Perché studiare i classici direzione di uno stimolo delle capacità di pensiero critico, analisi logica e immaginazione. La scienza, studiata correttamente, è amica degli studi umanistici e non certo loro nemica. [ ] La formazione non riguarda soltanto la cittadinanza. Essa prepara le persone al lavoro e, cosa molto importante, a una vita dignitosa, degna di essere vissuta. Si potrebbe scrivere un intero libro sulla funzione degli studi umanistici e artistici nel conseguimento di questi obiettivi. Tutte le democrazie moderne, comunque, sono società nelle quali il significato e lo scopo ultimo della vita umana sono argomenti di ragionevole disaccordo fra cittadini che hanno vedute religiose e secolari molto diverse: tali cittadini, naturalmente, hanno convinzioni differenti sull utilità e la funzione della preparazione umanistica riguardo ai loro obiettivi personali. Ciò su cui possiamo essere d accordo è che in tutto il mondo, cioè in ogni nazione abbastanza fortunata da essere democratica, i giovani devono essere abituati a partecipare a una forma di governo in cui le persone si informano sulle problematiche fondamentali che saranno oggetto del loro voto e, talvolta, della loro azione come funzionari eletti o nominati. Ogni democrazia moderna è anche una società nella quale le persone differiscono molto, per molteplici aspetti, come religione, etnicità, ricchezza e classe sociale, condizione fisica, genere e orientamento sessuale, e in cui tutti gli aventi diritto al voto compiono scelte che hanno una ricaduta notevole anche sulla vita di persone assai diverse da loro. Un modo di valutare un progetto educativo è di chiederci in che modo esso prepari i giovani a vivere in un organizzazione sociale e politica che abbia queste caratteristiche. Senza il concorso di cittadini educati in maniera appropriata, nessuna democrazia può rimanere stabile. (M.C. Nussbaum, Non per pro tto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, il Mulino, Bologna 2013) Luciano Canfora A che cosa serve tradurre gli antichi In un articolo pubblicato nel 2013 su La Lettura del «Corriere della Sera e intitolato Chi non traduce rinuncia a pensare, il lologo e storico del mondo antico Luciano Canfora indica, più speci camente, nell esercizio del tradurre dalle lingue antiche «il motore principale del progresso civile . Tradurre è la più vitale delle attività umane. Il cammino della civiltà è una incessante traduzione. Lo capì, ad esempio, un greco d Asia, che si chiamava Erodoto,1 il quale vide quanto dal mondo religioso egizio fosse passato nel pantheon greco. I popoli che non traducono, in propria lingua, la civiltà (letteraria, artistica, filosofica, religio1. Storico greco vissuto nel V secolo a.C., considerato il padre della storiogra a. 25