LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI 40 Hunc tu, diva, tuo recubantem corpore sancto circumfusa super, suavis ex ore loquellas funde petens placidam Romanis, incluta, pacem. Nam neque nos agere hoc patria i tempore iniquo possumus aequo animo nec Memmi clara propago talibus in rebus communi desse saluti. E mentre è adagiato sul tuo corpo santo, dea, china su di lui, soavi parole spargi dalle labbra chiedendo, gloriosa, placida pace per i Romani. Non posso infatti in questo tempo avverso alla patria compiere l opera sereno, né può la nobile progenie di Memmio mancare in quest ora alla salvezza comune. (trad. L. Canali) 38-43 Hunc tu saluti petens placida pacem: allitterazione della p. patria i iniquo: non è facile riferire queste preoccupazioni del poeta ad avvenimenti speci ci, soprattutto perché mancano indizi sicuri circa la data di composizione dell opera (e a loro volta questi versi sono troppo vaghi per essere considerati un indizio). Varie forme di con itto inte- stino lacerano Roma per decenni prima della morte di Cesare; nel periodo in cui è ragionevole situare la composizione del poema, cioè nei 10-15 anni precedenti la morte dell autore, la situazione era stata turbata da problemi di ordine pubblico che avevano generato preoccupazione e pessimismo. aequo animo: con animo sereno ; l espressione si incontra quattro volte nel poema ed esprime un concetto-chiave della loso a epicurea, dal momento che la serenità dell animo è l obiettivo cui essa innanzitutto mira: un obiettivo che, certo, non si potrebbe conseguire, nonostante il precetto epicureo di vivere appartati , qualora scoppiasse una cruenta guerra civile. Analisi del testo Un opera apparentemente contraddittoria L apertura del De rerum natura sembra incompatibile con la dottrina che il poema si pre gge di illustrare: l inno proemiale, l invocazione d aiuto a Venere, apparirà presto come possibile punto di incrinatura dell ortodossia religiosa epicurea, per la quale gli dèi non si interessano alle vicende degli uomini. La tentazione di ovviare a questa contraddizione è stata forte in gran parte della critica, che ha preferito leggere il proemio come non omogeneo all impegno dottrinale del seguito: un ipotesi che rende anche più stridente il contrasto che cerca di attenuare. Il progetto educativo Una soluzione persuasiva si può forse recuperare grazie a considerazioni di strategia narrativa. Se si rinuncia a leggere il De rerum natura come un opera intrinsecamente contraddittoria, e si mette invece in conto la gradualità del progetto educativo destinato al lettore Memmio un 478 progetto scandito da tappe precise, ognuna delle quali presuppone e segnala uno speci co progresso di sapientia l inno a Venere acquisterà i connotati di un protrettico (un esortazione) provvisorio, con cui si cerca di non alienarsi il potenziale discepolo. Il destinatario, anzi, in tal modo, è attratto con le lusinghe rassicuranti della tradizione, almeno no a quando non sarà possibile, per il maestro-poeta, esporre in tutta chiarezza le verità talvolta amare della dottrina di Epicuro. D altra parte, questa concezione utilitaristica del medium poetico, quasi miele che inganna e aiuta a bere una sgradevole pozione medicinale, è proprio quella teorizzata esplicitamente da Lucrezio nel proemio del quarto libro ( T13). La dimensione politico-sociale La pertinenza delle considerazioni sulla strategia persuasiva messa in atto dal narratore trova conferma anche in un altro elemento essenziale di questo proemio, il riferi-