L autore Cicerone in breve 2. L attività oratoria PLUS Le orazioni minori Generi e stili Di Cicerone si conoscono più di cento titoli di orazioni, ma ne possediamo solo cinquantotto (alcune lacunose) che rientrano nei tre generi oratori: il genus deliberativum (sono le orazioni pronunciate in Senato o davanti all assemblea popolare, come la Pro lege Manilia, le Catilinariae, le Philippicae); il genus iudiciale (sono le orazioni giudiziarie, pronunciate in tribunale, come le Verrinae, la Pro Caelio, la Pro Milone); il genus demonstrativum (o laudativum), cioè il genere epidittico (a cui appartengono le orazioni pronunciate nelle cerimonie, nelle feste, nelle occasioni di commemorazione, come per esempio la IX Philippica, elogio funebre per Servio Sulpicio Rufo). Di Cicerone conserviamo 58 orazioni, appartenenti ai generi deliberativo, giudiziario ed epidittico. Per quanto riguarda lo stile, nell oratoria del I secolo a.C. si ritrovano diverse correnti di matrice ellenica ( p. 542): all asianesimo rappresentato da Quinto Ortensio rtalo di cui Cicerone subisce l influsso nelle prime orazioni si oppone l atticismo (cui si richiama anche il giovane Bruto, a cui Cicerone dedicherà il Brutus e l Orator); in posizione intermedia si pone lo stile rodio, quello che il maestro Apollonio Molone di Rodi insegna a Cicerone durante il suo soggiorno a Rodi (78 a.C.). L oratore ideale L oratore «deve possedere molte nozioni, senza le quali l arte del dire si riduce a una pompa di parole vuota e ridicola, deve curare lo stile non solo con la scelta, ma anche con l adatta collocazione delle parole e deve inoltre conoscere a fondo tutte le passioni che la natura ha dato al genere umano, perché è nel calmare o nell eccitare gli animi degli ascoltatori che si esprimono necessariamente tutta la forza e la bellezza dell eloquenza. Bisogna che a ciò si aggiunga una certa vena d umorismo, una tendenza alle facezie, una cultura degna di un uomo libero, prontezza e brevità nelle risposte e negli attacchi congiunte a garbo e gentilezza. Deve inoltre avere una profonda conoscenza di tutta la storia antica, d onde trarre la forza degli esempi, e non deve trascurare lo studio delle leggi e del diritto civile (De oratore I, 17-18, trad. G. Norcio). Da questo ritratto dell oratore ideale si comprende come per Cicerone lo stile, pur importante, fosse comunque subordinato ai contenuti e agli obiettivi da perseguire: un idea, questa, che da un lato si richiama alla tradizione romana, rappresentata nella sua forma più ù radicale da Catone (rem tene, verba sequentur p. 106), dall altro si inserisce nel contesto o della visione ciceroniana dell attività forense e politica come una forma di impegno chee richiede e presuppone una grande responsabilità. Per questo, per poter prendere cioè le giuste decisioni, è necessario che l oratore abbia una conoscenza approfondita non n soltanto delle tecniche della retorica, ma anche della storia, della filosofia e dell animo umano: deve possedere, insomma, «una cultura degna di un uomo libero . L oratore ideale, secondo Cicerone, è colui che padroneggia le tecniche dell arte oratoria, ma conosce al tempo stesso la storia, la politica, la filosofia. La sua conoscenza dev essere completa e approfondita. La pubblicazione delle orazioni Cicerone si dedica all attività oratoria nel corso della sua intera vita. Come hanno fatto prima di lui alcuni grandi oratori greci (tra i quali Demostene e Isocrate nel IV secolo a.C.) e romani (come Catone), Cicerone cura personalmente la pubblicazione delle proprie orazioni in una versione spesso rielaborata e ampliata rispetto a quella realmente pronunciata; in alcuni casi, anzi, pubblica orazioni che ha preparato senza avere occasione di pronunciarle: è il caso, per esempio, dell actio secunda in Verrem ( p. 544). Statua di Cicerone, II secolo d.C. Oxford, Ashmolean Museum. 541 54 5 41