T8 Quanto possa la fortuna nelle cose umane e in che modo sia possibile arginarla , XXV Il Principe Siamo nell’ultima parte del Principe , quella in cui si analizzano le cause della crisi italiana. Nell’approfondire la questione, l’autore si sofferma su un tema caro alla trattatistica umanistico-rinascimentale: il rapporto tra la virtù e la fortuna. La relazione tra fortuna e libero arbitrio QUANTUM FORTUNA IN REBUS HUMANIS POSSIT ET QUOMODO ILLI SIT OCCURRENDUM E’ non mi è incognito come molti hanno avuto e hanno opinione che le cose 1 del mondo sieno in modo governate, da la fortuna e da Dio, che li uomini con la prudenza loro non possino correggerle, anzi non vi abbino remedio alcuno; 5 2 e per questo potrebbono iudicare che non fussi da insudare molto nelle cose, ma lasciarsi governare alla sorte. Questa opinione è suta più creduta ne’ nostri tempi 3 4 per la variazione grande delle cose che si sono viste e veggonsi ogni dì, fuora di 5 ogni umana coniettura. A che pensando io qualche volta, mi sono in qualche 6 parte inclinato nella opinione loro. Nondimanco, perché il nostro libero arbitrio 10 7 non sia spento, iudico potere essere vero che la fortuna sia della metà 8 ▶ arbitra delle azioni nostre, ma che etiam lei ne lasci governare l’altra metà, o presso, a 9 10 noi. E assimiglio quella a uno di questi fiumi rovinosi che, quando si adirano, 11 12 allagano e’ piani, rovinano li arbori e li edifizi, lievano da questa parte terreno, 13 pongono da quella altra: ciascuno fugge loro dinanzi, ognuno cede all’impeto 15 14 loro sanza potervi in alcuna parte ostare. E, benché sieno così fatti, non resta 15 16 17 però che gli uomini, quando sono tempi queti, non vi potessino fare provedimento 18 19 e con ripari e con argini: in modo che, crescendo poi, o egli andrebbono per uno canale o l’impeto loro non sarebbe né sì dannoso né sì licenzioso. 20 21 Similmente interviene della fortuna, la quale dimostra la sua potenzia dove non 20 22 è ordinata virtù a resisterle: e quivi volta e’ sua impeti, dove la sa che non sono 23 fatti gli argini né e’ ripari a tenerla. E se voi considerrete la Italia, che è la sedia di queste variazioni e quella che ha dato loro il moto, vedrete essere una campagna 24 25 sanza argini e sanza alcuno riparo: che, s’ella fussi riparata da conveniente virtù, come è la Magna, la Spagna e la Francia, o questa piena non arebbe fatto le 25 26 variazioni grande che la ha, o la non ci sarebbe venuta. E questo voglio basti aver detto, quanto allo opporsi alla fortuna, in universali. 27 TRECCANI ▶ Le parole valgono I tifosi di calcio lo scelgono come bersaglio preferito di facili, e spesso ingiustificate, accuse: l’ , per definizione, è colui che ha libertà di fare o non fare una cosa, di decidere o disporre secondo la propria volontà (a partire dal destino, che – come accerta un luogo comune – è delle vicende umane). L’ dà le norme, controlla che vengano rispettate, regola costumi e abitudini, è giudice inappellabile e padrone assoluto. arbitro arbitro arbitro arbitro ▶ Proprio questa illimitata autorità che indichiamo con la parola arbitro si riverbera nell’aggettivo derivato, arbitrario , nel quale cogliamo il potere ingiustificato di qualcuno o qualcosa. Forma un paio di frasi con questo aggettivo. non ignoro. 1 E’… incognito: siano governate dalla fortuna e da Dio in modo tale che gli uomini con la loro intelligenza non siano in grado di modificarle. 2 sieno… correggerle: non occorra impegnarsi molto (per dirigere) le cose, ma (occorra) lasciarsi guidare dalla sorte. 3 non fussi da insudare… alla sorte: stata. 4 suta: i continui sconvolgimenti. 5 la variazione grande: previsione. Machiavelli si riferisce all’interminabile sequela di guerre e cambiamenti politici avvenuti in Italia, a partire dalla discesa di Carlo VIII nel 1494. 6 coniettura: anch’io, meditando su questi fatti, qualche volta mi sono, in certi aspetti, avvicinato all’opinione di costoro. 7 A che… opinione loro: tuttavia, affinché non si reputi che la nostra capacità di incidere sugli eventi sia esaurita. 8 Nondimanco… spento: anche (latino). 9 etiam: pressappoco. 10 presso: paragono la fortuna. 11 assimiglio quella: in senso figurato per intendere “sono in piena”. 12 si adirano: abbattono. 13 rovinano: tolgono terreno da una parte e lo mettono dall’altra. 14 lievano… da quella altra: opporsi (latinismo). 15 ostare: il soggetto sono i (r. 13). 16 sieno così fatti: fiumi rovinosi niente impedisce. 17 non resta: nei momenti, cioè, in cui non c’è ancora l’inondazione. 18 quando… queti: possano. 19 potessino: essi (cioè i fiumi) sarebbero incanalati. 20 egli… canale: irrefrenabile. 21 licenzioso: accade. 22 interviene: predisposta. 23 ordinata: la sede di questi sconvolgimenti e quella che ha dato loro origine ( ). È un atto d’accusa contro i principi italiani, responsabili della rovina d’Italia da quando hanno cominciato a chiedere il soccorso degli eserciti stranieri. 24 la sedia di queste variazioni… moto: il moto terra. 25 campagna: i territori tedeschi. 26 la Magna: in generale (latino). 27 in universali: Ma ristringendomi più a’ particulari, dico come si vede oggi questo principe felicitare e domani ruinare, sanza avergli veduto mutare natura o qualità alcuna; 28 il che credo che nasca, prima, da le cagioni che si sono lungamente per lo addreto 30 discorse: cioè che quel principe, che si appoggia tutto in su la fortuna, rovina come quella varia. Credo ancora che sia felice quello che riscontra il modo del 29 30 procedere suo con la qualità de’ tempi: e similmente sia infelice quello che con il 31 procedere suo si discordano e’ tempi. Perché si vede gli uomini, nelle cose che gli conducono al fine quale ciascuno ha innanzi, cioè gloria e ricchezze, procedervi 35 32 variamente: l’uno con rispetto, l’altro con impeto; l’uno per violenzia, l’altro 33 34 con arte; l’uno con pazienza, l’altro col suo contrario; e ciascuno con questi diversi 35 36 modi vi può pervenire. E vedesi ancora dua respettivi, l’uno pervenire al suo 37 disegno, l’altro no; e similmente dua equalmente felicitare con diversi studii, 38 sendo l’uno respettivo e l’altro impetuoso: il che non nasce da altro, se non da la 40 qualità de’ tempi che si conformano, o no, col procedere loro. Di qui nasce quello ho detto, che dua, diversamente operando, sortiscono el medesimo effetto: 39 40 e dua equalmente operando, l’uno si conduce al suo fine e l’altro no. Da questo ancora depende la variazione del bene; perché se uno, che si governa con rispetti 41 e pazienza, e’ tempi e le cose girono in modo che il governo suo sia buono, e’ 45 viene felicitando: ma se e’ tempi e le cose si mutano, rovina, perché e’ non muta modo di procedere. Né si truova uomo sì prudente che si sappia accommodare a questo: sì perché non si può deviare da quello a che la natura lo inclina, 42 43 44 sì etiam perché, avendo sempre uno prosperato camminando per una via, non si può persuadere che sia bene partirsi da quella. E però l’uomo respettivo, quando 50 45 e’ gli è tempo di venire allo impeto, non lo sa fare: donde e’ rovina; che se si 46 mutassi natura con e’ tempi e con le cose, non si muterebbe fortuna. 47 avere successo. 28 felicitare: il principe che fa affidamento esclusivamente sulla fortuna è destinato a fallire non appena essa muta indirizzo. 29 quel principe… varia: adegua. 30 riscontra: alla condizione specifica del momento. 31 con la qualità de’ tempi: nelle azioni che li portano a conseguire lo scopo prefissato ( ). 32 nelle cose… innanzi: quale ciascuno ha innanzi giungervi con mezzi diversi. 33 procedervi variamente: prudenza. 34 rispetto: furbizia. 35 arte: con il temporeggiare. 36 con pazienza: si intende coloro che si muovono guardinghi, con prudenza. 37 respettivi: raggiungere i medesimi, positivi risultati adottando comportamenti diversi. 38 equalmente… studii: sottinteso “che”, quello che ho detto. 39 quello ho detto: ottengono. 40 sortiscono: si comporta. 41 si governa: adattare cioè al cambiamento dei e delle (r. 46). 42 accommodare a questo: tempi cose sia. 43 sì: perché non si può cambiare carattere. 44 perché… inclina: allontanarsi. 45 partirsi: passare all’attacco. 46 venire allo impeto: se (l’uomo) sapesse mutare natura a seconda del momento e delle situazioni, la sua fortuna (positiva) non cambierebbe. 47 se… fortuna: Papa Iulio II procedé in ogni sua azione impetuosamente, e trovò tanto e’ tempi 48 e le cose conforme a quello suo modo di procedere che sempre sortì felice fine. Considerate la prima impresa ch’e’ fe’ di Bologna, vivendo ancora messer Giovanni 55 49 Bentivogli. Viniziani non se ne contentavano; el re di Spagna, quel medesimo; con Francia aveva ragionamenti di tale impresa. E lui nondimanco con la 50 sua ferocità e impeto si mosse personalmente a quella espedizione. La qual mossa 51 fece stare sospesi e fermi Spagna e viniziani, quegli per paura e quell’altro per il 52 desiderio aveva di recuperare tutto el regno di Napoli; e da l’altro canto si tirò 60 53 dietro il re di Francia perché, vedutolo quel re mosso e desiderando farselo amico 54 per abbassare e’ viniziani, iudicò non poterli negare gli eserciti sua sanza iniuriarlo 55 manifestamente. Condusse adunque Iulio con la sua mossa impetuosa quello 56 57 che mai altro pontefice, con tutta la umana prudenza, arebbe condotto. Perché, se egli aspettava di partirsi da Roma con le conclusioni ferme e tutte le cose ordinate, 65 58 come qualunque altro pontefice arebbe fatto, mai gli riusciva: perché il re di 59 Francia arebbe avuto mille scuse e li altri li arebbono messo mille paure. Io voglio 60 lasciare stare le altre sua azioni, che tutte sono state simili e tutte gli sono successe bene: e la brevità della vita non li ha lasciato sentire il contrario; perché, se fussino 61 62 sopravvenuti tempi che fussi bisognato procedere con respetti, ne seguiva la sua 70 rovina: né mai arebbe deviato da quegli modi alli quali la natura lo inclinava. Concludo adunque che, variando la fortuna e’ tempi e stando li uomini ne’ loro modi ostinati, sono felici mentre concordano insieme e, come e’ discordano, 63 64 infelici. Io iudico bene questo, che sia meglio essere impetuoso che respettivo: 65 perché la fortuna è donna ed è necessario, volendola tenere sotto, batterla 75 66 e urtarla. E si vede che la si lascia più vincere da questi, che da quegli che freddamente 67 68 procedono: e però sempre, come donna, è amica de’ giovani, perché 69 70 sono meno respettivi, più feroci e con più audacia la comandano. 71 Giulio II della Rovere, pontefice dal 1503 al 1513. Il suo carattere impetuoso e collerico viene ricordato da tutti gli storici del tempo. 48 Papa Iulio II: l’impresa a cui Machiavelli si riferisce è la conquista, nel 1506, di Bologna, di cui era signore Giovanni Bentivoglio (1443-1508). 49 Bologna: i veneziani erano ostili alla conquista di Bologna da parte di Giulio II, e allo stesso modo il re di Spagna; i francesi invece non avevano ancora deciso se schierarsi o meno dalla sua parte. 50 Viniziani… impresa: audacia (latinismo). 51 ferocità: il re di Spagna. 52 quell’altro: sottinteso “che”, desiderio che aveva. 53 desiderio aveva: deciso all’azione. 54 mosso: ridimensionare. 55 abbassare: decise di non potergli negare i suoi soldati senza umiliarlo apertamente. 56 iudicò… manifestamente: realizzò. 57 Condusse: patti e alleanze stipulate. 58 le conclusioni… ordinate: la cosa non gli sarebbe mai riuscita. 59 mai gli riusciva: avrebbero fatto venire. 60 arebbono messo: hanno avuto successo. 61 gli sono successe bene: provare. 62 sentire: va riferito a . 63 ostinati: uomini quando. 64 come: io però ( ) penso questo. 65 Io… questo: bene sottomettere. 66 tenere sotto: percuoterla. 67 urtarla: con prudenza. 68 freddamente: perciò. 69 però: in quanto. 70 come: virili, aggressivi. 71 feroci: >> pagina 878 RISCRITTURA IN ITALIANO MODERNO di Piero Melograni 25. Il potere della fortuna nelle cose umane e il modo di resistere a esso Non ignoro che molti hanno creduto e credono che le cose del mondo siano a tal punto governate dalla fortuna e da Dio, che agli uomini, anche quando siano saggi, non sia concesso in alcun modo di cambiarle. Questo potrebbe far pensare che non ci si debba affaticare molto, e che ci si debba invece lasciar governare dalla sorte. Tale opinione ha avuto molto successo ai tempi nostri, a causa dei grandi sconvolgimenti che si sono visti e che si vedono ogni giorno, e che nessuno avrebbe potuto prevedere. Io stesso, pensando a questo, mi sono talvolta orientato a credere che tale opinione fosse fondata. 1 Tuttavia, affinché il nostro libero arbitrio non sia completamente cancellato, ritengo possa esser vero che la fortuna sia arbitra della metà delle azioni nostre, e che essa lasci a noi il governo dell’altra metà, o quasi. E paragono la fortuna a uno di quei fiumi impetuosi che, quando s’infuriano, allagano le pianure, abbattono gli alberi e gli edifici, trascinano masse di terra da una parte all’altra. Ogni essere vivente fugge davanti a essi e cede all’impeto loro, senza potere in alcun modo opporsi. Il fatto che i fiumi siano fatti così non impedisce tuttavia agli uomini, nei periodi calmi, di apprestare ripari e argini in modo che, quando i fiumi poi crescono, possano essere incanalati e il loro impeto possa non risultare così sfrenato e dannoso. 2 Qualcosa di simile accade con la fortuna, la quale dimostra tutta la sua potenza là dove non c’è un’organizzazione predisposta per resisterle, e proprio là essa dirige la sua furia, dove sa che non sono stati apprestati gli argini e i ripari in grado di contenerla. Se prendete in esame l’Italia, che è la causa e il centro dei grandi sconvolgimenti dei tempi nostri, la vedrete simile a una campagna senza argini e senza ripari. Se essa fosse stata protetta da una conveniente forza militare, come la Germania, la Spagna e la Francia, o l’inondazione non avrebbe prodotto tanti sconvolgimenti, e così grandi, o non sarebbe arrivata affatto. Non vorrei aggiungere altro sul modo di opporsi agli impeti della fortuna, in termini generali. 3 >> pagina 879 Ma passando ai dettagli dico che possiamo vedere un principe oggi aver successo e domani andare in rovina, senza che i suoi caratteri e le sue qualità abbiano subito alcun cambiamento. Ritengo che questo dipenda innanzi tutto dalle ragioni che sono state a lungo esposte nelle pagine precedenti, vale a dire che un principe appoggiatosi unicamente sulla fortuna va in rovina non appena la fortuna cambia direzione. Ritengo inoltre che abbia successo colui che adatta metodi e mezzi alla qualità dei tempi, e analogamente che vada incontro all’insuccesso colui che viceversa non sa adattarsi ai tempi. 4 Vediamo infatti che gli uomini, per raggiungere il fine a cui mirano, vale a dire di esser celebri e ricchi, si comportano in modi molto diversi; uno con cautela, l’altro con impeto; uno con violenza, l’altro con astuzia; uno con pazienza, l’altro con impazienza; e ciascuno di questi modi può consentire di raggiungere il fine che si voleva raggiungere. Vediamo pure che di due persone prudenti una raggiunge il suo scopo e l’altra no. E magari vediamo che due persone possono aver successo con due modi di comportarsi completamente diversi, dato che per esempio una di queste persone è cauta e l’altra impetuosa. La ragione va trovata nel fatto che esista oppur no un rapporto armonico tra l’operato di queste persone e il carattere dei tempi. Per questo ho detto che due persone, operando diversamente, possono raggiungere un identico obiettivo, mentre di due persone che si comportano in modo identico, una può raggiungere l’obiettivo e l’altra no. 5 Da questo dipende la variabile del successo: che se uno si comporta con cautela e pazienza nei tempi che esigono queste qualità, allora gli va bene; ma se i tempi cambiano e non cambiano anche i suoi comportamenti, allora gli va male. Non è possibile trovare un uomo che sia così saggio da sapersi adattare a questi cambiamenti; l’uomo non devia dalla sua inclinazione naturale, e se ha avuto successo seguendo una certa via, non si persuade ad abbandonarla. Ecco perché un uomo cauto, quando è tempo di slanci, non sa farlo e viene sconfitto. Se egli riuscisse a cambiare coi tempi, anche la sua fortuna non cambierebbe. 6 Papa Giulio II fu sempre impetuoso e trovò i suoi tempi tanto adatti alla sua indole, che sempre raggiunse il suo scopo. Esaminate la sua prima impresa, quella di Bologna, mentre era ancora in vita messer Giovanni Bentivoglio. I Veneziani non la vedevano di buon occhio; il re di Spagna pure; con la Francia il papa era in trattative. Eppure, con temerarietà e con impeto, egli si mise di persona alla testa della spedizione. Questa mossa turbò e paralizzò il re di Spagna e i Veneziani; questi ultimi per la paura, e il re per il desiderio che aveva di recuperare tutto il Regno di Napoli. D’altro canto il papa trascinò con sé il re di Francia perché, vedendo che il papa si era ormai mosso e desiderando farselo amico per diminuire il potere dei Veneziani, Luigi XII ritenne di non potergli negare un aiuto militare poiché un rifiuto avrebbe costituito un’offesa. 7 Papa Giulio, dunque, con la sua mossa impetuosa, compì quello che nessun altro pontefice, con tutta la saggezza umana, avrebbe potuto compiere. Se per partire da Roma egli avesse aspettato di firmare tutti i patti necessari e di organizzar bene tutto, come qualunque altro pontefice avrebbe fatto, non gli sarebbe mai riuscito di compiere quel che compì, perché il re di Francia avrebbe trovato mille scuse e gli altri gli avrebbero messo mille paure. Io voglio lasciar stare le altre sue imprese, che tutte sono state simili a questa e tutte gli sono ben riuscite. La brevità della vita non gli fece conoscere sconfitte. Ma se fossero arrivati i tempi in cui bisognava procedere con cautela, avremmo assistito alla sua rovina. Il papa non avrebbe mai deviato da quei metodi ai quali la sua indole lo predisponeva. 8 In conclusione, se la fortuna è mutevole e gli uomini, viceversa, si ostinano a usare sempre gli stessi metodi, è anche vero che gli uomini hanno successo finché metodi e tempi concordano, e vanno verso l’insuccesso in caso contrario. Ritengo bene questo: che sia meglio essere impetuosi piuttosto che cauti, perché la fortuna è donna ed è necessario, volendola sottomettere, percuoterla e contrastarla. Essa si lascia dominare dagli impetuosi, piuttosto che da coloro che si comportano con freddezza. Ecco perché, come donna, essa è amica dei giovani, che sono meno cauti, più impavidi e più audaci nel comandarla. 9 Jean Bourdichon, , dalle epistole di Anna di Bretagna, inizio XVI secolo. Parigi, Bibliothèque Nationale. Luigi XII di Francia >> pagina 880 Analisi ATTIVA I contenuti tematici Il capitolo si struttura in due parti evidenziate dallo stesso autore: nella prima, egli ragiona in una prospettiva universale affermando in teoria la fondatezza del suo ragionamento; nella seconda, invece, intende restringersi (r. 28). È questo un caso in cui Machiavelli sceglie il metodo deduttivo: la teoria generale serve a spiegare il particolare. a’ particulari Un esempio di procedimento deduttivo Individua nel testo le due parti da cui è composto. 1. Nella seconda parte del testo, quali esempi concreti vengono portati a supporto del ragionamento di Machiavelli? 2. La prima parte inizia subito con un’opposizione al giudizio dominante. L’opinione comune (a cui Machiavelli riconosce di aver aderito , r. 9) è che la sorte e Dio governino la vita degli uomini senza che questi ultimi possano modificarla. Tale fatalismo si traduce nella passività, nel (r. 7), che è quanto accade da tempo in Italia, dove l’inerzia è la causa prima della rovina. Proprio in contrapposizione con tale abulia, il consueto (r. 10) introduce il punto di vista dell’autore, il quale, sulla scia tracciata dal pensiero umanistico, rivaluta il libero arbitrio e considera la fortuna (rr. 11-12). Fortuna e virtù sono dunque sullo stesso piano, dividendosi il potere di incidere sulla vita e sulle azioni dell’uomo. qualche volta lasciarsi governare alla sorte nondimanco arbitra della metà delle azioni nostre A sostegno della tesi, Machiavelli introduce una metafora: la fortuna è assimilata (r. 13) capaci di abbattere ogni cosa; fiumi che tuttavia, quando le condizioni esterne siano propizie, cioè nei (r. 17), possono essere incanalati e resi inoffensivi. La metafora non ha in Machiavelli una funzione di semplice abbellimento del discorso; rivelandosi funzionale all’argomentazione, essa viene infatti spiegata e per così dire glossata ai fini di una maggiore incisività e chiarezza: la fortuna (rr. 20-21). a uno di questi fiumi rovinosi tempi queti dimostra la sua potenzia dove non è ordinata virtù a resisterle Seguono poi l’esempio della realtà storica e il confronto tra i grandi paesi europei, Germania, Spagna e Francia, che, grazie alle loro salde monarchie, si sono dotati degli per far fronte alla violenza della fortuna (e quindi alle turbolenze politiche), e l’Italia, che è invece inerte dinanzi alle scorrerie degli stranieri. argini La fortuna non è invincibile Spiega nel dettaglio la metafora del fiume e degli argini: 3. il rappresenta... a fiume rovinoso gli rappresentano... b argini Quale metafora usa l’autore per descrivere l’incapacità dell’Italia di resistere alle invasioni straniere? 4. La seconda parte si apre con un’affermazione che sembra negare in partenza ogni possibilità umana di indirizzare il corso degli eventi: (rr. 28-29). Il successo e l’insuccesso dipenderebbero quindi da circostanze esterne e fortuite, indipendenti dalla volontà umana. Tuttavia, un rimedio, anche se parziale e probabilmente fallibile, esiste ancora: il saper “riscontrare”, cioè adattarsi. Diremmo oggi: la capacità di essere camaleontici, di mutare indole a seconda della convenienza, accordandosi a come (r. 45). Le circostanze possono consigliare di avere ora un atteggiamento , cioè prudente e guardingo, ora (r. 40). A quest’ultima condotta si è ispirato papa Giulio II, che proprio grazie alla sua natura impetuosa ha potuto accordarsi con successo allo spirito del suo tempo. dico come si vede oggi questo principe felicitare e domani ruinare, sanza avergli veduto mutare natura o qualità alcuna e’ tempi e le cose girono respettivo impetuoso Elogio della duttilità Quale principe è in grado di ? 5. felicitare Individua la serie di coppie oppositive che descrivono i diversi e possibili atteggiamenti dei principi. 6. A tuo parere, quali di questi atteggiamenti predilige l’autore? perché? 7. >> pagina 881 Nella conclusione del capitolo, Machiavelli raccoglie le fila del discorso per preparare il terreno alla conclusione militante del trattato. Infatti, dopo aver sottolineato la necessità di adeguare alle situazioni contingenti i comportamenti da adottare per contrastare la fortuna, dichiara apertamente di propendere per l’azione energica del principe. Riprendendo una diffusa tradizione misogina che identifica nella donna una creatura irrazionale, istintiva e capricciosa, l’autore afferma che (rr. 75-76). Dunque l’aggressività virile si fa preferire alla cautela e alla misura: una conclusione che si spiega del tutto solo dopo aver letto il capitolo finale del , nel quale Machiavelli esorta i Medici a liberare l’Italia dall’oppressione straniera. Per far ciò, non era più possibile temporeggiare: solo l’ avrebbe permesso di raggiungere l’obiettivo. la fortuna è donna ed è necessario, volendola tenere sotto, batterla e urtarla Principe impeto Meglio fare che aspettare Come vengono definiti gli uomini all’inizio dell’ultimo paragrafo? Per quale motivo? È, secondo Machiavelli, una caratteristica positiva? perché? 8. Quali caratteristiche bisogna avere per “comandare” la fortuna? 9. Machiavelli è convinto che la fortuna sia, almeno in parte, ancora indirizzabile dalla virtù. Riponi anche tu la medesima fiducia sulle possibilità dell’uomo di determinare il corso della propria esistenza? Argomenta la tua opinione in un testo di circa 20 righe. 10. Scrivere per argomentare Forzare o temporeggiare? Il dilemma è antico: tu sei un sostenitore del coraggio o della prudenza? In quali occasioni ti sei servito dell’uno o dell’altra? Scrivi un testo di circa 30 righe. 11. Scrivere per raccontare Miniatura che rappresenta la Ruota della Fortuna, metà XV secolo.