L autore Terenzio Laboratorio sul testo COMPRENSIONE 1. Quale conclusione conciliante trova alla fine Dèmea? ! repetita iuvant LA PROPOSIZIONE SUBORDINATA FINALE INTRODOTTA DA UT In latino esistono molti modi per rendere la proposizione subordinata nale. Uno di questi, in forma esplicita, utilizza la congiunzione ut seguita dai tempi del congiuntivo necessari, secondo la consecutio temporum, per rendere il rapporto di contemporaneità, ossia il congiuntivo presente in dipendenza da un tempo principale e il congiuntivo imperfetto in dipendenza da un tempo storico (ut id ostenderem, v. 986). Nel caso in cui la nale abbia senso negativo, la congiunzione ne sostituisce ut (Gallinae plumis pullos fovent, ne frigore laedantur, Le galline scaldano i pulcini con le piume af nché non siano colpiti dal freddo , Cicerone); però, se la negazio- ne si riferisce non all intera frase, ma solo a un termine di essa, allora si avrà ut non (Haec propterea scripsi, ut me non sine causa laborare intelligeres, Ho scritto ciò, af nché tu capissi che soffrivo non senza un motivo , Cicerone). Svolgi&Veri ca Esercizi interattivi 1. Inquadra il QRcode: nei periodi proposti individua le proposizioni finali e la congiunzione che le introduce. ANALISI 2. Da un punto di vista morfologico, che cosa sono adsentando, indulgendo e largiendo (v. 988)? Che cosa esprimono sintatticamente? Da quale artificio retorico sono legati? Quale effetto ottengono sul testo? 3. Osserva i vv. 989-995: sono caratterizzati da due periodi ipotetici della realtà, attraverso i quali Dèmea prospetta i suoi intenti per il futuro. In entrambi i casi la protasi e l apodosi sono separate da particolari costruzioni sintattiche: quali? COMPETENZE ATTIVE Per discutere in classe Nella conclusione della commedia si afferma che: «Nessuno nella vita è tanto saggio che l età, l esperienza, i fatti stessi non gli insegnino sempre nuove cose, per cui succede che ciò che credevi di sapere non sai, e le opinioni che stimavi essenziali e incrollabili alla prova dei fatti le respingi . Queste parole sembrano riprendere il pensiero di uno dei più importanti filosofi dello scorso millennio, Karl Popper (1902-1994), che, in uno dei suoi saggi, egli afferma: «Evitare errori è un ideale meschino. Se non osiamo affrontare problemi che sono così difficili da rendere l errore quasi inevitabile, non vi sarà allora sviluppo della conoscenza. In effetti, è dalle nostre teorie più ardite, incluse quelle che sono erronee, che noi impariamo di più. Nessuno può evitare di fare errori; la cosa grande è imparare da essi (K.R. Popper, Conoscenza oggettiva, in La teoria del pensiero oggettivo, 1975). Sulla base della tua esperienza, come consideri l errore? Perché è così difficile accettare di poter sbagliare? più difficile giustificare i propri sbagli oppure quelli degli altri? Organizza un dibattito con i tuoi compagni su questo argomento. 279