Educazione civica – Pagine di realtà

Le parole possono ferire: l’importanza del contesto

→ La poesia comico-realistica, p. 22

Al giorno d’oggi, nell’epoca dei social network, è più che mai importante ricordare che le parole hanno un grande potere e una grande responsabilità, in quanto sono capaci, nel bene e nel male, di indirizzare l’opinione pubblica.

È dunque fondamentale che parole ed espressioni vengano scelte accuratamente tenendo conto del contesto in cui vengono usate, come sostiene la sociolinguista Vera Gheno (n. 1975) nel seguente articolo.

C’è un settore della lingua molto ricco e interessante da studiare che è quello delle parole che feriscono. […]


Quelle più semplici […] sono quelle esplicitamente offensive: insulti, epiteti, termini volgari, bestemmie.

Sono così evidenti che possono essere facilmente “flaggate” in rete da filtri che ne impediranno la pubblicazione, ma anche in questo caso apparentemente lampante possono succedere incidenti: potrebbe capitare che un omosessuale che usa scherzosamente il termine “frocio” per autodefinirsi venga bloccato da Facebook per “hate speech”, perché il sistema, o chi controlla, non è in grado di comprendere l’uso ironico del termine. Insomma, dobbiamo considerare anche il settore delle parole che sarebbero offensive, ma che se usate in un certo modo possono anche non esserlo: nigger […] se impiegato da una persona di colore, ad esempio un rapper, diventa invece una rivendicazione di orgoglio razziale. Insomma, non conta solo il contesto, ma anche l’atteggiamento.


Non si possono avere certezze che una parola apparentemente offensiva sia usata per offendere, ma nemmeno che una parola non offensiva non venga usata per offendere. Questo è in parte il limite del cosiddetto “politicamente corretto”: […] non è che un razzista diventi meno razzista se usa “afroamericano” invece di “negro”, anche se è vero che l’uso delle parole più corrette può contribuire a modificare, seppur lentamente, l’opinione pubblica.


Molto più infide sono le parole che possono diventare offensive a seconda del contesto o, soprattutto, dell’intenzione comunicativa […]: i nomi di ortaggi o animali (finocchio, rapa, bietolone, cagna, caimano, maiale), i nomi geografici (levantino, cinese, mongolo), le malattie (matta, deficiente, storpio). […]


Ancora più insidiose sono le parole che non sembrano offensive: signora, ad esempio, può venire
usato in maniera derogatoria per rivolgersi a una professionista invece del suo titolo professionale. […] Alla stessa maniera, si può usare con intento offensivo un’espressione come giovane studiosaapparentemente gentile, ma in realtà pesantemente paternalistica.

(Vera Gheno, Tutti i modi dell’hate speech sui social media: quando la lingua separa e ferisce, 3 maggio 2018)

LEGGI E COMPRENDI


1. Quali sono i limiti di un atteggiamento “politicamente corretto”?

2. È sempre chiaro se una parola ha un valore offensivo o meno?

RIFLETTI, SCRIVI, SOSTIENI


3. Dopo aver letto l’articolo, è bene ricordare che nella nostra vita di tutti i giorni occorre usare le parole con attenzione, anche sui social media. Ritieni che esistano dei limiti entro i quali l’offesa, la presa in giro, la derisione siano tollerabili? Che cosa invece le rende inaccettabili? Ti sembra che oggi questo modo di relazionarsi con gli altri riguardi solo la sfera privata o anche la comunicazione pubblica?

Ragiona su questi spunti in un testo argomentativo, presentando il tuo punto di vista, facendo riferimento – se lo ritieni opportuno – a tue esperienze personali, ma ampliando il discorso anche all’ambito legislativo con la lettura dell’art. 594 del Codice penale.
Per fare ricerca
Cerca in Rete l'articolo 594 del nostro Codice penale: l’ingiuria è sanzionata con la reclusione o con una multa; ancora più severi sono i provvedimenti se la diffamazione avviene a mezzo stampa.