LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI in breve Sconfitto da Cesare Farsàlo e la vittoria di Cesare Radunato un esercito, Pompeo, con i consoli e gran parte a Farsàlo (48 a.C.), dei senatori, abbandona Roma per dirigersi in Oriente, dove conta di radunare soldati e riPompeo fugge in sorse sufficienti a schiacciare il suo rivale. Ma Cesare, anziché attendere in Italia le mosse del Egitto, dove viene nemico, assalta le truppe pompeiane che controllano le province iberiche e le sbaraglia. Torfatto uccidere da re Tolomeo XIII. nato a Roma ed eletto di nuovo console per il 48 a.C., si dirige verso l Oriente, scontrandosi con Pompeo una prima volta nei pressi di Durazzo e poi nella piana di Farsàlo, in Tessaglia. Qui, nell agosto del 48 a.C., le legioni di Cesare, sebbene inferiori di numero, sconfiggono quelle di Pompeo, che si dà alla fuga in Egitto, dove può vantare numerosi contatti. Giunto in territorio egiziano, però, Pompeo viene fatto assassinare dal re Tolomeo XIII, il quale spera, in questo modo, di ottenere l appoggio di Cesare nella contesa dinastica che lo oppone a sua sorella Cleopatra. 4. Cesare al potere Cesare sgomina Le ultime resistenze Dopo la morte di Pompeo, a Cesare non resta che eliminare le sacche gli ultimi oppositori di resistenza costituite dai senatori che ancora gli si oppongono nelle province fino a quel a Tapso (46 a.C.) momento sfuggite al suo controllo. Verso la fine del 47 a.C. si dirige in Africa, dove si sono e a Munda (45 a.C.), rifugiati i suoi rivali, sostenuti da Giuba re di Numidia. La campagna si chiude con la battamentre Catone il Giovane si suicida glia di Tapso (46 a.C.), nell odierna Tunisia: Cesare sgomina l esercito avversario e si dirige a Utica per non finire verso Utica, la città in cui si è rifugiato Marco Porcio Catone il Giovane; questi, fervente prigioniero. repubblicano e intransigente oppositore di Cesare, preferisce suicidarsi piuttosto che cadere nelle mani del nemico. poi la volta della Spagna, dove sono riparati gli ultimi sostenitori di Pompeo, guidati dai suoi due figli, Gneo e Sesto Pompeo, e da Tito Labieno, un ufficiale cesariano che, dopo il Rubicone, è passato alla parte avversa. Lo scontro finale avviene nel marzo del 45 a.C., presso Munda: i pompeiani vengono tutti massacrati, eccetto Sesto Pompeo, che riesce a fuggire. Cesare diventa Padrone assoluto di Roma Cesare ormai non ha più rivali. riuscito a sconfiggere dictator rei publicae non solo i nemici interni, ma anche quelli esterni: ha vinto i Galli; ha avuto la meglio sul constituendae (46 a.C.), figlio di Mitridate, Farnace re del Ponto, che ha cercato di approfittare della guerra civile due volte console e per espandere i propri territori in Asia minore; ha battuto Tolomeo XIII d Egitto e posto poi dittatore perpetuo (44 a.C.), con poteri sul trono sua sorella Cleopatra, con cui ha allacciato una relazione, dalla quale è nato il straordinari. piccolo Tolomeo Cesare; ha sconfitto il re Giuba e annesso il regno di Numidia, trasformato nella provincia di Africa nova. Forte di un prestigio e di un potere smisurati, a metà del 46 a.C. diventa dictator rei publicae constituendae, carica decennale che gli conferisce poteri straordinari per riformare la res publica, a cui si sommano i consolati dei due anni successivi e, a partire dal febbraio del 44 a.C., la dittatura perpetua. Nel frattempo, accumula una lunga serie di prerogative eccezionali: è nominato praefectus moribus, ottenendo poteri analoghi a quelli di un censore; gli è conferita la tribunicia potestas, ossia l inviolabilità personale e il diritto di veto che sono appannaggio dei tribuni della plebe; riceve dal Senato il potere di dichiarare guerra e stipulare trattati di pace; gode del privilegio di presiedere all attribuzione delle magistrature, per le quali può suggerire i nomi dei candidati che ritiene più adatti, e di inviare propri legati nelle province. A tutti questi poteri si aggiungono i titoli di princeps senatus (cioè di senatore più ragguardevole, che ha diritto a votare per primo), di imperator (comandante supremo dell esercito) e di pater patriae ( padre della patria ). 332