De vulgari eloquentia IN BREVE Il (Sull’eloquenza volgare) è un trattato , progettato in 4 libri, di cui Dante scrive soltanto il primo e parte del secondo. De vulgari eloquentia in latino Video – Le opere in latino di Dante Alighieri – Temi e pensieri Nel l’autore descrive il proprio ideale linguistico, trattando innanzitutto dell’origine del linguaggio, dalla creazione di Adamo alla distruzione della torre di Babele, e soffermandosi poi a considerare gli idiomi derivati in particolare dal latino: soprattutto il provenzale (lingua d’ ), il francese (lingua d’ ) e l’italiano (lingua del ). La ricerca del volgare illustre primo libro oc oïl sì All’interno di quest’ultimo Dante distingue, con un’analisi glottologica per quei tempi pionieristica, i quattordici dialetti che allora erano parlati in Italia, ma giunge alla conclusione che nessuno di essi possieda le qualità proprie di quel volgare che egli chiama «illustre». Occorre a suo giudizio che tale «volgare illustre» sia davvero la lingua comune della penisola, in grado perciò di superare i particolarismi locali, alla luce di un ideale nazionale (almeno sul piano linguistico). Bisogna però sgombrare il campo da un possibile equivoco: . In sintesi, il «volgare illustre» da lui immaginato dev’essere « » (poiché esso deve rappresentare il cardine, vale a dire il punto di riferimento, degli altri volgari), « » (perché degno di essere parlato nell’“aula”, cioè nel palazzo dell’imperatore) e « » (in quanto adatto alla corte dell’imperatore) ( T14, p. 279). Dante non parla di una lingua per la comunicazione quotidiana, ma della lingua della produzione letteraria cardinale aulico curiale ▶ L’opera, scritta in latino, è incompiuta. Nel i temi sono: l'origine del linguaggio, i dialetti parlati in Italia, i requisiti per il «volgare illustre». primo libro In particolare, nel Dante indica i modi in cui il «volgare illustre» va utilizzato in poesia. Poiché per gli antichi (e anche per gli uomini del Medioevo) ogni particolare tipologia di contenuto tematico presupponeva un suo specifico stile, fatto di determinate scelte lessicali e retoriche, egli sviluppa una precisa distinzione: stile o alto (per i temi elevati, da rendere in un linguaggio solenne), o basso (per i contenuti quotidiani, da esprimere in una lingua umile), o medio (per gli argomenti malinconici, da sviluppare in un tono medio). La lingua della poesia secondo libro tragico comico elegiaco Il registro del «volgare illustre» più conveniente per la poesia è secondo Dante quello tragico, adatto agli argomenti amorosi (come quelli affrontati nella ), ma anche ai temi epici e morali (l’amore, le armi e la virtù). La forma metrica preferibile è la canzone, in quanto più ampia e articolata rispetto al sonetto, l’altra forma maggiormente praticata dalla poesia delle origini. Vita nuova Nel Dante illustra i caratteri dei tre stili: tragico, comico, elegiaco. secondo libro Il è un’opera per specialisti, per letterati desiderosi di apprendere le norme di una lingua che possa assurgere a strumento espressivo adeguato a diversi scopi: il volgare italiano, appunto. Di qui . È un’opzione che, lungi dall’essere paradossale (trattare del volgare scrivendo però in latino), : un pubblico dotto, diverso da quello pensato per il , il cui intento era invece, come si è detto, divulgativo. Un’opera per specialisti De vulgari eloquentia la scelta di scrivere l’opera in latino indica il pubblico di riferimento Convivio Dante si rivolge a un . pubblico dotto Maschera della tragedia e della commedia, mosaico romano del II secolo d.C.