Il riso e il carnevalesco T2 La tecnica per «far ridere il giudice Quintiliano Institutio oratoria 6, 3, 7-10 Nel sesto libro dell Institutio oratoria, Quintiliano dedica un intero capitolo alla tecnica di «far ridere il giudice , con il risultato di «scacciare i sentimenti tristi e «distogliere l animo dall attenzione rivolta ai fatti (6, 3, 7-10). La trattazione è molto tecnica, ma contiene, in alcuni passaggi come quello qui riportato, diversi spunti di grande interesse per la concezione antica del riso, in relazione soprattutto a ciò che lo causa, alla sua forza violentissima e al suo potere di ribaltare le situazioni. Si noti in particolare, nell aneddoto narrato alla ne del passo, l idea per la quale la speciale licenza concessa al riso può rendere socialmente o politicamente accettabili affermazioni e opinioni che sarebbero considerate, altrimenti, inammissibili. 5 10 15 20 25 7. E credo infatti che nessuno sia in grado di spiegare (anche se molti ci hanno provato) da dove nasca il riso, che viene provocato non solo da un fatto o da una parola, ma talvolta anche da un movimento del corpo. Di solito, inoltre, non viene sollecitato in un modo solo: suscitano infatti il riso non soltanto le parole o le azioni argute e scherzose, ma anche quelle sciocche, irose e spaventate; ed è per questo motivo che la sua causa è duplice, poiché il riso non è molto lontano dalla derisione. 8. Il riso ha infatti la sua sede, come dice Cicerone,1 in qualcosa di deforme e di vergognoso: quando queste cose vengono mostrate negli altri, si chiama urbanitas [spirito, arguzia], mentre quando ricadono proprio su quelli che parlano, si chiama stoltezza. Benché poi esso sembri una cosa di poco conto, a tal punto che spesso viene provocata dai buffoni, dai mimi e perfino dagli sciocchi, il riso possiede tuttavia una forza che definirei violentissima, alla quale non è assolutamente possibile opporsi. 9. Spesso una risata prorompe anche dalla bocca di chi non vuole ridere, e non svela i pensieri solo tramite l espressione del volto e l inflessione della voce, ma scuote tutto il corpo con la sua forza. Spesso, però, come ho già detto, in un momento critico ribalta completamente la situazione, come avviene, per esempio, quando (e questo capita molto spesso) riesce a placare l odio e l ira cancellandoli. 10. Ne sono una prova i giovani di Taranto che, dopo aver detto molte cattiverie sul conto del re Pirro durante una cena, chiamati a dare una giustificazione del loro comportamento, dal momento che non potevano negare la cosa e nemmeno difendersi, la passarono liscia grazie al riso suscitato da una battuta pronunciata al momento opportuno. Uno di loro disse infatti: «Certo, se non avessimo finito la bottiglia di vino, avremmo finito per ucciderti ,2 e grazie a quella battuta di spirito si dissolse tutta l odiosità della loro colpa. (trad. S. Beta, E. D Incerti Amadio) 1. come dice Cicerone: nell opera De oratore (2, 236). 2. «Certo... ucciderti : Cioè: il vino ci ha fatti impazzire no al punto di parlare male di te; poi per fortuna la bottiglia è nita, altrimenti, a forza di bere, saremmo arrivati persino a ucciderti! Essendo quest ultima ipotesi assurda, il risultato della battuta è di rendere assurde, e quindi innocue, anche le cattiverie pronunciate in precedenza. 213
T2 - La tecnica per «far ridere il giudice» (Quintiliano, Institutio oratoria)