T5 O bella età de l’oro , atto I, Coro, vv. 656-723 Aminta Nel coro del primo atto dell’ Aminta , i pastori vagheggiano un tempo mitico: un Eden meraviglioso dove si viveva, in pace, un’eterna primavera, la terra produceva spontaneamente delizie e gli uomini godevano liberi e spensierati le gioie dell’amore. Ora quel mondo è irrimediabilmente perduto, sopraffatto dalla civiltà, e recuperarlo è impossibile: l’esortazione finale ad amare si tinge di malinconia, in un presente soffocato dalle leggi sociali e minacciato dalla precarietà dell’esistenza. Canzone di 5 stanze di 13 versi (9 settenari, 4 endecasillabi con schema di rime abCabCcdeeDfF) e un congedo di 3 versi (con rima XyY). Metro Il ricordo di una vita felice Asset ID: 331 ( ) let-altvoc-o-bella-et-delloro-ami140.mp3 Audiolettura PARAFRASI O bella età de l’oro, non già perché di latte sen’ corse il fiume e mele il bosco; ▶ stillò non perché i frutti loro dier da l’aratro intatte 660 le terre, e gli angui errar senz’ira o tosco; non perché nuvol fosco non spiegò allor suo velo, ma in primavera eterna, ch’ora s’accende e verna, 665 rise di luce e di sereno il cielo; né portò peregrino o guerra o merce agli altrui lidi il pino; O bella età dell’oro, [bella] non solo perché scorreva ( ) un fiume di latte e il bosco trasudava miele ( ); non perché le terre producevano i loro frutti senza essere lavorate dall’aratro ( ), e i serpenti ( ) strisciavano senza aggressività o veleno ( ); non perché a quel tempo ( ) nessuna nuvola fosca stendeva il proprio velo oscurando il sole, ma in una primavera continua, che ora passa dalla calura estiva al gelo invernale ( ), il cielo rideva di luce e di sereno; e non perché le navi forestiere ( ) non portavano mai mercanzia o guerra ad altri paesi; 656-668 sen’ corse stillò mele da l’aratro intatte angui tosco allor s’accende e verna pino TRECCANI ▶ Le parole valgono Una di sangue o, se si vuole essere poetici, una di rugiada: la semplice goccia può essere nominata anche così, con l’eleganza e la bellezza che hanno spesso le parole poco usate. Il significato del verbo è una conseguenza: “versare”, “lasciar cadere goccia a goccia” oppure, quando viene utilizzato in forma intransitiva, “uscire e cadere goccia a goccia” («L’acqua dalla fessura della roccia»). stillare stilla stilla stillare stillava ▶ Alla stessa famiglia di stillare appartengono alcuni verbi e sostantivi, tra i quali instillare , distillare e stillicidio . Forma una frase di senso compiuto con ciascuno di essi. il commercio è visto come un incentivo alla competizione e al guadagno, e quindi alla lotta tra le persone e i popoli. 668 merce: ma sol perché quel vano nome senza soggetto, 670 quell’idolo d’errori, idol d’inganno, quel che dal volgo insano onor poscia fu detto, che di nostra natura ’l feo tiranno, non mischiava il suo affanno 675 fra le liete dolcezze de l’amoroso gregge; né fu sua dura legge nota a quell’alme in libertate avvezze, ma legge aurea e felice 680 che natura scolpì: «S’ei piace, ei lice». ma [bella] solo perché quella parola vuota ( ) a cui non corrisponde alcuna sostanza ( ), quella falsa e ingannevole divinità ( ), quella che fu poi chiamata onore dal folle popolo ( ), che lo rese tiranno del nostro istinto ( ), non mescolava i suoi tormenti con i sereni piaceri della schiera degli innamorati ( ); e la sua crudele legge non era conosciuta a quelle anime abituate alla libertà, ma esse conoscevano una legge beata ( ) e felice che la natura ha scolpito: «Tutto ciò che piace è lecito» ( ). 669-681 vano nome soggetto idolo volgo insano natura amoroso gregge aurea «S’ei piace, ei lice» nell’antichità le leggi erano scolpite nella pietra. 681 scolpì: Allor tra fiori e linfe traen dolci carole gli Amoretti senz’archi e senza faci; sedean pastori e ninfe 685 meschiando a le parole vezzi e susurri, ed ai susurri i baci strettamente tenaci; la verginella ignude scopria sue fresche rose, 690 ch’or tien nel velo ascose, e le poma del seno acerbe e crude; e spesso in fonte o in lago scherzar si vide con l’amata il vago. In quel tempo tra i fiori e i ruscelli ( ) gli Amorini senza archi né fiaccole ( ) intrecciavano ( ) dolci danze ( ); i pastori e le ninfe sedevano insieme mescolando alle parole tenerezze e sussurri e ai sussurri, baci appassionatamente prolungati ( ); le fanciulle scoprivano senza veli la rosea freschezza della propria carnagione, che ora tengono nascosta sotto gli abiti, e le rotondità ( ) del seno ancora acerbe e immature per la giovinezza; e spesso si vedeva l’innamorato ( ) scherzare con l’amata presso una fonte o un lago. 682-694 linfe faci traen carole strettamente tenaci poma il vago balli di più persone che si eseguono tenendosi per mano e girando in cerchio, generalmente accompagnati dalla musica e dal canto. 683 carole: Tu prima, Onor, velasti 695 la fonte de i diletti, negando l’onde a l’amorosa sete; tu a’ begli occhi insegnasti di starne in sé ristretti, e tener lor bellezze altrui secrete; 700 tu raccogliesti in rete le chiome a l’aura sparte; tu i dolci atti lascivi festi ritrosi e schivi; a i detti il fren ponesti, a i passi l’arte; 705 opra è tua sola, o Onore, che furto sia quel che fu don d’Amore. Tu per primo, Onore, hai nascosto la fonte dei piaceri, negando l’acqua ( ) alla sete d’amore; tu hai insegnato ai begli occhi a stare abbassati per pudore ( ), e a tenere le loro bellezze inaccessibili ( ) agli altri; tu hai raccolto in una reticella i capelli sparsi all’aria ( ); tu hai reso restii e schivi i dolci atti d’amore; alle parole ( ) hai posto il controllo, all’incedere ( ) una maniera artificiosa ( ); è solo opera tua, o Onore, che oggi sia considerato un furto quello che un tempo era un dono dell’Amore. 695-707 l’onde ristretti secrete le chiome a l’aura sparte detti a i passi l’arte E son tuoi fatti egregi le pene e i pianti nostri. Ma tu, d’Amore, e di Natura donno, 710 tu domator de’ Regi, che fai tra questi chiostri, che la grandezza tua capir non ponno? Vattene, e turba il sonno a gl’illustri e potenti: 715 noi qui, negletta e bassa turba, senza te lassa viver ne l’uso de l’antiche genti. Amiam, ché non ha tregua con gli anni umana vita, e si dilegua. 720 Tue imprese meravigliose ( ) sono le sofferenze e i nostri pianti. Ma tu, signore ( ) dell’Amore e della Natura, tu, dominatore dei re ( ), che cosa fai in questi luoghi appartati che non possono contenere ( ) la tua grandezza? Vattene, e turba il sonno agli uomini famosi e ai potenti: lascia noi, gente ( ) umile e rozza, vivere qui, senza la tua presenza, secondo il libero costume dei popoli antichi. Amiamo, poiché la vita umana non si ferma con gli anni, e fugge via. 708-720 fatti egregi donno domator de’ Regi capir non ponno turba latinismo da . 710 donno: dominus in tal modo definiscono sé stessi gli abitanti delle selve che stanno recitando il coro. 716-717 negletta e bassa turba: Amiam, ché ’l Sol si muore e poi rinasce: a noi sua breve luce s’asconde, e ’l sonno eterna notte adduce. Amiamo, poiché il sole muore e poi risorge: a noi la sua breve luce si nasconde, e il sonno [della morte] porta ( ) la notte eterna. 721-723 adduce >> pagina 998 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici Il coro del primo atto dell’ , commentando e spiegando al pubblico – secondo il modello della tragedia greca – l’azione scenica, riassume la morale dell’opera esponendo il conflitto tra la civiltà presente e la favolosa età dell’oro. A rappresentarlo, Tasso contrappone l’Amore e l’Onore, personificandoli. Il primo sentimento simboleggia il piacere spontaneo e naturale, il sereno dispiegamento degli istinti, non sottoposto ad alcun vincolo morale né limitato da sensi di colpa: tale piacere era appunto vissuto in piena libertà in un tempo mitico e remoto, quando i pastori, nella semplicità della vita bucolica, potevano amare senza costrizioni. Aminta Purtroppo i tempi di oggi – lamenta Tasso – non sono più quelli di una volta. L’innocenza e la spensierata schiettezza che caratterizzavano il mondo dei pastori dell’età dell’oro sono state sostituite dalla tirannia dell’Onore, (v. 671) che ha cancellato i disinibiti costumi primitivi introducendo il senso della vergogna, l’ipocrisia del moralismo, la falsa onestà. Generando turbamento e pudore, modificando i rapporti tra i sessi – un tempo armonici e liberi perché sottoposti unicamente alle leggi della natura – e minacciando la spontaneità degli affetti, l’Onore è il principale responsabile dell’infelicità degli uomini, costretti al rispetto di un codice etico fatto di , cioè di artificio, convenzioni e inganno (non a caso di un tempo sono diventati , vv. 703-704, e ciò che una volta era ora è considerato , v. 707). quell’idolo d’errori, idol d’inganno arte i dolci atti lascivi ritrosi e schivi don d’Amore furto Amore contro Onore Temi nel tempo – Il mito dell'età dell'oro Il coro si congeda prima con un’apostrofe all’Onore stesso, invitato ad accanirsi solo contro i potenti e a lasciare in pace gli umili, e poi con un’esortazione ad amare. Eppure, anche questo incitamento è venato d’inquietudine: le gioie dell’esistenza hanno breve durata. , ripete con un’anafora il poeta (vv. 719 e 721): ma l’immagine della (v. 722) della nostra vita suggerisce, amaramente, la percezione della caducità delle cose umane e l’incombere dell’ (v. 723) della morte. Amiam breve luce eterna notte Un’esortazione malinconica Gli argomenti usati da Tasso contro l’Onore non sono ideologicamente inoffensivi: di fronte al conformismo della società cortigiana, egli pronuncia un vero atto d’accusa, per quanto velato dall’utilizzo di un tradizionale della letteratura come quello dell’età dell’oro. Sotto l’apparenza mitologica e atemporale, il poeta infatti condanna una cultura formalista e inautentica, chiusa in un freddo sistema di norme da rispettare. La nostalgia per un’epoca in cui il piacere e la sensualità potevano essere vissuti in piena libertà non è soltanto un astratto gioco letterario o un aristocratico passatempo da condividere all’interno della corte: nell’idealizzare il tempo in cui era possibile tutto ciò che piaceva ( , v. 681), Tasso insinua un messaggio non privo di provocazione indirizzato alle corti, luoghi dove l’autenticità dell’esistenza era stata soppiantata dai riti e dai valori fittizi del prestigio sociale. topos «S’ei piace, ei lice» La critica al conformismo Le scelte stilistiche Al di là della sua implicita valenza ideologica, l’ rimane pur sempre una favola lirica composta con grande sapienza letteraria. Non a caso, sul piano stilistico, il coro presenta una vera e propria collezione di citazioni e riferimenti classici. Sotto le spoglie di un’apparente naturalezza, infatti, Tasso utilizza fonti classiche e moderne. Le prime si colgono soprattutto nelle prime tre strofe del coro: la quarta delle di Virgilio, le di Tibullo e soprattutto le di Ovidio offrono al poeta un florilegio di immagini e motivi legati alla celebrazione dell’età dell’oro. Non mancano inoltre gli agganci alla tradizione petrarchesca: i vv. 669-671 ( ) richiamano alla memoria i vv. 76-77 della canzone («non far idolo un nome / vano, senza soggetto», , 128), mentre (v. 702) non sono che la variante dell’ del celebre sonetto ( , 90). Aminta Bucoliche Elegie Metamorfosi vano / nome senza soggetto, / quell’idolo d’errori, idol d’inganno Italia mia, benché ’l parlar sia indarno Canzoniere le chiome a l’aura sparte incipit Erano i capei d’oro a l’aura sparsi Canzoniere Anche gli ultimi versi riprendono un modello classico, senz’altro noto ai colti spettatori della corte estense: l’invito all’amore, la caducità dei piaceri umani e l’incombere della morte – temi tipici anche della tradizione laica umanistico-rinascimentale (si pensi a Lorenzo de’ Medici e ad Angelo Poliziano), ma trattati da Tasso con struggimento e inquietudini maggiori – rappresentano quasi la traduzione letterale dei vv. 4-6 del quinto carme del poeta latino Catullo. Un tessuto di rimandi letterari >> pagina 999 Vale la pena di soffermarsi sulle modalità che Tasso impiega per passare dalla celebrazione letteraria dell’età dell’oro, a prima vista ideologicamente innocua e letterariamente stereotipata, al motivo più originale (e portatore di un messaggio più “pericoloso”) del prevalere dell’Onore sull’Amore. Ebbene, dobbiamo notare come all’inizio della quarta strofa l’autore accentui l’enfasi del discorso chiamando in causa direttamente in apostrofe (v. 695) il colpevole di tutti i mali del presente: non solo una volta, ma ben quattro (con la triplice ripetizione anaforica del pronome , ai vv. 698, 701 e 703). L’allocuzione continua anche nella strofa successiva, ulteriormente sottolineata prima dal tono sarcastico ( , vv. 708-709), poi da un’incalzante interrogativa (vv. 710-713) e da una serie di imperativi ( , v. 714; , vv. 717-718): tutti espedienti per esprimere il dolente – e polemico – rimpianto per la perdita della libertà e dell’autenticità. tu E son tuoi fatti egregi / le pene e i pianti nostri Vattene, e turba lassa / viver Il congedo rappresenta il punto d’arrivo di questa strategia retorica: l’anafora con cui il poeta esorta ad amare ( , vv. 719 e 721) e la cupa immagine del sonno eterno sigillano con un il messaggio inquieto e angoscioso dell’intero componimento. Amiam climax La drammatizzazione retorica Parmigianino, (particolare della ), 1524. Fontanellato, Rocca Sanvitale. Ninfa Stufetta di Diana e Atteone VERSO LE COMPETENZE Comprendere Perché l’età dell’oro è esaltata dalla tradizione e perché invece, secondo il coro, essa fu ? 1 bella Qual è l’unica legge morale dell’età aurea? 2 Analizzare Evidenzia le parti del testo in cui emerge, dietro la patina letteraria, il sofferto rapporto dell’autore con l’ambiente cortigiano. 3 La canzone contrappone stato di natura e civiltà moderna. Rintraccia gli elementi inseriti nella tabella e scrivi il verso in cui compaiono. Completa quindi la tabella indicando per contrasto il secondo elemento della coppia e il relativo verso. 4 Stato di natura Età moderna Onore (v. …....) (v. …....) affanno (v. …....) dura legge don d’Amore (v. …....) (vv. …....) negletta e bassa turba Al v. 668 troviamo il termine : che significato ha e quale figura retorica vi riconosci? 5 pino […] (vv. 678-680): di che figura retorica si tratta? Quale significato assume? 6 Dura legge legge aurea L’Onore ha negato (v. 697). Siamo in presenza di una figura retorica. Quale? 7 l’onde a l’amorosa sete Metonimia a Metafora b Sineddoche c Iperbato d Interpretare Chiarisci con quale significato Tasso utilizza la parola “onore” in questa canzone. Con l’aiuto del vocabolario, serviti di una serie di termini che possono essere assimilati a questo concetto. 8 Nella conclusione, il poeta riprende il tema classico e rinascimentale del . A tuo giudizio, nel declinare tale motivo, in che modo si differenzia dagli autori delle precedenti generazioni? 9 carpe diem scrivere per... esporre Partendo dal testo e facendo riferimento alla biografia e al carattere del poeta, spiega quali sono le critiche maggiori che Tasso rivolge al proprio tempo, inquadrando il suo disagio all’interno del clima culturale e sociale in cui visse. Scrivi un testo espositivo di circa 30 righe. 10 Dibattito in classe L’atteggiamento di rimpianto e nostalgia per un passato considerato più spensierato e felice è piuttosto comune, soprattutto nelle persone adulte o anziane. Che cosa ne pensi? Anche tu idealizzi, per esempio, il tempo della tua infanzia, oppure preferisci vivere appieno il presente? Confrontati con i compagni. 11