L autore Catullo T4 La morte del passero LATINO ITALIANO tratto da Liber, carme 3 Il passero di Lesbia è morto e Catullo compone per lui un carme di lamentazione funebre, un vero e proprio epicedio* (un componimento poetico scritto in morte di qualcuno, dal greco epikèdeion, derivato di kèdos, af izione, lutto, funerale ) secondo il modello della poesia greca alessandrina ( p. 388). Lu ge te, o Ve ne re s | Cu p d ne sque Metro: endecasillabi faleci 5 10 15 Lugete, o Veneres Cupidinesque, et quantum est hominum venustiorum! Passer mortuus est meae puellae, passer, deliciae meae puellae, quem plus illa oculis suis amabat; nam mellitus erat suamque norat ipsam tam bene, quam puella matrem, nec sese a gremio illius movebat, sed circumsiliens modo huc modo illuc ad solam dominam usque pipiabat. Qui nunc it per iter tenebricosum illuc, unde negant redire quemquam. At vobis male sit, malae tenebrae Orci, quae omnia bella devoratis; tam bellum mihi passerem abstulistis. 1-2. Lugete venustiorum! Lugete: piangete ; l imperativo richiama immediatamente il tema del lamento funebre. Veneres Cupidinesque: il plurale, che potrebbe richiamare la tradizione di divinità omonime, suggerendo un numero inde nito di gure divine in lutto, ben si addice all idea di dolore universale evocata in questi primi due versi. quantum venustiorum: la costruzione con il partitivo comprende tutti gli uomini dotati di venustas (venustiorum è comparativo assoluto), grazia ed eleganza dei modi , una dote importante per Catullo, come dimostra il richiamo etimologico a Veneres del v. 1 ( p. 394). 3-10. Passer mortuus est pipiabat L annuncio della morte del passero si unisce all evidente richiamo intratestuale al carme precedente ( T3), di cui il v. 4 riproduce fedelmente l incipit. Le Piangete, Veneri e Amori, e tutti quanti gli uomini delicati. morto il passero della mia ragazza, il passero, delizia della mia ragazza, che lei amava più dei suoi occhi perché era dolcissimo e riconosceva la sua padrona come una bimba la mamma, non si staccava mai dal suo grembo ma, saltabeccando qua e là, cinguettava a lei soltanto. E adesso va per la strada buia dove dicono che non si torna indietro. Maledette, malvagie tenebre dell Ade che divorate tutte le bellezze, ed un passero bellissimo me l avete tolto. strategie di ripetizione, come l anafora di passer e l epifora* di meae puellae, accrescono il pàthos. plus illa amabat: quello di un amore superiore a quello che si prova per i propri occhi è un motivo caro a Catullo, che lo utilizza anche nel carme 50 (v. 1) a proposito del suo amore fraterno nei confronti di Calvo ( T14). mellitus: di miele , dolce come il miele . Si tratta di un vezzeggiativo con valore affettivo. suamque norat ipsam: il verbo, forma sincopata per noverat, è collocato alla ne del verso e sottolinea il forte iperbato* (con enjambement*) che lega il possessivo ri essivo al sostantivo ipsa, usato qui (come altrove nel Liber) con il valore di padrona . pipiabat: l onomatopea chiude la tenera sezione relativa al ricordo del passero e dei giochi affettuosi con Lesbia. 11-15. Qui nunc it abstulistis Qui nunc: la nuova sezione sul destino del passero è introdotta dal nesso relativo. it per iter tenebricosum: nota l insistenza sul suono t, arricchita dalla gura etimologica*, che attira l attenzione sulla perifrasi della strada tenebrosa per indicare l aldilà. At vobis Orci: l imprecazione è introdotta da At, che non ha qui valore avversativo, bensì è formula di passaggio. Il riferimento all Orco, dio degli inferi che per metonimia* rappresenta l oltretomba, è ef cacemente posto in rilievo all inizio del verso successivo con enjambement. Nota anche la paronomasia* male malae. omnia bella: lett. tutte le cose belle ; l aggettivo bellus in luogo di pulcher è di uso popolare ( p. 394) ed è sottolineato qui dal poliptoto con bellum del verso successivo. mihi: il dativo del pronome personale svela la partecipazione soggettiva del poeta, accrescendo il lirismo. 385