unità 3 • UMANESIMO E RINASCIMENTO

      niccolò machiavelli

La vita

Niccolò Machiavelli nasce a Firenze nel 1469 da una famiglia borghese.
La sua famiglia non è molto ricca, ma Machiavelli riesce ad avere una buona educazione umanistica.


Nel 1498, dopo l’esecuzione del monaco ▶ Savonarola a Firenze, Machiavelli inizia la sua carriera politica nella nuova repubblica fiorentina, assumendo incarichi in diplomazia e nell’esercito.
L’esercito è fondamentale per proteggere il governo repubblicano e questo aiuta l’ascesa politica di Machiavelli. Quando però nel 1512 tornano al potere i Medici, Machiavelli cade in disgrazia, viene imprigionato e torturato.


Escluso dalla vita politica, Machiavelli comincia a scrivere saggi politici e opere teatrali.
Anni dopo, quando ormai non è più considerato un nemico, i Medici gli affidano piccoli incarichi. Ma quando nel 1527 i Medici perdono nuovamente il potere e a Firenze torna la repubblica, Machiavelli viene escluso da ogni carica pubblica.

Pochi mesi dopo, nel 1527, Machiavelli muore.

I GRANDI temi

L’autoritratto

Machiavelli scrive molte lettere nelle quali descrive sé stesso e parla di politica, la sua unica vera passione.

Gli insegnamenti della Storia

Machiavelli si propone, tramite lo studio della Storia, di aiutare i governanti a superare la crisi che l’Italia – divisa in tanti Stati regionali piccoli e deboli – sta vivendo. Machiavelli è infatti convinto che gli uomini nel corso dei secoli si comportino sempre nello stesso modo, e quindi studiare la Storia permette di capire meglio il presente e di trovare negli esempi del passato le soluzioni per risolvere le difficoltà contemporanee.

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La forma di governo

Anche se pensa che una forma di governo perfetta non esista, Machiavelli preferisce la repubblica, perché è in grado di coinvolgere nella gestione del potere anche il popolo. La forma di governo deve comunque adattarsi alle circostanze del momento. E secondo Machiavelli l’Italia dei suoi tempi ha bisogno di un principe, per unire il Paese e sconfiggere la corruzione.

Pessimismo

Machiavelli ha un’immagine dell’uomo diversa da quella del Rinascimento.
Infatti ritiene l’uomo malvagio e corrotto.
Solo singoli individui particolarmente determinati nel realizzare i propri scopi possono emergere sugli altri.

Le opere

Le opere politiche

Nel primo periodo le opere di Machiavelli sono legate alla sua attività politica. In queste opere nate da viaggi, discorsi e incontri, si sviluppano le prime originali idee riguardanti l’importanza della forza, la distinzione tra morale e politica e l’importanza della conoscenza della Storia per comprendere i processi politici.


In questi anni Machiavelli scrive Descrizione del modo tenuto dal Duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il Signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini in cui descrive il modo in cui Cesare Borgia eliminò i suoi avversari politici.

L’autore non condanna affatto la strage perché appunto sostiene che non bisogna confondere morale e politica.

Dopo il ritorno dei Medici al potere, Machiavelli non partecipa più alla vita politica e si dedica allo studio. In questi anni scrive i suoi capolavori.


Il Principe è stato pubblicato nel 1532, dopo la morte di Machiavelli. è il suo testo più noto e una delle opere italiane più lette al mondo.


I Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio sono riflessioni, appunti e annotazioni stimolate dalla lettura della Storia di Roma di Tito Livio.
Mentre nel Principe Machiavelli studia la creazione dello Stato assoluto, nei Discorsi invece studia la repubblica, il cui modello migliore è stato quello della Roma antica.


Dell’arte della guerra è un trattato composto tra il 1519 e il 1520. In questa opera, scritta in forma di dialogo, si discute dei difetti delle truppe mercenarie e sulle qualità e superiorità di un esercito stabile.

Anche in questo caso il modello proposto è quello dell’antica Roma.

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Le opere storiche 

Negli ultimi anni della sua vita Machiavelli si dedica a scrivere opere storiche in cui è più interessato a dare un’interpretazione politica dei fatti che a ricostruirli sulla base dei documenti.


Le Istorie fiorentine (1520-1525) sono otto libri dedicati alla storia dell’Itaia e in particolare di Firenze, dalla caduta dell’Impero romano fino alla morte di Lorenzo il Magnifico (1492).

In quest’opera Machiavelli individua, tra i principali mali dell’Italia, il ruolo dello Stato della Chiesa, colpevole di impedire l’unificazione politica della penisola italiana.

Le opere letterarie 

Machiavelli scrive anche opere letterarie tra cui componimenti in versi, poemi, novelle.


Fra le opere letterarie spicca La mandragola: scritta nel 1518, è una commedia considerata tra le più importanti del teatro comico italiano del Cinquecento.

Machiavelli mette in scena una umanità plebea e volgare, criticando l’ipocrisia dei comportamenti umani.
L’opera si ispira al genere della presa in giro dello sciocco.
La storia è in 5 atti ed è ambientata a Firenze.

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il PRINCIPE

Un trattato di attualità politica

Il Principe è un libro breve scritto in meno di un anno nel 1513, data in cui Machiavelli è costretto a lasciare l’attività politica.


La prima pubblicazione avviene dopo la sua morte, nel 1532.

L’autore considera Il Principe un vero trattato politico con cui intende mostrare la sua abilità. Il libro non ha successo all’epoca come ne avrà in seguito.

L’opera è dedicata inizialmente a Giuliano de’ Medici, ma, dopo la morte di quest’ultimo, viene dedicata a Lorenzo di Piero de’ Medici.

Con la dedica alla famiglia de’ Medici, che governano Firenze, Machiavelli spera di poter ancora svolgere degli incarichi politici per loro.

I temi

Il Principe è composto da 26 capitoli brevi che affrontano quattro temi:

  • i vari tipi di principato;
  • l’ordinamento delle milizie;
  • le qualità di un principe;
  • la situazione italiana.

Prima del Principe tanti libri hanno trattato il tema delle qualità necessarie a un principe per prendere e mantenere il potere; ma erano opere che descrivevano le caratteristiche morali ideali.
Il testo di Machiavelli invece descrive la realtà brutale della lotta politica così come è.


In politica l’unica distinzione sensata, secondo Machiavelli, è quella tra la violenza fine a sé stessa (e quindi negativa) e il comando razionale della forza.

Ma poiché nessun uomo di Stato può prevedere tutto, ci sarà sempre qualche elemento non calcolabile.


Machiavelli chiama questo elemento non calcolabile “fortuna”. A questa si oppone la “virtù”, cioè la capacità di valutare la situazione e intervenire rapidamente.

La conseguenza del pensiero di Machiavelli è quella di separare definitivamente la morale dalla politica.

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Il linguaggio

Machiavelli usa uno stile argomentativo, ordinato e razionale, che rende la scrittura chiara e facile da leggere. La prosa non ha abbellimenti ed è molto espressiva grazie all’uso di un linguaggio molto vario.

VERIFICA

Rispondi alle domande


1. Machiavelli scrive:

  • solo opere politiche.
  • opere politiche, storiche e letterarie.


2. Secondo Machiavelli l’Italia non è unita per colpa:

  • delle tante Signorie.
  • dello Stato della Chiesa.


3. Machiavelli ritiene che la forma di governo più adatta per l’Italia sia:

  • il principato.
  • la repubblica.


4. Nel Principe la visione di Machiavelli è:

  • realistica.
  • idealistica.


5. Machiavelli condanna:

  • la violenza fine a se stessa.
  • l’uso razionale della forza.


6. Per esporre le sue idee, Machiavelli usa uno stile:

  • violento e sarcastico.
  • ordinato e razionale.


7. Nella Mandragola Machiavelli critica:

  • l’ipocrisia degli uomini.
  • l’ambizione dei potenti.

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In che modo i Principi devono tener fede alla parola data


di Niccolò Machiavelli, da Il Principe, XVIII

In questo capitolo Machiavelli rovescia l’immagine tradizionale el sovrano visto come somma di tutte le virtù.

Il Principe, sostiene Machiavelli, deve sembrare fedele, leale, onesto e religioso ma, se la situazione lo richiede, deve rinunciare ad agire correttamente per mantenere il potere.

Infatti, secondo l’autore, l’etica è subordinata alla politica e, poiché gli uomini giudicano dalle apparenze, l’importante per il Principe è mostrare di essere leale e onesto, non esserlo veramente.

Machiavelli si rivolge direttamente al lettore con il “voi” e struttura il discorso in modo che siano chiari i passaggi logici da un’idea all’altra.

Quanto sia lodevole per un principe mantenere la parola data e vivere con trasparenza e senza astuzia, tutti lo capiscono: nondimeno l’esperienza dei nostri tempi mostra che hanno fatto grandi cose quei principi che hanno tenuto in scarso conto la parola data e che hanno saputo raggirare con l’astuzia i cervelli altrui; alla fine, questi principi sono stati superiori a quelli che si sono fondati sulla sincerità.


Dovete dunque sapere che ci sono due modi di combattere; l’uno, con le leggi; l’altro, con la forza.
Il primo è proprio dell’uomo; il secondo, delle bestie. Ma siccome il primo molte volte non basta, è opportuno ricorrere al secondo: perciò a un principe è necessario sapere usare bene sia la bestia che l’uomo. [...]


Essendo dunque necessario che un principe sappia usare la bestia, da quest’ultima deve prendere la volpe e il leone, perché il leone non sa difendersi dalle trappole, e la volpe non sa difendersi dai lupi; bisogna dunque essere volpe e riconoscere le trappole, e leone e spaventare i lupi; quelli che usano soltanto i modi del leone non se ne intendono.

Perciò un signore che sia saggio non può né deve mantenere la parola data quando questo gli risulti dannoso, e quando si siano esaurite le ragioni che gliela avevano fatta promettere. E se gli uomini fossero tutti buoni, questo precetto non sarebbe buono; ma siccome sono malvagi, e non manterrebbero la parola con te, neppure tu la devi mantenere con loro; e a un principe non sono mai mancate ragioni legittime da accampare per camuffare l’inadempienza. Se ne potrebbero dare molti esempi recenti, mostrando quante paci, quante promesse sono state disattese e annullate dall’infedeltà dei principi: e chi meglio ha saputo usare la volpe, meglio è riuscito.

Ma è necessario saperla ben camuffare, questa natura, ed essere grande simulatore e dissimulatore: d’altro canto gli uomini sono tanto ingenui, e tanto condizionati dalle necessità del momento, che chi inganna troverà sempre chi si lasci ingannare.


È utile apparire pietoso, fedele, umano, onesto, religioso – ed esserlo, ma avendo l’animo disposto in modo che, dovendo non esserlo, tu possa e sappia agire al contrario. Bisogna infatti tenere presente che un principe, e soprattutto un principe nuovo, non può attenersi solo a quelle cose per le quali gli uomini sono definiti buoni, perché spesso è costretto, per mantenere lo stato, ad operare contro la fede, contro la carità, contro l’umanità, contro la religione.


E quindi bisogna che egli abbia un animo disposto a voltarsi dalla parte che i venti della fortuna e il variare delle cose gli comandano; e come prima ho detto, che non si discosti dal bene, se può, ma che sappia varcare la soglia del male, se deve.

Un principe, insomma, deve stare ben attento che non gli esca mai di bocca cosa che non sia piena delle cinque qualità sopra indicate; deve sembrare, a udirlo e a vederlo, tutto pietà, tutto fede, tutto onestà, tutto umanità, tutto religione; e quest’ultima qualità è la più necessaria da far credere di avere.

Gli uomini, in genere, giudicano più con gli occhi che con le mani, perché tutti sono capaci di vedere, pochi di percepire; tutti vedono quello che tu sembri, pochi percepiscono quello che tu sei, e quei pochi non osano opporsi all’opinione dei molti, specie se questi ultimi hanno dalla loro la maestà dello Stato; e nelle azioni di tutti gli uomini, e soprattutto dei principi, per i quali non c’è un giudice a cui appellarsi, si guarda al fine.


Faccia dunque in modo, un principe, di conquistare e mantenere lo Stato: i mezzi saranno sempre giudicati onorevoli, e da ciascuno saranno lodati; perché il volgo lo si conquista con le apparenze e con il buon esito dell’impresa: e nel mondo non c’è altro che volgo, e i pochi nulla possono, quando i molti abbiano qualcuno a cui appoggiarsi. Qualche principe dei tempi d’oggi, che non è opportuno nominare, non fa altro che predicare pace e fede, e dell’una e dell’altra è nemico giurato; sia l’una che l’altra, se le avesse osservate, gli avrebbero tolto più volte la reputazione e lo Stato.

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VERIFICA

Rispondi alle domande


1. Machiavelli parla di due modi di combattere: con le leggi o con la forza. Secondo Machiavelli il Principe deve lottare:

  • usando solo le leggi.
  • usando la forza.


2. Secondo Machiavelli, “un signore che sia saggio deve mantere la parola data”:

  • a ogni costo.
  • quando ciò non gli crea danno.


3. Machiavelli afferma che “chi inganna troverà sempre chi si lasci ingannare” perché:

  • la natura dell’uomo è quella di essere ingenuo.
  • l’uomo è naturalmente buono.


4. Secondo Machiavelli, il Principe deve:

  • essere sempre pietoso, onesto e religioso.
  • essere pietoso, onesto e religioso quando ciò non gli crea danno.