Perché studiare i classici ciò che l attività di copia, sulla scala dei millenni, aveva portato a salvazione. Fu quella una interrogazione che, avendo generato e nutrito il Principe e i Discorsi del Machiavelli4, il Novum Organum di Bacone5 e il Sidereus Nuncius di Galilei6, può considerarsi a buon diritto l architrave della modernità. Che ci riguarda tuttora, direttamente. Un tale imponente fenomeno non si sarebbe dato senza lo sforzo di attrezzarsi a comprendere cioè a tradurre quegli antichi nostri interlocutori. Ma dove nasceva la difficoltà? Non solo nella profondità del pensiero di cui appropriarsi, ma soprattutto nella lontananza. Ed è appunto tale lontananza che fece e fa tuttora di quell esercizio, di quello sforzo di interrogazione, un cantiere sempre aperto, sempre provvisorio, sempre passibile di prospettive prima non viste. La lontananza infatti comporta che quel lavorio sempre provvisorio del tradurre, consistente nel «colmare i silenzi del testo (per dirla con Ortega y Gasset7), divenga proprio in ragione della distanza epocale di gran lunga più arduo e soggettivo che nel tradurre da un contemporaneo. Il quale condivide o combatte le nostre stesse passioni e convinzioni, ha con noi necessariamente tanti presupposti in comune, e perciò, pur in altro idioma, parla non di rado il nostro linguaggio. [ ] Lo sforzo di tradurre gli antichi, infatti, è quello che comporta il massimo di capacità intuitiva. Chi ha avuto, o per avventura tuttora conserva, una qualche familiarità col patrimonio scritto greco-latino, sa quanto il valore del singolo termine (spesso polisemico8 e passibile persino di sfumature opposte di senso) si chiarisca solo se si è prodotta l intuizione di ciò che l intera frase significhi. E per converso la frase prenderà piena luce soprattutto dalla comprensione delle parole principali che la compongono. in questa circolarità che si produce il salto verso la comprensione-intuizione. in questa circolarità che si comprende cos è il conoscere. grazie a questa circolarità che si approda al sapere scientifico. [ ] Chi ebbe la felice opportunità di cimentarsi nella comprensione del lascito scritto di quei remoti nostri interlocutori sa che un siffatto processo interpretativo non è mai dato una volta per tutte. Ovviamente è proprio nel cimento scolastico che si mette in moto quel processo. Nel suo nascere e man mano affinarsi nella testa degli scolari esso ha efficacia, forse incomparabile, per il continuo trapassare dall intuizione alla sintesi. A questo serve il tradurre gli antichi a scuola. (L. Canfora, Chi non traduce rinuncia a pensare, in La Lettura , supplemento del «Corriere della Sera , 10 novembre 2013) 4. Niccolò Machiavelli (1469-1527), uno dei massimi pensatori politici di ogni epoca, il primo a teorizzare la necessità di separare la politica dalla morale e dalla religione. 5. Francis Bacon (o Francesco Bacone, 1561-1626), il losofo inglese cui si deve l elaborazione del metodo induttivo fondato sull esperienza. 6. Galileo Galilei (1564-1642), il grande scienziato fondatore del metodo sperimentale. 7. José Ortega y Gasset (1883-1955), losofo e saggista spagnolo, autore, tra le altre cose, di un saggio intitolato Miseria e splendore della traduzione, da cui è tratta la citazione. 8. Cioè portatore non di uno, ma di più signi cati. 27