La tragedia de l Agamennone, le Coèfore e le Eumènidi), in Sofocle pare predominare il destino solitario e angoscioso dell eroe, abbandonato al dolore della vita, quasi sempre senza via di redenzione, come dimostrano per esempio l dipo re e l Antigone ( p. 116). Una svolta, scarsamente apprezzata dai suoi contemporanei, si ebbe invece con Euripide: le sue tragedie dimostrano inequivocabilmente una maggiore sensibilità verso la psicologia dei personaggi, i quali, rispetto ai ben più solidi eroi dell epica e della tragedia precedente, ora assumono connotati più umani e fragili (Medea; Ippolito). integralmente: tutte di argomento greco, in esse l elemento mitico si mescola sapientemente alla loso a stoica praticata dal loro autore. Al periodo successivo, quello della dinastia avia, risale l opera di Curiazio Materno, protagonista del dialogo De oratoribus di Tacito (ca 102 d.C.), che fu autore di almeno quattro tragedie di argomento sia greco sia romano. LA TRAGEDIA IN ET MEDIEVALE E MODERNA LA RINASCITA DEL CINQUE-SEICENTO LA TRAGEDIA ROMANA DAI COTURNI GRECI ALLA TOGA ROMANA Al suo esordio, la tragedia romana avulsa dal contesto socio-politico in cui era nata la tragedia greca appare decisamente svuotata della dimensione etica e della funzione sociale del dramma attico. Lo spettacolo teatrale era, anzi, addirittura guardato con sospetto dall autorità romana, che vi scorgeva i possibili prodromi di sommosse e ribellioni. I teatri erano semplici spazi lignei ( p. 74), che al termine della rappresentazione venivano smontati. Il primo teatro stabile fu quello edi cato da Pompeo nel 61 a.C., quando già la società romana andava incontro a profondi cambiamenti. Tragedie scrissero i tre grandi autori arcaici (Livio Andronico, Nevio ed Ennio), ma nessuno dei loro testi è a noi pervenuto all infuori di alcuni frammenti. Queste tragedie (chiamate cothurnatae dal nome del calzare degli attori) sono per lo più riadattamenti, spesso con interi brani tradotti, di tragedie greche; ma, già a partire da Nevio, si assiste alla creazione di un sottogenere in parte indipendente: quello della praetexta, la tragedia di argomento e personaggi romani ( p. 83). Nel I secolo a.C., Pacuvio e Accio sono i soli autori tragici di una certa rilevanza; per il resto, non rimangono che nomi o frammenti adespoti (il cui autore, cioè, non è stato identi cato). In età augustea, un tragediografo rilevante fu Asinio Pollione ( p. 344), uomo politico vicino a Marco Antonio e amico personale di Virgilio. Una rinascita tragica si ha nella tarda età giulio-claudia: è il caso delle nove tragedie di Seneca (4 a.C.-65 d.C.), le uniche tragedie latine conservate Nell alto Medioevo, il teatro venne stigmatizzato negativamente dagli autori cristiani, che lo collegavano alla licenziosità associata al paganesimo che traspariva dall argomento mitologico e alla fornicazione. Il posto delle tragedie fu preso dalle sacre rappresentazioni, messinscene di argomento religioso, volte a raccontare la vita di santi e martiri o a inscenare episodi biblici. Per una vera e propria tragedia di marca classica si dovrà attendere il XIII secolo: è allora che un intellettuale padovano, precursore dell Umanesimo, Albertino Mussato (1261-1329), compone una tragedia di stile senecano sulla vita del crudele tiranno Ezzelino III da Romano (1194-1259). La grande rinascita del genere tragico si ha però soltanto nell Europa del XVI e XVII secolo, sulla scorta del modello fornito soprattutto dalle tragedie di Seneca e delle indicazioni ricavate dalla Poetica di Aristotele, interpretate ora come precetti da applicare in modo rigoroso (rispettando, per esempio, le tre unità: di luogo, di tempo e di azione). Tra gli autori principali sono da ricordare: in Inghilterra gli esponenti del teatro elisabettiano, come Christopher Marlowe (1564-1593), Ben Jonson (1572-1637), Thomas Kyd (1558-1594) e, soprattutto, William Shakespeare (1564-1616), autore di numerose tragedie incentrate sulle passioni irrisolte dell individuo e sui grandi con itti di valori, e basate su vicende tratte, di volta in volta, dal mito antico (Troilo e Cressida), dalla storia romana (Antonio e Cleopatra), da leggende medievali (Re Lear) e dalla storia anglosassone (Enrico V): in particolare le quattro grandi tragedie Amleto, Otello, Macbeth e Re Lear ( p. 118), composte tra il 1601 e il 1608, costituiscono la massima 117