T7 In che modo i principi devono tener fede alla parola data , XVIII Il Principe È questo il capitolo che ha legittimato la falsa attribuzione a Machiavelli dell’espressione “il fine giustifica i mezzi”. Infatti, qui l’autore ribalta il punto di vista etico tradizionale, mettendo in discussione la necessità che il principe sia fedele e leale. Il testo che proponiamo è in italiano moderno, nella riscrittura di Carmine Donzelli. Il dissidio tra morale e politica Quanto sia lodevole per un principe mantenere la parola data e vivere con trasparenza e senza astuzia, tutti lo capiscono: nondimeno l’esperienza dei nostri tempi mostra che hanno fatto grandi cose quei principi che hanno tenuto in scarso conto la parola data e che hanno saputo raggirare con l’astuzia i cervelli altrui; alla fine, questi principi sono stati superiori a quelli che si sono fondati 5 sulla sincerità. Dovete dunque sapere che ci sono due modi di combattere; l’uno, con le leggi; l’altro, con la forza. Il primo è proprio dell’uomo; il secondo, delle bestie. Ma siccome il primo molte volte non basta, è opportuno ricorrere al secondo: perciò a un principe è necessario sapere usare bene sia la bestia che l’uomo. 10 Questo punto è stato insegnato ai principi in modo velato dagli scrittori antichi, i quali hanno raccontato come Achille e molti altri principi antichi furono dati da allevare al centauro Chirone, perché li mantenesse sotto la sua disciplina. Il 1 che – avere per precettore qualcuno che è mezza bestia e mezzo uomo – non vuol dire altro se non che un principe deve sapere adoperare l’una e l’altra natura; 15 e che l’una senza l’altra non può durare. Essendo dunque necessario che un principe sappia usare la bestia, da quest’ultima deve prendere la volpe e il leone, perché il leone non sa difendersi dalle trappole, e la volpe non sa difendersi dai lupi; bisogna dunque essere volpe e riconoscere le trappole, e leone e spaventare i lupi; quelli che usano soltanto i 20 modi del leone non se ne intendono. Perciò un signore che sia saggio non può 2 né deve mantenere la parola data quando questo gli risulti dannoso, e quando si siano esaurite le ragioni che gliela avevano fatta promettere. E se gli uomini fossero tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono; ma siccome sono malvagi, e non manterrebbero la parola con te, neppure tu la devi mantenere 25 con loro; e a un principe non sono mai mancate ragioni legittime da accampare per camuffare l’inadempienza. Se ne potrebbero dare innumerevoli esempi recenti, mostrando quante paci, quante promesse sono state disattese e annullate dall’infedeltà dei principi: e chi meglio ha saputo usare la volpe, meglio è riuscito. Ma è necessario saperla ben camuffare, questa natura, ed essere grande 30 simulatore e dissimulatore: d’altro canto gli uomini sono tanto ingenui, e tanto condizionati dalle necessità del momento, che chi inganna troverà sempre chi si lasci ingannare. : metà uomo e metà cavallo, secondo il mito greco il centauro Chirone fu precettore di re ed eroi antichi, come Achille, Teseo, Ercole e Giasone. 1 centauro Chirone : coloro che sanno essere solo leoni (cioè usano solo la forza) non si intendono di politica. 2 quelli che usano… non se ne intendono Tra gli esempi recenti voglio ricordarne uno. Alessandro VI non fece mai 3 altro, non pensò mai ad altro, che a tessere inganni, e trovò sempre materia 35 per poterlo fare; e non ci fu mai nessuno che fosse più convincente di lui nel promettere, e che con reiterati giuramenti affermasse una cosa, per poi non rispettarla; ciononostante, gli inganni gli riuscirono sempre nel modo desiderato, perché conosceva bene questo aspetto del mondo. Non è dunque necessario che un principe possieda effettivamente tutte le 40 qualità sopra descritte, ma è assolutamente necessario che faccia mostra di 4 averle; anzi, mi azzarderò a dire che se si possiedono e si applicano sempre, sono dannose, e se si fa mostra di averle sono utili; come è utile apparire pietoso, fedele, umano, onesto, religioso – ed esserlo, ma avendo l’animo disposto in modo che, dovendo non esserlo, tu possa e sappia agire al contrario. Bisogna infatti 45 tenere presente che un principe, e soprattutto un principe nuovo, non può attenersi solo a quelle cose per le quali gli uomini sono definiti buoni, perché spesso è costretto, per mantenere lo stato, ad operare contro la fede, contro la carità, contro l’umanità, contro la religione. E quindi bisogna che egli abbia un 5 animo disposto a voltarsi dalla parte che i venti della fortuna e il variare delle 50 cose gli comandano; e come prima ho detto, che non si discosti dal bene, se può, ma che sappia varcare la soglia del male, se deve. Un principe, insomma, deve stare ben attento che non gli esca mai di bocca cosa che non sia piena delle cinque qualità sopra indicate; deve sembrare, a udirlo e a vederlo, tutto pietà, tutto fede, tutto onestà, tutto umanità, tutto religione; 55 e quest’ultima qualità è la più necessaria da far credere di avere. Gli uomini, in genere, giudicano più con gli occhi che con le mani, perché tutti sono capaci di vedere, pochi di percepire; tutti vedono quello che tu sembri, pochi 6 percepiscono quello che tu sei, e quei pochi non osano opporsi all’opinione dei molti, specie se questi ultimi hanno dalla loro la maestà dello stato; e nelle azioni 60 di tutti gli uomini, e soprattutto dei principi, per i quali non c’è un giudice a cui appellarsi, si guarda al fine. 7 Faccia dunque in modo, un principe, di conquistare e mantenere lo stato: i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno saranno lodati; perché il volgo lo si conquista con le apparenze e con il buon esito dell’impresa: e nel 65 mondo non c’è altro che volgo, e i pochi nulla possono, quando i molti abbiano qualcuno a cui appoggiarsi. Qualche principe dei tempi d’oggi, che non è opportuno 8 nominare, non fa altro che predicare pace e fede, e dell’una e dell’altra è nemico giurato; sia l’una che l’altra, se le avesse osservate, gli avrebbero tolto più volte la reputazione e lo stato. 70 : Rodrigo Borgia, padre naturale di Cesare e pontefice dal 1492 al 1503. 3 Alessandro VI : il riferimento è alle qualità moralmente positive elencate nel capitolo XV ( T6, p. 865). 4 sopra descritte ▶ : l’anafora della preposizione contro sottolinea la consapevolezza di affermare qualcosa di scandaloso, contro la morale tradizionale. 5 contro la fede… religione : giudicano più in base a ciò che vedono (alle apparenze) che a ciò che toccano con mano (alla sostanza); tutti infatti sono capaci di vedere, pochi sono capaci di capire. 6 giudicano più con… pochi di percepire : risultato conseguito. 7 fine : si tratta del re di Spagna, Ferdinando II d’Aragona, detto il Cattolico (1452-1516), ancora vivo al tempo della composizione dell’opera e perciò prudentemente non nominato. 8 Qualche principe dei tempi d’oggi >> pagina 872 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Secondo Machiavelli, l’etica deve essere subordinata alle leggi della politica. Per mantenere saldo il potere, il principe non deve ricorrere a qualità morali: importante è dare l’impressione di averle, sempre che tale simulazione sia utile alla sua causa. Il modello ideale, prefigurato dalla trattatistica medievale e umanistica, è superato: i sentimenti, i valori nobili, la bontà e la lealtà possono rappresentare perfino degli ostacoli per conservare lo Stato. Sembrare ed essere Videolezione – In che modo i principi devono tener fede alla parola data Sono le circostanze a consigliare la condotta giusta. Il discrimine non è costituito dal bene né dal male, ma dall’utile e dal dannoso ai fini del successo, cioè il mantenimento del potere. Il realismo impone a Machiavelli di evitare le ambiguità e di affermare la necessità anche di strumenti “non buoni”, ma indispensabili per reggere lo Stato. Il principe pronto a combattere dispone di due armi, le leggi e la forza (rr. 7-8): le prime adatte all’uomo, le seconde alle bestie. Per questo, egli deve sapere bene usare sia la bestia che l’uomo (r. 10). L’esempio di Chirone, centauro metà uomo e metà cavallo, educatore di principi ed eroi come Achille, mostra come queste due nature possano e anzi debbano coesistere. Come sempre, Machiavelli ragiona seguendo il suo schema “dilemmatico”, qui proposto nella rappresentazione del , vale a dire della forza, e della , cioè dell’astuzia (rr. 17-21). Infine, l’esempio concreto attinto dalla Storia, anche quella più recente (la vicenda di Alessandro VI), accredita il postulato teorico. leone volpe Il politico-centauro Ma quale immagine deve dare di sé all’esterno il principe? Come può ottenere e conservare il consenso dei suoi sudditi? Per rispondere a tali domande, Machiavelli riafferma il contrasto tra realtà e apparenza: quest’ultima conta, almeno in politica, più della prima. Ciò non significa che egli esalti la finzione, la slealtà o il doppiogiochismo. Ma, per chi vuole guardare all’effettiva realtà dei fatti, tali condotte si rivelano talvolta – dolorosamente – inevitabili. Machiavelli immagina in anticipo i rilievi e le critiche che i difensori dell’etica pubblica potranno riservare a un indirizzo politico così disincantato e apparentemente cinico. Infatti usa una congiunzione tipica del suo argomentare, fatto di tesi e antitesi: (r. 3). nondimeno L’autore riconosce che sarebbe auspicabile che il principe si attenesse alla parola data e si comportasse lealmente con i sudditi: ciò sarebbe giustificabile g (rr. 23-24), un’ipotesi che il pessimismo machiavelliano esclude. Tuttavia (ecco il significato di quel ) l’ (r. 2) dice il contrario: nella lotta politica, a prevalere è sempre chi è capace di essere falso, doppio e ingannatore. se li uomini fossero tutti buoni nondimeno esperienza Un precetto che nasce dall’esperienza: si deve essere sleali La conclusione “scandalosa” richiede coraggio intellettuale. Machiavelli infatti sceglie di andare fino in fondo al ragionamento ( , r. 42), distinguendo ciò che vale per gli uomini e ciò che vale per un principe, e (r. 46): per quest’ultimo è doveroso e , ma, se le circostanze lo richiedono, (rr. 43-45). mi azzarderò a dire definiti buoni soprattutto un principe nuovo apparire pietoso religioso, ed esserlo agire al contrario Il principe non deve agire secondo un codice precostituito, ma assecondare (rr. 50-51): conclusione, certo, amara, ma inevitabile, data la vera realtà degli uomini, ribadita ancora alla fine del capitolo. Per la maggior parte essi, se i venti del la fortuna e il variare delle cose condo Machiavelli, giudicano più con gli occhi che con le mani (r. 57): non sono altro che (r. 63), cioè una massa informe senza discernimento e perciò incline a essere soggiogata dalla propaganda. volgo La simulazione e l’opinione pubblica >> pagina 873 Le scelte stilistiche La perentorietà delle affermazioni contenute in questo capitolo va di pari passo con la chiarezza con cui sono esposte. Non a caso Machiavelli si appella direttamente ai lettori, chiamandoli in causa con il “voi” ( , r. 7) e di sottolineare la razionale logicità dei passaggi del discorso con l’uso di periodi brevi e secchi, caratterizzati dal tono definitivo e indiscutibile di una massima proverbiale ( , rr. 51-52; , rr. 65-66), e con il ricorso a congiunzioni con valore conclusivo ( , con il significato di “perciò”, “pertanto”). Del resto, verbi, termini e nessi sintattici esprimono il senso della necessità e del dovere (presenza di imperativi e di esortativi). Dovete dunque sapere non si discosti dal bene, se può, ma che sappia varcare la soglia del male, se deve nel mondo non c’è altro che volgo dunque quindi In questa direzione va anche l’immagine metaforica del centauro, che indica l’obbligo per un principe di coniugare la natura umana e quella animalesca della politica ( , rr. 15-16). Quest’ultima si esplica in un’altra coppia un principe de ve sapere adoperare l’una e l’altra natura metaforica: il leone e la volpe, simboli rispettivamente della forza e dell’astuzia. Gli artifici di uno stile perentorio VERSO LE COMPETENZE Comprendere Dopo aver letto il capitolo, rispondi alla domanda che lo introduce: in che modo la parola data deve essere mantenuta dai principi? 1 Perché il principe deve essere al tempo stesso volpe e leone? 2 Quali limiti ha il ricorso alla crudeltà e alla durezza? 3 Quale immagine deve cercare di dare di sé un principe accorto e saggio? 4 ANALIZZARE Rintraccia nel testo i termini (verbi, sostantivi, aggettivi) che rimandano all’area semantica della necessità. 5 INTERPRETARE Spiega e commenta le seguenti espressioni contenute nel testo: 6 – (rr. 2-3); l’esperienza dei nostri tempi mostra – (r. 10); a un principe è necessario sapere usare bene sia la bestia che l’uomo – (rr. 23-24); E se gli uomini fossero tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono – (rr. 51-52); non si discosti dal bene, se può, ma che sappia varcare la soglia del male – (rr. 63-64). Faccia dunque in modo, un principe, di conquistare e mantenere lo stato: i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno saranno lodati SVILUPPARE IL LESSICO Come emblemi dell’astuzia e della forza, Machiavelli usa due animali, la volpe e il leone, a cui tali caratteristiche sono state associate fin dai tempi delle favole di Esopo. A quali altri vizi e virtù sono associati i seguenti animali (in particolare nel gergo politico)? 7 • lupo pecora • coniglio • serpente • falchi e colombe scrivere per... argomentare Nella sua analisi realistica, Machiavelli sostiene che il principe è spesso a venir meno alla parola data. Spostando l’attenzione sulla dimensione privata, rifletti se esistano dei casi in cui è possibile, se non approvare, almeno giustificare l’assenza di lealtà. Scrivi un testo argomentativo di circa 30 righe. 8 necessitato