LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI in breve Un volto inedito di Cicerone Le epistole forniscono un immagine autentica e privata di Cicerone, ne scoprono il lato intimo: l uomo infatti mostra segni di cedimento e di crisi, è tormentato da timori e preoccupazioni, appare insicuro, non di rado meschino, ipocrita, facile ai compromessi, incoerente con i comportamenti e gli atteggiamenti mostrati in pubblico. La pubblicazione dell epistolario Le epistole non sono concepite per la pubblicazione. Tuttavia Cicerone nel luglio del 44 a.C. aveva maturato l idea di raccoglierne e pubblicarne una parte, forse quelle di argomento politico, dopo averle esaminate a fondo e corrette. La pubblicazione del carteggio viene curata dopo la sua morte da Tirone, suo liberto e segretario, e dall amico Attico, ma non si esclude che altre lettere siano state raccolte dal biografo Cornelio Nepote e dal figlio Marco. 7. Le opere poetiche Ritratto di Cicerone, miniatura tratta da un manoscritto del De of ciis, XIV secolo. Tra le opere in versi Il contributo di Cicerone alla poesia Cicerone è anche autore di numerose opere poetidi Cicerone si ricordano che, che però sono state scarsamente considerate dai critici a lui contemporanei e da quelli soprattutto dei poemi dei secoli successivi, e sono andate, di conseguenza, interamente perdute: ne possediamo epici (in vari casi autocelebrativi) soltanto alcuni frammenti. Ciononostante, l attività poetica di Cicerone svolge una funzione e la traduzione importante nel regolarizzare l esametro, dando a questo verso un impostazione che sarà dei Fenomeni di Aràto. PLUS Cicerone poeta ripresa da tutti gli autori successivi. Tra le opere più significative ricordiamo gli Aratea, una libera traduzione in esametri, composta intorno al 90-89 a.C., dei Fenomeni di Aràto di Soli (III secolo a.C.), un poema didascalico ellenistico di argomento astronomico, dei quali rimane un lungo frammento di 480 versi (più tarda è invece la traduzione dei Prognostica, la seconda sezione del poemetto di Aràto); ricordiamo inoltre alcuni poemi epici di impianto celebrativo, due dei quali, il De consulatu suo (di cui un ampio frammento è citato nel De divinatione) e il De temporibus suis, scritti da Cicerone per celebrare le proprie stesse imprese. ll De consulatu suo, in particolare, conteneva un verso divenuto subito famoso in quanto espressione emblematica e risibile della vanagloria dell autore: O fortunatam natam me consule Romam «O fortunata Roma, nata sotto il mio consolato Un poema epico autocelebrativo, di cui non rimane nulla, doveva essere anche il De temporibus suis, a cui allude Cicerone in alcune lettere scritte tra il 56 e il 54 a.C.; forse una continuazione del De consulatu suo, sull esilio e sul ritorno trionfale a Roma nel 57 a.C. Cicerone traduce inoltre liberamente diversi passi tratti dai poemi omerici e soprattutto dalle opere dei tre tragici greci, includendo tali versioni nelle opere in prosa della maturità. 564