T6 Quali sono le cose per cui gli uomini e specialmente i principi sono lodati o biasimati , XV Il Principe Con questo capitolo inizia la discussione delle qualità personali del «principe nuovo». L’argomento è scottante, anche perché il taglio dato alla questione da Machiavelli è del tutto originale. Con coraggio l’autore sa di ingaggiare da questo punto in poi una lotta contro il senso comune. Messe al bando le utopistiche o moralistiche concezioni della politica che avevano dettato legge fino a quel momento, Machiavelli intende richiamarsi esclusivamente alla «verità effettuale della cosa». Il testo che proponiamo è in italiano moderno, nella riscrittura di Carmine Donzelli. L’autonomia della politica Resta ora da vedere quali devono essere i modi e i comportamenti di un principe con i sudditi e con gli amici. E poiché io so che molti hanno scritto su questo, mi viene il dubbio, scrivendone anch’io, di essere considerato presuntuoso, soprattutto perché, nel ragionare di tale argomento, mi allontanerò dalle argomentazioni degli altri. Ma essendo mia intenzione scrivere cosa che sia utile a chi la 5 intenda, mi è parso più conveniente seguire l’effettiva verità della cosa, piuttosto che il modo con cui essa viene immaginata. E molti si sono immaginati repubbliche e principati che non si sono mai visti né conosciuti nella realtà. Perché è tale la distanza da come si vive a come si dovrebbe vivere, che colui che tralascia ciò che si fa, per seguire ciò che si dovrebbe fare, conosce la sua rovina prima che 10 la sua salvezza: giacché un uomo che voglia fare in ogni occasione professione di bontà, è destinato a soccombere, in mezzo a tanti che buoni non sono. Perciò, se un principe vuole durare, è necessario che impari a non essere buono, per poi servirsi o meno di questa possibilità, a seconda della necessità. Lasciando dunque da parte, a proposito di un principe, le cose immaginate, e 15 venendo a quelle che sono vere, dico che quando si parla degli uomini in generale (e in particolare dei principi, per il fatto che stanno più in alto), ad essi vengono attribuite alcune qualità che arrecano loro o biasimo o lode. Cioè a dire, qualcuno è considerato liberale, qualcuno misero – per usare un termine toscano, giacché avaro nella nostra lingua è colui che desidera di possedere anche per rapina, e 20 noi chiamiamo misero colui che sta troppo attento a non usare il suo –; qualcuno è considerato prodigo, qualcuno rapace; qualcuno crudele, qualcuno pietoso; l’uno fedifrago, l’altro fedele; l’uno effeminato e pusillanime, l’altro feroce e rancoroso; l’uno umano, l’altro superbo; l’uno lascivo, l’altro casto; l’uno schietto, l’altro astuto; l’uno severo, l’altro condiscendente; l’uno serio, l’altro leggero; l’uno 25 religioso, l’altro miscredente, e così via. E io so che ciascuno ammetterà che sarebbe cosa lodevolissima se un principe si trovasse ad avere, tra tutte le qualità soprascritte, solo quelle ritenute buone. Ma giacché non si possono avere tutte, né praticare fino in fondo, perché le condizioni umane non lo consentono, è necessario che un principe sia tanto accorto da saper sfuggire alla cattiva fama di quei 30 vizi che gli toglierebbero lo stato, sapendosi guardare da quelli che non glielo tolgono, laddove possibile; e laddove impossibile, lasciandosi andare ad essi con meno scrupolo. E dunque, non si preoccupi di incorrere nella cattiva fama di quei vizi senza i quali difficilmente potrebbe salvare lo stato; perché, a ben considerare tutto quanto, si troverà qualche cosa che sembrerà virtù, e che invece se la seguisse 35 sarebbe la sua rovina, e qualche altra cosa che sembrerà vizio, mentre se la seguirà gliene verranno sicurezza e benessere. >> pagina 866 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Abbiamo già sottolineato come a Machiavelli non manchi certamente la coscienza della propria originalità. Il concetto va ribadito per questo capitolo, in cui l’autore rimarca, a rischio di (r. 3), quale sia la distanza tra il proprio approccio alla materia e quello di chi lo ha preceduto. essere considerato presuntuoso La contrapposizione con la tradizionale trattatistica politica, tutta ispirata a ideali precetti morali, è infatti netta e definitiva: scegliendo di guardare solo (la «verità effettuale»), Machiavelli intende descrivere la realtà oggettivamente, rifiutando gli inganni di quelli che seguono (rr. 6-7), trasfigurando e quindi alterando il vero. Da questa dichiarazione di metodo discendono a cascata tutte le conseguenze relative all’agire politico. l’effettiva verità della co sa il modo in cui essa viene immaginata Per prima cosa, Machiavelli confronta le due opzioni alternative che si presentano al principe: da una parte la morale cristiana, che indica come gli uomini dovrebbero essere, dall’altra l’analisi della «verità effettuale», che mostra come essi sono. A quest’ultima soluzione, e solo a questa, deve ispirarsi il principe che voglia mantenere saldo il proprio Stato, dal momento che (rr. 9-11). colui che tralascia ciò che si fa, per seguire ciò che si dovrebbe fare, conosce la sua rovina prima che la sua salvezza Machiavelli precisa che non avrebbe fatto questa osservazione se le leggi della morale fossero estese anche alla pratica politica. Poiché invece gli uomini non sono buoni, il principe deve imparare - anche suo malgrado - (r. 13): (rr. 26-27) se egli possedesse tutte le virtù, ma la logica del potere gli impone di avere a non essere buono sarebbe cosa lodevolis sima anche dei vizi, sempre che questi siano necessari a conservare lo Stato. La «verità effettuale» e la rottura con la tradizione Le scelte stilistiche Sebbene il contenuto sia rivoluzionario, il capitolo si apre con il tono modesto di una conversazione tra amici. Con scelte sintattiche e lessicali volutamente moderate, l’autore intende allontanare da sé ogni sospetto di arroganza. L’iniziale (r. 1) predispone in modo colloquiale il lettore a un argomento nuovo; il punto di vista con cui Machiavelli si discosta (r. 4-5) è introdotto da un eloquente avversativo. Infine il (r. 6) con cui vengono illustrati i princìpi che ispirano la sua analisi vuole mettere in luce la sua umiltà, che d’altra parte non inficia la forza oggettiva dell’impostazione. Resta ora a vedere da li ordini delli altri Ma mi è parso più conveniente Una premessa senza arroganza Veduta di Firenze, incisione del XVI secolo. Parigi, Biblioteca Nazionale di Francia. >> pagina 867 Coerentemente con le dichiarazioni di principio contenute nella Dedica ( ▶ T2, p. 845), Machiavelli usa un linguaggio semplice e uno stile conciso per affermare contenuti, come abbiamo visto, “scandalosi”: nessuna divagazione, ma una predilezione per le espressioni concrete e per l’uso delle antitesi (si vedano le coppie di elementi antitetici, composte di vizi e virtù morali). Una tale essenzialità formale rappresenta lo specchio di un’impostazione concettuale: la scelta della realtà concreta al posto di quella immaginaria. Questa contrapposizione è espressa grazie all’alternanza dei modi verbali: il condizionale evidenzia il carattere puramente ipotetico del “come si dovrebbe vivere”, l’indicativo corrisponde alla natura concreta del “come si vive”. Un’alternanza ribadita nella frase conclusiva: per il principe che si affannasse a seguire solo la via della virtù, si affaccia l’ipotesi della rovina ( , r. 36); per quello disposto a coltivare qualità che appaiono vizi, vi è la certezza del successo ( , r. 37). sarebbe la sua rovina gliene verranno Realtà o immaginazione? Vizio o virtù? La sfida delle antitesi VERSO LE COMPETENZE Comprendere Qual è il significato della premessa che apre il capitolo? 1 Che cosa significa (r. 6)? 2 seguire l’effettiva verità della cosa ANALIZZARE Dividi il capitolo in sequenze e assegna a ciascuna un titolo completando la tabella. 3 Sequenza Titolo da .......... a .......... La seconda parte del capitolo è scandita dalla fitta serie di aggettivi che connotano le caratteristiche, positive e negative, dell’uomo comune. Con l’aiuto del dizionario, indica un sinonimo pertinente per ciascuno di questi aggettivi. 4 interpretare Nelle rr. 18-26 l’autore ricorre alla strategia retorica dell’elencazione. Perché, secondo te? 5 scrivere per... descrivere Scrivi un ritratto (circa 30 righe) del tuo politico ideale: quali caratteristiche dovrebbe avere? Di che cosa si dovrebbe occupare innanzitutto? 6 COMUNICARE Spesso i politici di oggi usano i social network per comunicare. Scrivi alcuni tweet che sintetizzino efficacemente questo capitolo. 7