è vostra buona usanza mandare ogni anno una piccola parte del raccolto ai poveri di Sant Antonio, che essendo protettore degli animali, preserverà i vostri buoi, asini e porci e anche voi, da malattie e altri guai. Sono stato mandato qui dal mio superiore, proprio per raccogliere i vostri oboli, per cui all ora di vespro, quando udirete sonare le campanelle, verrete qui fuori, sul sagrato, dove io terrò la predica e vi darò da baciare la croce. Oltre a queste, vi mostrerò una santissima e miracolosissima reliquia che ho portato io stesso dalla Terra Santa. Stupite! Si tratta di una delle penne dell arcangelo Gabriele, raccolta a Nazaret, nella stanza della Vergine Maria, quando l arcangelo vi andò per l Annunciazione . Fra quelli che ascoltavano la predica vi erano due giovani mattacchioni, il Bragaunta e il Pizzino, che pur essendo amici del frate, decisero di fargli una beffa. Mentre frate Cipolla pranzava, uno di loro avrebbe tenuto a bada il suo servo, e l altro, entrato nel locale dove stavano le capaci bisacce del religioso, si sarebbe impossessato della penna dell arcangelo. Il servo di frate Cipolla, detto Balena e anche Porcellone tanto era grosso, aveva la peggior fama del mondo. Lo stesso suo padrone usava elencare in rima i suoi difetti: Tardo unto come il lardo bugiardo 1060 / LA COMPETENZA DI LETTURA