BRANI CRITICI 1. Paolo Fedeli Il lessico degli affetti In questo brano, tratto del capitolo intitolato «Le varie voci del Liber della sua Introduzione a Catullo, Paolo Fedeli propone alcune ri essioni sul linguaggio dell amore nella poesia catulliana e sulla prospettiva temporale nella quale Catullo colloca la sua relazione con Lesbia. 5 10 15 20 25 30 L amore ha un suo linguaggio, che in larga parte coincide con quello dell amicizia. Catullo, che più di ogni altro autore ha dato un contributo fondamentale alla creazione del linguaggio d amore latino, si trova a vivere proprio in un epoca in cui muta profondamente a Roma il concetto di amicizia. L amicizia in precedenza era subordinata alla vita politica e vocaboli della sua sfera definivano il farsi e il disfarsi delle alleanze politiche; nei primi decenni del I secolo a.C., invece, l amicizia tende a configurarsi come valore autonomo, proprio come avviene per l amore. Non stupisce, quindi, che nel linguaggio d amore latino compaiano termini del lessico politico oltreché dell amicizia. Sulle origini del linguaggio dell amore, sui suoi legami con quello dell amicizia e con quello della vita politica, molto è stato scritto e spesso in modo egregio. Resta ancora da definire, a parer mio, un aspetto finora trascurato: sino a qual punto il sermo amatorius1 della commedia latina abbia esercitato un suo influsso sulla creazione di un vocabolario erotico da parte di Catullo. Comunque sia, grazie a Catullo una serie nutrita di vocaboli acquista diritto di cittadinanza nel linguaggio dell amore: basterà ricordare la definizione dell amore come dolor (2,7) ardor (2,8) cura (2,10; 68,51), ma anche come morbus (76,25), come pestis e pernicies che s insinua nelle membra simile ad un torpor (76,20), come ignis che brucia nelle midolla (45,16) e le divora (31,15); dell amata come desiderium (2,5); dell innamorato come vesanus (7,10) miser (8,1; 51,5) misellus (45,21) e dell innamorata che si strugge d amore come misella (31,14); dell innamoramento come equivalente dell ineptire (8,1), del perdite amare (45,3), dell amore deperire (35,12), del tabescere (68,55), dell ardere (68,53). Non mi sembra, però, che si sia mai prestata attenzione ai tempi usati da Catullo nel parlare del suo amore: eppure è significativo che le vicende sentimentali siano da lui descritte al presente o al passato, piuttosto che proiettate nel futuro. Perché quello di Catullo è un amore che viene vissuto interamente e intensamente in un fragile e provvisorio presente o che appartiene al passato già nel momento stesso in cui si realizza: il suo è un rapido farsi e un altrettanto rapido disfarsi. Il passato può essere vagheggiamento (la descrizione del primo incontro nel c. 68 [ ]), ma è anche riflessione sulle promesse d amore eterno non mantenute (c. 72) o motivo di contrasto con l infelicità del presente (58, 1-4: «la nostra Lesbia, quella Lesbia, / proprio quella Lesbia, la sola donna che Catullo / ha amato più di se stesso e di tutti i suoi, / adesso... ) o, nel momento del distacco definitivo, rappresentazione dell amore come fiore reciso (11, 21-24). Quello di Catullo, dunque, è un amore senza futuro: in un caso (109, 1-2) il futuro compare nella proposta di un patto d amore eterno, del cui carattere illusorio, tuttavia, Catullo è pienamente convinto. Altrimenti il futuro non è concepibile, in amore, se non come rassegnazione a soffrire (68, 136: rara verecundae furta feremus erae);2 oppure esso è inserito nella formula: (Lesbia) amata nobis quantum amabitur nulla3 1. sermo amatorius: linguaggio amoroso . 2. rara... feremus erae: bisognerà sopportare i rari inganni della mia casta padrona . 3. (Lesbia)... nulla: (Lesbia), da me amata quanto nessun altra donna lo sarà . 437