unità 1 • le origini e il duecento
LA PRODUZIONE IN LINGUA D’OïL: CANZONI DI GESTA E ROMANZI CAVALLERESCHI
I primi testi scritti in lingua volgare hanno funzioni pratiche e sono per esempio testamenti, libri contabili e documenti. Solo a partire dall’XI secolo saranno composti nelle lingue volgari anche i testi letterari.
Una delle più importanti produzioni letterarie è quella in lingua d’oïl che si sviluppa nella Francia del Nord e si divide in canzoni di gesta (chansons de geste) e romanzi cavallereschi.
Le canzoni di gesta
Le canzoni di gesta si chiamano canzoni perché in origine venivano cantate e solo in seguito vennero scritte.
Raccontano le imprese (le gesta) di Carlo Magno e dei suoi Paladini (cavalieri), impegnati a difendere la cristianità contro i Saraceni (gli Arabi); per questo vengono ragruppate sotto il titolo di “ciclo carolingio”.
Il tema delle canzoni di gesta è principalmente guerresco.
Questi componimenti si rivolgono al popolo delle piazze e dei mercati, usano perciò un linguaggio molto semplice e comprensibile.
La Chanson de Roland (Canzone di Orlando) è il testo più famoso tra le canzoni di gesta. È un’opera in versi di un autore sconosciuto che racconta lo scontro tra l’esercito di Carlo Magno e i Saraceni che avevano conquistato la Spagna, e in particolare narra la battaglia di Roncisvalle, del 778, e la morte eroica del paladino Orlando che si sacrifica per difendere il proprio re e il proprio Dio. Come le altre canzoni di gesta, anche la Chanson de Roland usa molte ripetizioni, che servivano ad aiutare a recitare i testi davanti al pubblico, e modi di dire fissi per definire i personaggi, come per esempio “Carlo dalla barba bianca”.
I romanzi cavallereschi
I romanzi cavallereschi sono dedicati alle imprese dei cavalieri di re Artù, chiamati anche
cavalieri della Tavola Rotonda, che si svolgono in Bretagna; per questo si chiama anche “ciclo bretone”.
Narrano gli amori e le avventure dei cavalieri in una dimensione fiabesca e magica. In questi testi, accanto alle battaglie,
diventa tema centrale anche l’amore.
Il pubblico dei romanzi cavallereschi è il pubblico della corte, per questo i romanzi cavallereschi vengono chiamati anche romanzi cortesi e il linguaggio usato è molto complesso e raffinato.
L’autore più importante di romanzi cavallereschi è Chrétien de Troyes (si pronuncia “Cretién de Truá”),
autore di 5 romanzi in versi.
Di lui si sa poco. L’unica informazione sicura è che scrive i suoi romanzi tra il 1160 e il 1190.
I cavalieri di Chrétien de Troyes sono eroi solitari e coraggiosi che fanno una vita avventurosa cercando l’amore ideale.
LA PRODUZIONE IN LINGUA D’OC: LA LIRICA PROVENZALE
Nella Francia del Sud, in particolare in Provenza dove si parla la lingua d’oc, si afferma la lirica, cioè la produzione di componimenti poetici brevi.
Gli autori di queste poesie, i trovatori, sono poeti di mestiere, che giravano di corte in corte, o anche nobili.
Si rivolgono a un pubblico colto e raffinato, per questo usano spesso un linguaggio difficile e scelgono ▶ metri e strutture sintattiche complesse.
La lirica provenzale è lontana dai valori religiosi; propone una visione laica che ha come nucleo centrale l’amore: un amore che non sarà mai soddisfatto, l’amore per la donna amata, adorata con discrezione e lodata a dismisura.
Come il vassallo è sottomesso al suo signore, il poeta è sottomesso alla donna amata e vive una vera servitù d’amore, secondo le regole dell’amore cortese.
I trovatori più noti, che poi hanno avuto anche una grande influenza sulla letteratura italiana dei decenni successivi e che saranno conosciuti e imitati anche da Dante e Petrarca, sono: Bernart de Ventadorn, Jaufré Rudel e Arnaut Daniel.
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La morte di Orlando
da La Chanson de Roland
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Lassa 173
Orlando sente che la morte lo invade,
dalla testa sul cuore gli discende.
Sotto un pino se ne va correndo,
sull’erba verde s’è coricato prono,
sotto di sé mette la spada e il corno.
Ha rivolto il capo verso la pagana gente:
l’ha fatto perché in verità desidera
che Carlo dica a tutta la sua gente
che da vincitore è morto il nobile conte.
Confessa la sua colpa rapido e sovente,
per i suoi peccati tende il guanto a Dio.
Lassa 174
Orlando sente che il suo tempo è finito.
Sta sopra un poggio scosceso, verso Spagna;
con una mano s’è battuto il petto:
«Dio! mea culpa, per la grazia tua,
dei miei peccati, dei piccoli e dei grandi,
che ho commesso dal giorno che son nato
fino a questo giorno in cui sono abbattuto!»
Il guanto destro ha teso verso Dio.
Angeli dal cielo sino a lui discendono.
DENTRO IL TESTO
METRO: nel testo originale, lasse (strofe) ▶ assonanzate
Lo stile della Chanson de Roland è semplice. Ci sono molte ripetizioni e la stessa situazione è ripetuta più volte con
piccole varianti.
Qui per esempio, nei primi e negli ultimi versi delle due lasse (strofe), si vede Orlando morente che compie il gesto di
tendere il guanto a Dio, come facevanoi vassalli per indicare la loro sottomissione a Dio.