T3 Il proemio , canto I, ott. 1-4 Orlando furioso La parte introduttiva del poema è organizzata in quattro stanze che ne costituiscono il proe­mio. Il poeta enuncia l’argomento, invoca indirettamente la propria Musa ispiratrice e dedica l’opera al cardinale Ippolito d’Este.  Ottave di endecasillabi con schema di rime ABABABCC. Metro Il programma dell’opera   Asset ID: 321 ( )  let-altvoc-il-proemio70.mp3 Audiolettura PARAFRASI 1 Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto, che furo al tempo che passaro i Mori d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,       seguendo l’ire e i giovenil furori 5 d’Agramante lor re, che si diè vanto di vendicar la morte di Troiano sopra re Carlo imperator romano. Protasi ottava 1 Io canto la bellezza e il fascino femminile ( ), le gesta dei cavalieri, i fatti d’armi, i sentimenti e gli amori, gli atti cortesi e nobili, le imprese coraggiose, che avvennero ( ) nel tempo in cui i Mori attraversarono il mare, partendo dall’Africa, e in Francia [dove sbarcarono] arrecarono grandi danni ( ), seguendo l’animo gonfio d’ira e di furore giovanile del loro re Agramante, il quale aveva dichiarato ( ) di voler vendicare la morte di Troiano su Carlo Magno, imperatore romano. Le donne furo nocquer tanto si diè vanto gli arabi del Marocco. La loro invasione della Francia era avvenuta ai tempi di Carlo Martello (battaglia di Poitiers, 732), ma l’anacronismo nulla toglie alla favola che Ariosto sta per iniziare a narrare. 3 Mori: il padre di Agramante, ucciso da Orlando di Borgogna. 7 Troiano: in realtà l’incoronazione a imperatore (avvenuta a Roma nel Natale dell’anno 800 per mano di papa Leone III) è successiva all’epoca in cui si svolgono i fatti storici che fanno da sfondo al poema di Ariosto. 8 Carlo imperator romano: 2 Dirò d’Orlando in un medesmo tratto     cosa non detta in prosa mai né in rima: 10 che per amor venne in furore e matto, d’uom che sì saggio era stimato prima; se da colei che tal quasi m’ha fatto, che ’l poco ingegno ad or ad or mi lima,     me ne sarà però tanto concesso, 15 che mi basti a finir quanto ho promesso. Invocazione ottava 2 Nello stesso tempo ( ) racconterò, di Orlando, una vicenda ( ) non ancora ( ) esposta né in prosa né in versi: cioè il fatto che impazzì ( ) per amore, da uomo che prima era considerato così saggio; se da colei che mi ha reso simile ( ) a Orlando, e che continuamente ( ) mi assottiglia ( ) il già scarso ingegno, me ne sarà tuttavia lasciato ( ) tanto quanto mi è necessario ( ) per portare a termine l’opera che ho annunciato ( ). in un medesmo tratto cosa mai venne in furore e matto tal quasi ad or ad or lima concesso mi basti quanto ho promesso è Alessandra Benucci, la donna amata dal poeta, qui invocata come musa. cioè pazzo per amore. 13 colei: tal: 3 Piacciavi, generosa Erculea prole, ornamento e splendor del secol nostro, Ippolito, aggradir questo che vuole     e darvi sol può l’umil servo vostro. 20 Quel ch’io vi debbo, posso di parole pagare in parte e d’opera d’inchiostro; né che poco io vi dia da imputar sono; che quanto io posso dar, tutto vi dono. Dedica ottava 3 Degnatevi ( ) perciò, o nobile figlio di Ercole ( ), vanto e splendore dei nostri tempi, Ippolito, di gradire ( ) ciò che vuole e soltanto può donarvi il vostro umile servitore. Posso ripagare parzialmente ( ) il debito di riconoscenza nei vostri confronti con le parole e con la produzione letteraria ( ); e non mi si può rimproverare ( ) di darvi poca cosa; poiché vi dono tutto ciò che posso dare. Piacciavi generosa Erculea prole aggradir in parte opera d’inchiostro da imputar sono è il cardinale Ippolito d’Este, figlio del duca Ercole I. il poema stesso. 19 Ippolito: questo: il poeta afferma di poter donare soltanto la propria opera, non avendo altro. 20 sol: 4     Voi sentirete fra i più degni eroi, 25 che nominar con laude  m’ , ▶ apparecchio ricordar quel Ruggier, che fu di voi e de’ vostri avi illustri il ceppo vecchio. L’alto valore e’ chiari gesti suoi     vi farò udir, se voi mi date orecchio, 30 e vostri alti pensier cedino un poco, sì che tra lor miei versi abbiano loco. ottava 4 Tra i più nobili eroi che mi accingo ( ) a nominare per lodarli ( ), voi sentirete ricordare quel Ruggiero che fu il capostipite ( ) di voi e dei vostri illustri antenati. Vi narrerò il suo grande valore e le sue rinomate gesta ( ), se voi mi presterete attenzione e i vostri profondi ( ) pensieri accetteranno di abbassarsi un po’ ( ), in modo che i miei versi possano trovare accoglienza ( ) tra loro. m’apparecchio con laude ceppo vecchio chiari gesti alti cedino un poco abbiano loco TRECCANI ▶ Le parole valgono Dici e, immancabilmente con l’acquolina alla gola, ti vengono in mente tovaglie e stoviglie da sistemare sulla tavola, ma si può , cioè “predisporre con cura adeguata”, qualunque altra cosa: un letto per la notte, l’esercito per la guerra o anche noi stessi, quando ci prepariamo a svolgere una determinata azione. apparecchiare apparecchiare apparecchiare ▶ Indica quale dei seguenti sinonimi può sostituire apparecchiare nella frase «Il cameriere apparecchia la tavola per due persone»: imbandisce ; confeziona ; allestisce ; smacchia . è il gagliardo guerriero saraceno che si innamorerà di Bradamante, forte e bella eroina cristiana. 27 Ruggier:  >> pagina 735  DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Le prime due ottave del poema costituiscono la protasi (o proposizione) del poema, cioè l’enunciazione dell’argomento. Già i primi due versi della prima ottava presentano, in una sintesi poeticamente assai felice, i principali temi che verranno cantati nell’opera. Lo fanno attraverso l’accostamento di una serie di sostantivi legati l’uno all’altro per asindeto, senza sfarzo di aggettivi, ma in modo suggestivo ed evocativo. La materia bretone (le donne, gli amori, le cortesie) e quella carolingia (i cavalieri, le armi, le imprese) si fondono a costituire le basi dei sogni fantastici del poeta: linee tematiche incrociate dal doppio chiasmo mediante una linea che collega appunto le donne, gli amori e le cortesie, e l’altra che unisce i cavallier, l’arme e l’audaci imprese. Mentre nella prima ottava viene riassunto l’antefatto (il desiderio del re arabo Agramante di vendicare la morte del padre e quindi la decisione di compiere una spedizione in Francia), nella seconda Ariosto rivendica la propria originalità di autore, giacché, pur riallacciandosi all’ di Boiardo, narrerà in versi un argomento nuovo, mai affrontato prima: la pazzia amorosa del cristiano Orlando, il più valoroso paladino del ciclo carolingio. Orlando innamorato La protasi   Videolezione – Il proemio dell’ Orlando furioso Sempre nella seconda ottava (vv. 13-16) è incastonata quella che possiamo considerare una sorta di invocazione. L’invocazione nei poemi classici (come l’ , l’ e l’ ) era sempre rivolta a una divinità: sia Omero sia Virgilio si appellavano alla Musa protettrice della poesia. Ariosto sostituisce quella figura divina con un’altra molto più umana, la donna amata, alla quale chiede indirettamente di lasciargli una quantità di (v. 14) tale che possa consentirgli di portare a termine l’opera intrapresa. In tal modo è come se l’autore individuasse la sua Alessandra, musa tutta terrena, quale fonte di ispirazione dei suoi versi. Per l’autore questo è un modo per sottolineare il rilievo autobiografico che ha per lui la tematica amorosa: infatti il poeta non chiede ad Alessandra l’ispirazione, bensì una sorta di tregua nella passione amorosa che la donna suscita in lui, sebbene egli non voglia certo sottrarsi a essa. Iliade Odissea Eneide ingegno L’invocazione Il poema viene dedicato, nelle ottave terza e quarta, al cardinale Ippolito d’Este, fratello del duca di Ferrara Alfonso I. Il poeta afferma che la propria opera letteraria, simbolicamente donata a Ippolito, è l’unico modo che egli ha per ripagare il debito di riconoscenza verso colui che l’aveva assunto al suo servizio. Del resto l’ presenta anche tematicamente un punto di contatto con il dedicatario. Un po’ per necessità di cortigiano, cioè per ingraziarsi il signore, un po’ con celata ironia, Ariosto fa infatti discendere gli Estensi dalle nozze di Ruggiero con Bradamante (già Boiardo aveva immaginato tale discendenza). L’ironia si coglie anche negli ultimi versi della quarta ottava, dove l’autore presenta un cardinale Ippolito tutto assorto in pensieri profondi, che dovranno ridimensionarsi un po’ affinché la sua poesia possa esservi accolta. Orlando furioso La dedica  >> pagina 736 Le scelte stilistiche Nel fatto che Ariosto decida di uniformarsi così strettamente alla struttura del proemio tipica dell’ greco e latino possiamo individuare la volontà, da parte sua, di innalzare la propria opera alla dignità della letteratura classica. Anche il verbo (v. 2) è vocabolo tecnico dell’epica tradizionale: è il latino del primo verso dell’ ( , Canto le armi e l’eroe). Nei primi due versi del poema va colto anche un riferimento dantesco, precisamente ai vv. 109-110 del canto XIV del : «Le donne e ’ cavalier, li affanni e li agi / che ne ’nvogliava amore e cortesia». Nell’insieme tutta la prima ottava possiede uno stile epico, dunque alto e solenne, sottolineato anche dall’ampio respiro sintattico ottenuto attraverso alcuni (fra i vv. 3-4; 5-6). epos canto cano Eneide Arma virumque cano Purgatorio enjambement La ricerca di uno stile elevato Nella seconda ottava lo stile muta radicalmente. Assistiamo infatti a un sostanziale abbassamento del tono, sia sul piano sintattico (con una coincidenza tra metrica e sintassi) sia su quello lessicale (al v. 11, se rimanda al latino , “pazzia”, era già ai tempi di Ariosto aggettivo d’uso colloquiale). Lo stesso abbassamento si coglie anche nelle due ottave successive, nonostante un’apparente maggiore solennità dell’eloquio al momento della dedica a Ippolito. Apparente, appunto: abbiamo già visto come questi versi siano caratterizzati da un’innegabile coloritura ironica. Nel complesso, già nel proemio come poi in tutta l’opera (talora all’interno della stessa ottava e persino dello stesso verso), Ariosto persegue un’inedita contaminazione di registri diversi. furore furor matto L’abbassamento del tono e la contaminazione dei registri VERSO LE COMPETENZE Comprendere Quali argomenti tratterà il poema?   1 Ariosto individua un’analogia tra sé stesso e Orlando: quale?   2 Analizzare  Nei primi due versi della prima ottava troviamo 3  un polisindeto.   a  un asindeto.   b  un’anastrofe.  c  un iperbato.  d  Al v. 28 è 4 il ceppo vecchio  un simbolo.   a  una perifrasi.   b  una metafora.  c  una similitudine.  d Interpretare Individua due passaggi in cui emerge in primo piano la persona del narratore. Quali motivi mettono in luce?   5 Rintraccia le espressioni in cui l’autore professa la propria modestia.   6 In che cosa consiste l’ironia nei confronti del cardinale Ippolito?   7 SVILUPPARE IL LESSICO  Nel primo verso del poema, Ariosto usa il termine , plurale del nome astratto “amore”, per indicare non tanto una pluralità di sentimenti, quanto, più prosaicamente, di relazioni amorose. In italiano, infatti, è abbastanza comune che i nomi astratti, passando dal singolare al plurale, assumano un significato più concreto: rifletti su questa differenza nelle coppie che ti proponiamo e poi scrivi una frase per ciascun termine. 8 amori gioia/gioie  •  • dolore/dolori • mancanza/mancanze economia/economie • affetto/affetti. scrivere per... confrontare Cerca i versi iniziali dei principali poemi epici ( , ed ) e confrontali con l’inizio dell’ : quali analogie e quali differenze cogli? 9 Iliade Odissea Eneide Orlando furioso