LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI Fino a noi La fortuna di Catullo La presenza di Catullo è imponente in tutte le epoche: dai poeti augustei a Elsa Morante, dalle reminiscenze medievali alla musica di Branduardi. Riprese catulliane nei poeti antichi Catullo è autore molto amato già a partire dall età augustea. Nel ripercorrere qualche tappa della fortuna antica del poeta, occorre ricordare il ruolo importante soprattutto dei carmi 65 e 68 per l evoluzione del genere elegiaco soggettivo a Roma e del carme 61 per il genere dell epitalamio (fino a Stazio e poi anche in età tardoantica). Inoltre, di grande importanza è stato il carme 64 per la caratterizzazione della figura di Didone nel libro IV dell Eneide: l eroina virgiliana, infatti, deve molto all Arianna catulliana. E se Ovidio lo definisce dotto (Amores 3, 9, 61) anche Orazio mostra di conoscere e usare Catullo: il caso più evidente è nell ode I, 22, una strofe saffica con evidenti riprese dai carmi 11 e 51 del Liber. Il poeta antico che più di tutti mostra di avere tenuto presente la poesia nugatoria catulliana è senza dubbio Marziale (ca 40-104 d.C.), che intesse con il poeta di Verona un dialogo articolato e su temi diversi: in particolare, il passero dei carmi 2 e 3 di Catullo è citato in diversi epigrammi (I, 7; I, 109; IV, 14; VII, 14; XI, 6), e ai baci, definiti Catulliani in XI, 6, 14, il poeta dedica l intero epigramma VI, 34, incentrato sul tema del numero come il carme 7 di Catullo, a cui fa esplicitamente riferimento nei due versi finali: Nolo quot arguto dedit exorata Catullo Lesbia: pauca cupit qui numerare potest. Non voglio tutti i baci che Lesbia diede all armonioso Catullo, da lui pregata: chiede pochi baci chi può contarli. (trad. G. Norcio) Catullo è citato anche da diversi prosatori, che mostrano di conoscere e apprezzare soprattutto nugae ed epigrammi: se Svetonio e Apuleio sono fonti importanti per la biografia del poeta e per 374 l identificazione di Lesbia, Plinio il Giovane (ca 61114 d.C.) manifesta il suo apprezzamento in diverse epistole e Aulo Gellio (ca 125-180 d.C.) nelle Notti Attiche attesta una vivace discussione critica su singoli versi del Liber tra i dotti di II secolo d.C. Durante il periodo tardoantico si trovano evidenti reminiscenze di Catullo in autori come Ausonio, Marziano Capella, ma anche Boezio e Isidoro: in questo periodo, tuttavia, la conoscenza di Catullo non sembra essere diretta, bensì mediata da autori che ne riportano l opera, per lo più per i propri interessi grammaticali. Le poche reminiscenze medievali Le tracce di una presenza di Catullo durante il Medioevo sono scarse. Allo stato attuale vi sono due attestazioni sicure e una probabile. La prima è la presenza del carme 62 in un florilegio contenuto in un manoscritto parigino del IX secolo conservato alla Biblioteca nazionale di Parigi. La seconda è la citazione del carme 58b all interno di un sermone del vescovo di Verona Raterio, tenuto nel 966: si ipotizza che la fonte fosse proprio il codice V, ritrovato solo qualche secolo più avanti e responsabile della tradizione catulliana. Una probabile reminiscenza catulliana (dai carmi 6 e 10), infine, è stata riscontrata nell opera De gestis regum Anglorum di Guglielmo di Malmesbury, ma non si riesce a stabilire con certezza quale possa essere stata la fonte per questa citazione. La riscoperta catulliana: da Petrarca a Pope La riscoperta di Catullo avviene tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo. In questo periodo è ritrovato a Verona un manoscritto (il codice V sopra citato), presto andato perduto, che ha avuto però grande