L autore Lucrezio Libri I e II T2 Inno a Venere e dedica a Memmio tratto da De rerum natura I, 1-43 LATINO ITALIANO L apertura del poema è af data a un inno a Venere: per quanto l invocazione di una divinità Audio LETTURA sembri, in apparenza, contraddire la dottrina epicurea promossa dal De rerum natura, essa è tuttavia in linea con la tradizione letteraria proemiale e, soprattutto, è carica di valore simbolico. Nella gura di Venere, infatti, convergono alcuni caratteri tradizionali che ben si adattano al messaggio di Lucrezio: la dea, oltre a incarnare i valori positivi del mondo naturale, quali fertilità e vitalità, rappresenta uno dei fondamenti dell epicureismo, il piacere (voluptas); essa, inoltre, è evocata in qualità di antenata del popolo romano, una designazione familiare al pubblico a cui Lucrezio si rivolge. Al rigore dottrinale, dunque, l esordio del poema antepone il desiderio di attrarre i lettori con la poesia per comunicare verità spesso in contrasto con le loro aspettative. Metro: esametri 5 Ae ne a du m ge ne tr x, | ho m nu m d vo mque vo lu pta s Aeneadum gene trix, hominum divomque voluptas, alma Venus, caeli subter labentia signa quae mare navigerum, quae terras frugiferentis concelebras, per te quoniam genus omne animantum concipitur visitque exortum lumina solis: te, dea, te fugiunt venti, te nubila caeli adventumque tuum, tibi suavis daedala tellus summittit flores, tibi rident aequora ponti placatumque nitet diffuso lumine caelum. Madre degli Eneadi, piacere degli uomini e degli dei, alma Venere, che sotto gli astri volgenti nel cielo pervadi il mare popolato di navi e la terra fertile di frutti, poich è grazie a te che ogni specie di viventi è concepita e sorge a vedere la luce del sole: te, dea, te fuggono i venti, te le nubi del cielo e il tuo arrivo, per te la terra operosa effonde dolci fiori, per te sorridono le distese del mare e il cielo placato risplende di luce radiosa. 1-9. Aeneadum gene trix caelum La solenne invocazione a Venere si articola nelle forme tradizionali dell inno. Nota soprattutto l accumulazione* degli epiteti (gene trix, voluptas, alma), la serie di proposizioni relative che descrivono le principali caratteristiche della dea (quae concelebras), l epanalessi* del pronome te al v. 6 e l iterazione di tibi ai vv. 7-8. Il primo verso mette già in evidenza in forma compatta i caratteri fondamentali del De rerum natura. Aeneadum: dei discendenti di Enea : forma in -um del genitivo plurale della I declinazione. L appellativo indica la dimensione civica e politica in cui il poeta intende muoversi, designando il pubblico romano, appunto cui il messaggio epicureo è indirizzato. Una tradizione ormai consolidata faceva risalire l origine dei Romani, attraverso Enea, all unione tra Venere e Anchise. hominumque divomque: la dittologia dichiara l aspirazione dell autore a uno stile elevato, e propriamente epico. Divom (divum) è forma arcaica di genitivo plurale, equivalente a divorum. voluptas: il termine (in greco hedonè), in rilievo alla ne del verso, rappresenta il concetto più importante dell epicureismo, che si fonda proprio sulla ricerca del piacere e sul ri uto del dolore. alma: dal verbo alo, alimento ; il carattere primario di Venere, fonte del piacere, è la sua capacità di dare vita, di nutrire gli esseri animati. subter: forma arcaica per sub; Lucrezio mostra una spiccata propensione per simili forme arcaiche, come gli aggettivi composti nav ger e frugife rens (al v. 3 in accusativo plurale con terminazione -is, forma arcaica), e i genitivi plurali in -um dei participi (animantum in luogo di animantium al v. 4). per te quoniam: anastrofe*. suavis: forma arcaica di accusativo plurale coordinato con ores al v. 8. Nota il forte enjambement* e l iperbato*. 475