T12 Guido Cavalcanti , VI, 9 Decameron In questa novella raccontata da Elissa, «reggitrice» della Sesta giornata, Guido Cavalcanti tende a distinguersi dai giovani nobili suoi coetanei, preferendo ai loro sciocchi passatempi una solitaria meditazione. Per questo suo atteggiamento, considerato un po’ altezzoso, c’è chi pensa di canzonarlo, ma l’intelligenza del poeta stilnovista gli suggerisce una risposta fulminante. La parola come segno di distinzione intellettuale   Testi plus –  (Riscrittura in italiano moderno di Aldo Busi) Guido Cavalcanti Guido Cavalcanti dice con un motto onestamente villania 1 a certi cavalier fiorentini li quali soprapreso l’aveano. con una pronta battuta ( ) colpisce ( ) in modo garbato ( ). 1 dice… villania: motto dice… villania onestamente […] Dovete adunque sapere che ne’ tempi passati furono nella nostra città assai belle  e laudevoli usanze, delle quali oggi niuna ve n’è rimasa, mercé della avarizia  2       che in quella con le ricchezze è cresciuta, la quale tutte l’ha discacciate. Tralle  5 3 quali n’era una cotale, che in diversi luoghi per Firenze si ragunavano insieme i  4 5 gentili uomini delle contrade e facevano lor brigate di certo numero, guardando  di mettervi tali che comportare potessono acconciamente le spese, e oggi l’uno,  6 doman l’altro, e così per ordine tutti mettevan tavola, ciascuno il suo dì, a tutta la  7 8     brigata; e in quella spesse volte onoravano e gentili uomini forestieri, quando ve  10 ne capita­vano, e ancora de’ cittadini: e similmente si vestivano insieme almeno  9 una volta l’anno, e insieme i dì più notabili cavalcavano per la città e talora  10 armeggiavano, e massimamente per le feste principali o quando alcuna lieta novella  11 di vittoria o d’altro fosse venuta nella città. L’usanza delle brigate a causa. 2 mercé: e che ha scacciato tutte le buone usanze. 3 la quale tutte l’ha discacciate: e tra queste usanze ve n’era una tale per cui. 4 Tralle quali… che: si radunavano. 5 si ragunavano: si riunivano in compagnie composte da un certo numero di persone, stando attenti ad accogliervi solo coloro che fossero in grado di sostenere ( ) adeguatamente ( ) le spese (necessarie per i divertimenti consueti: feste, banchetti ecc.). 6 facevano… spese: comportare acconciamente a turno. 7 per ordine: offrivano banchetti. 8 mettevan tavola: allo stesso modo. 9 insieme: nelle ricorrenze più importanti dell’anno. 10 i dì più notabili: facevano tornei e giochi di armi. 11 armeggiavano:     Tralle quali brigate n’era una di messer Betto Brunelleschi, nella quale messer  15 12 Betto e’ compagni s’erano molto ingegnato di tirare Guido di messer Cavalcante 13 de’ Cavalcanti, e non senza cagione: per ciò che, oltre a quello che egli fu un de’  14 miglior loici che avesse il mondo e ottimo filosofo naturale (delle quali cose  15 16 poco la brigata curava), si fu egli leggiadrissimo e costumato e parlante uom molto  17     e ogni cosa che far volle e a gentile uom pertenente seppe meglio che altro uom  20 18 fare; e con questo era ricchissimo, e a chiedere a lingua sapeva onorare cui nell’animo  19 gli capeva che il valesse. Ma a messer Betto non era mai potuto venir fatto  20 d’averlo, e credeva egli co’ suoi compagni che ciò avvenisse per ciò che Guido  21 22 alcuna volta    molto abstratto dagli uomini divenia; e per ciò che egli  ▶ speculando 23     alquanto tenea della oppinione degli epicuri, si diceva tralla gente volgare che queste  25 24 sue speculazioni erano solo in cercare se trovar si potesse che Iddio non fosse. 25 26 La brigata di Betto vorrebbe avere Guido Cavalcanti TRECCANI ▶ Le parole valgono Chi guarda allo specchio ( in latino) osserva, esplora con attenzione. Per questo il verbo ha soprattutto una valenza figurata, quando si riferisce all’azione di indagare, di scrutare con il pensiero o di cercare la verità: la è l’attività fondamentale dei filosofi inclini a meditare sull’essenza della vita. speculare speculum speculare speculazione ▶ Nel linguaggio comune di oggi, però, speculare designa anche altre due azioni: la prima è quella di trarre un utile da spregiudicate operazioni finanziarie e commerciali. Qual è la seconda? guelfo di parte nera, venne ucciso da un Donati nel 1311. 12 Betto Brunelleschi: avevano provato in tutti i modi a coinvolgere. 13 s’erano… di tirare: al fatto. 14 a quello: logici, pensatori. 15 loici: studioso di scienze naturali. 16 filosofo naturale: bellissimo, raffinato ed eloquente (cioè abile parlatore). 17 leggiadrissimo… parlante: pertinente, adatta. 18 pertenente: oltre a ciò. 19 con questo: e, parlando francamente ( ), sapeva rendere il dovuto onore a chiunque ( ) pensava ( ) che lo meritasse ( ). 20 e a chiedere… valesse: a chiedere a lingua cui nell’animo gli capeva il valesse Betto non era mai riuscito ad averlo nella sua brigata. 21 a messer Betto… fatto d’averlo: per il fatto che, poiché. 22 per ciò che: immergendosi nella riflessione si allontanava dagli interessi comuni. 23 speculando molto… divenia: condivideva alquanto le idee degli epicurei. In realtà Cavalcanti era un seguace dell’averroismo. Qui viene indicato come epicureo in quanto “epicurei” (letteramente i seguaci del filosofo greco Epicuro, IV-III sec. a.C.) erano definiti per estensione coloro che non credevano nell’immortalità dell’anima e che quindi erano ritenuti eretici dalla Chiesa cattolica, come troviamo anche nell’ di Dante. 24 alquanto tenea… epicuri: Inferno riflessioni, pensieri. 25 speculazioni: fossero finalizzate soltanto a cercare di dimostrare l’inesistenza di Dio. 26 erano solo… non fosse: Ora avvenne un giorno che, essendo Guido partito d’Orto San Michele e  27 venutosene per lo Corso degli Adimari infino a San Giovanni, il quale spesse volte  era suo cammino, essendo arche grandi di marmo, che oggi sono in Santa Reparata,  28     e molte altre dintorno a San Giovanni, e egli essendo tralle colonne del  30 porfido che vi sono e quelle arche e la porta di San Giovanni, che serrata era,  29 messer Betto con sua brigata a caval venendo su per la piazza di Santa Reparata,  vedendo Guido là tra quelle sepolture, dissero: «Andiamo a dargli briga»; e spronati  30 i cavalli, a guisa d’uno assalto sollazzevole gli furono, quasi prima che egli  31     se ne avvedesse, sopra e cominciarongli a dire: «Guido, tu rifiuti d’esser di nostra  35 brigata; ma ecco, quando tu avrai trovato che Idio non sia, che avrai fatto?». 32 Guido viene schernito dalla brigata da Orsanmichele (dove si trovava la casa di famiglia). Cavalcanti percorre il corso degli Adimari (oggi è via dei Calzaiuoli) e giunge al battistero di San Giovanni (di fronte alla chiesa di Santa Reparata, poi trasformata in Santa Maria del Fiore; ai tempi di Boccaccio il cantiere era ancora aperto): un itinerario molto breve, tutto nel cuore del centro storico di Firenze. 27 d’Orto San Michele: sarcofaghi. 28 arche: sono quelle del battistero, ancora oggi presenti in loco. 29 colonne del porfido: dargli fastidio, provocarlo. 30 dargli briga: fingendo per scherzo di assalirlo. 31 a guisa… sollazzevole: che cosa avrai ottenuto? 32 che avrai fatto?: A’ quali Guido, da lor veggendosi chiuso, prestamente disse: «Signori, voi mi  potete dire a casa vostra ciò che vi piace»; e posta la mano sopra una di quelle  arche, che grandi erano, sì come colui che leggerissimo era, prese un salto e fusi  33     gittato dall’altra parte, e sviluppatosi da loro se n’andò. 40 34 35 Costoro rimaser tutti guatando l’un l’altro, e cominciarono a dire che egli era  uno smemorato e che quello che egli aveva risposto non veniva a dir nulla, con  36 37 ciò fosse cosa che quivi dove erano non avevano essi a fare più che tutti gli altri  cittadini, né Guido meno che alcun di loro. 38     Alli quali messer Betto rivolto, disse: «Gli smemorati siete voi, se voi non l’avete 45 inteso: egli ci ha onestamente e in poche parole detta la maggior villania del  39 mondo, per ciò che, se voi riguarderete bene, queste arche sono le case de’ morti,  per ciò che in esse si pongono e dimorano i morti; le quali egli dice che son nostra  casa, a dimostrarci che noi e gli altri uomini idioti e non letterati siamo, a  40     comparazion di lui e degli altri uomini scienziati, peggio che uomini morti, e per ciò,  50 qui essendo, noi siamo a casa nostra». Allora ciascuno intese quello che Guido aveva voluto dire e vergognossi, né  mai più gli diedero briga, e tennero per innanzi messer Betto sottile e intendente   41 42 cavaliere. L’acuta risposta di Guido poiché era molto agile, atletico. 33 sì come… era: spiccò un salto e scavalcò i sarcofaghi. 34 prese… dall’altra parte: liberatosi. 35 sviluppatosi: stolto. 36 smemorato: non aveva alcun significato. 37 non veniva a dir nulla: poiché con quel luogo dove si trovavano ( ) essi non avevano a che fare più degli altri fiorentini e Guido non vi aveva a che fare meno di loro. 38 con ciò fosse cosa che quivi dove erano… alcun di loro: quivi dove erano in modo elegante. 39 onestamente: privi di cultura. 40 idioti: da quel momento considerarono. 41 tennero per innanzi: acuto e intelligente. 42 sottile e intendente:  >> pagina 535 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Boccaccio rievoca con nostalgia un tempo precedente al proprio, l’età che era stata dello stesso Dante, quella della Firenze di fine Duecento. In tale contesto storico, il ritratto di Cavalcanti mette in luce le sue doti di gentile uom (r. 20) tra le quali spiccano quella di essere parlante (r. 19, cioè abile e arguto nel parlare) e soprattutto la sua qualifica di filosofo (è assente invece il riferimento alla sua attività di poeta). Alla sua immagine si contrappone quella di una comitiva di amici della Firenze benestante: giovani superficiali, tutti dediti a passatempi vacui come banchetti, passeggiate a cavallo e giochi di armi. Si tratta di due universi che tra loro difficilmente possono comunicare. Infatti inizialmente la battuta di Cavalcanti (il “motto arguto” in virtù del quale Boccaccio l’ha collocato nella Sesta giornata del Decameron ) non viene compresa. Ma quando messer Betto ne chiarisce agli altri il significato, tutti si trovano costretti a riconoscere la superiorità di Guido. Due mondi lontani Le scelte stilistiche Il ritmo della novella è veloce e leggero: proprio come il salto di Guido Cavalcanti, che con invidiabile agilità si lancia dall’altra parte delle arche di marmo, lasciando attoniti i giovani della brigata. Tale agilità fisica è l’espressione visibile dell’agilità di intelligenza e di parola del personaggio, che gli consente di superare il goliardico ma fastidioso accerchiamento. Ritmo e leggerezza La critica ha evidenziato in questa novella, innanzitutto, la ripresa di alcuni elementi del canto X dell’ Inferno di Dante. Non a caso: lì ci troviamo nel cerchio degli eretici e degli epicurei e tra i personaggi che il poeta vi incontra compaiono Cavalcante Cavalcanti e Farinata degli Uberti, rispettivamente padre e suocero di Guido. Essi sono confinati, al pari degli altri dannati per questa colpa, in arche sepolcrali infuocate. Nella novella del Decameron si dice di Guido Cavalcanti che aveva fama di epicureo e la scena si svolge proprio tra alcune tombe marmoree. In tal modo è come se Boccaccio avesse voluto rendere omaggio a Dante, attraverso però una sorta di rovesciamento: infatti qui Guido, seppure epicureo, si libera dalle tombe, che alludono all’assenza di vita interiore e alle quali lascia la brigata, giudicata priva della luce intellettuale. Infine può essere colta anche l’eco di un brano di Lucio Anneo Seneca (4 a.C. - 65 d.C.), in cui il filosofo latino, che Boccaccio conosceva bene, identificava la vera vita nell’utilità agli altri e a sé stessi, non nel semplice “vegetare” obbedendo ai soli istinti naturali. In altre parole, in assenza di una vera coscienza di sé, la vita non è degna di essere vissuta: «Coloro “che obbediscono allo stomaco”, come dice Sallustio, vanno annoverati tra gli animali, non tra gli uomini, e alcuni nemmeno tra gli animali, ma tra i morti. Infatti vive chi è utile a molti, chi fa uso di sé stesso; al contrario coloro che se ne stanno nascosti e in preda al torpore sono a casa propria come in una tomba. Di costoro puoi incidere il nome nel marmo, sulla soglia stessa della loro casa: hanno preceduto la propria stessa morte» ( , 60, 4). Lettere a Lucilio I rimandi intertestuali VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE Con quale fine Betto e gli amici avvicinano Guido?   1 Spiega in che cosa consistono la provocazione della brigata e la risposta di Cavalcanti.   2 Perché, dopo che Cavalcanti se n’è andato, gli altri gli danno dello (r. 42)?   3 smemorato ANALIZZARE  Il tono della battuta di Cavalcanti è 4  ironico  a  aggressivo  b  referenziale  c  sarcastico  d INTERPRETARE La conclusione della novella segnala un distacco tra messer Betto e il resto della brigata: quale?   5 scrivere per... ARGOMENTARE Il ritratto di Cavalcanti che emerge dalla novella corrisponde a quanto emerge dalle sue poesie? Rispondi in un testo di circa 20 righe.   6 Secondo Cavalcanti, le persone senza cultura sono come morti. Sei d’accordo? Esponi il tuo parere.   7