I GENERI MENANDRO E LA COMMEDIA NUOVA Dopo la fase della mèse, poco signi cativa, la commedia attica assiste a una notevole rinascita: nella sostanza però è mutata. Conclusa l esperienza democratica, dopo il regime tirannico e l esperienza di Alessandro Magno, la commedia non può più rappresentare la crisi della città. Una generale rilassatezza del costume politico in uisce sensibilmente sulla produzione letteraria, e alle questioni civili si sostituiscono ora le rappresentazioni, burlesche e psicologiche , della borghesia ateniese. Menandro (342-291 a.C.) ne è il maggior esponente; egli rappresenta nel suo teatro vicende di vita quotidiana: storie di padri in lotta con i gli (in con itto generazionale, diremmo oggi), storie di ragazzi innamorati o irretiti dalle arti di qualche etèra, storie di servi astuti e di individui spregiudicati. Nelle pagine di Menandro si ritrova già tutto il cosmo comico che sarà proprio della commedia romana: ci sono scambi di persona che vengono alla ne risolti dal riconoscimento tramite un oggetto o una caratteristica sica del personaggio (in greco agnòrisma, in latino agnitio), lotte forsennate e piani machiavellici. Il finale è sempre lieto: i con itti vengono appianati e gli errori corretti, sicché, come nella tradizione favolistica, spesso a suggellare la riconquistata armonia si annuncia un matrimonio tra i protagonisti, sovente separati, nel corso della commedia, dalle ire dei burberi e antiquati genitori. Di Menandro ci è giunta una commedia quasi intera, il Dy`skolos ( Il misantropo ), che ha per protagonista un vecchio scorbutico e asociale, che non vuole dare in sposa la glia a un giovane; quest ultimo lo salva da un pozzo in cui rischiava LEZIONE TRECCANI di annegare e ottiene così, Menandro grazie alla mediazione di un e la commedia altro glio del vecchio, la nuova mano della ragazza. LA COMMEDIA A ROMA UN GENERE MULTIFORME dif cile tracciare precisamente i con ni della commedia romana: se infatti i principali autori, tutti assiepati nell età repubblicana, sono Plauto ( p. 120), Cecilio Stazio ( p. 85) e Terenzio ( p. 220), è pur vero che le messe in scena di carattere comico furono molto più numerose di quelle a noi giunte: esistono intere varietà sommerse che non sono attestate sistematicamente attraverso la scrittura. Si tratta della fabula atellana ( p. 85), di origine osca, in cui compaiono delle maschere sse; dei fescennini versus, composizioni proto-letterarie di carattere mordace; dei mimi, rappresentazioni diffusissime, una sorta di cabaret che prevedeva anche lo spogliarello delle attrici (la denudatio mimarum); e della farsa fliacica (o rintonica, dal nome di uno dei principali autori, Rint ne di Taranto), caratterizzata, come la mèse, dalla parodia della tragedia, distorta in chiave umoristica. Oltre ai due principali generi della commedia letteraria (la palliata, di ambientazione greca, e la togata, di ambientazione italica p. 84), in età tardorepubblicana si assiste a una rivitalizzazione di generi più arcaici (è il caso delle atellane di Atta) e alla creazione di nuovi generi, come la trabeata di Melisso, liberto di Mecenate, una commedia in cui le situazioni e i personaggi erano tratti dal mondo dei cavalieri (trabea era l indumento tipico dei cavalieri). In età imperiale ebbe invece grande successo il pantomimus, genere di origine greca che prevedeva azioni soltanto mimate, soprattutto di argomento mitico, accompagnate da un orchestra e da un coro. Iniziata e menade danzante (particolare), 60-50 a.C. Villa dei Misteri, Pompei. 204