L autore Cicerone COMPETENZE ATTIVE cazion CA e CIVI Per ri ettere L articolo 9 della Costituzione afferma che «la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio artistico . Considerando quanto siano importanti i cosiddetti giacimenti artistici non solo per la costruzione dell identità e della memoria storica di un popolo, ma anche per l utilizzo economico di tali risorse in termini di creazione di posti di lavoro nel settore turistico, è doveroso chiedersi come fare a sottrarre questi beni comuni all avidità di privati cittadini o di amministratori senza scrupoli come Verre. Quali ritieni che debbano essere gli atteggiamenti che i cittadini devono assumere per scongiurare il pericolo di perdita o di degrado di questi beni? E tu come reagiresti se venissi a conoscenza di comportamenti contrari alla tutela del patrimonio artistico o paesaggistico? Esprimi le tue considerazioni in un breve discorso. T3 Quo usque tandem? tratto da Catilinariae I, 1-3 LATINO Il folgorante esordio della prima Catilinaria, nel quale si rivelano gli empi progetti del sovversivo Catilina, è tra i più noti esempi della maestria oratoria ciceroniana. In esso, valorizzati da una brillante abilità descrittiva e dagli arti ci retorici e stilistici, rivivono l agitazione e lo sconcerto di Cicerone, la spregiudicatezza del suo pericoloso rivale, il clima torbido instaurato dai catilinari. 5 Audio LETTURA 1. Quo usque tandem abute re, Catilina, patientia nostra? Quam diu etiam furor iste tuus nos elu det? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia? Nihilne te nocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil concursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi senatus locus, nihil horum ora voltusque moverunt? 1. Quo usque arbitraris? Quo usque nostra?: no a quando insomma abuserai, Catilina, della nostra pazienza? . Abute re sta per abuteris, seconda persona singolare del futuro semplice di abutor; regge l ablativo patientia (da patior, sopportare ). Cicerone ricorre al plurale (nostra): non è semplicemente un pluralis maiestatis, ma esprime il comune sentire di tutti i senatori. Quam diu elu det?: per quanto tempo ancora codesta tua follia si prenderà gioco di noi? . L antitesi* tra i due aggettivi (iste e tuus), il primo dei quali dotato di forte carica spregiativa, e il pronome (nos) marcano studiatamente il distacco tra il nemico e gli uomini preposti alla tutela delle istituzioni dello Stato. Quem ad finem audacia?: n dove si spingerà la tua sfrenata temerarietà? . Il termine audacia vale qui azione temeraria , ha cioè un accezione prettamente negativa, in quanto indica l atteggiamento di disobbedienza e di lotta all ordine costituito. L aggettivo effrenata (effrenatus, da ex + frenum), con cui si quali ca l audacia di Catilina, crea un implicito paragone tra Catilina e un cavallo privo di freni ormai sfuggito al controllo del cavaliere. Nihilne te moverunt: Cicerone elenca qui tutti gli elementi dai quali Catilina avrebbe dovuto capire di essere stato scoperto, ragione per cui non avrebbe dovuto presentarsi alla seduta del Senato: la sorveglianza del Palatino (nocturnum praesidium Palati), le sentinelle di guardia in città (urbis vigiliae), il timore del popolo, l accorrere dei boni cives in quella seduta straordinaria, la scelta del tempio di Giove Statore per riunire il Senato, luogo particolarmente protetto e quindi sicuro (hic munitissimus habendi senatus [= ad habendum senatum] locus; l espressione habere sentatum signi ca convocare il Senato ). Lo sdegno di Cicerone è ef cacemente espresso nell interrogativa tramite l enfatica anafora* dell accusativo avverbiale nihil, l allitterazione* in nihilne nocturnum, il parallelismo nihil hic nihil horum, la collocazione dell oggetto te in apertura di frase e del verbo in clausola; nota inoltre come ciascun soggetto sia accompagnato da aggettivi o da determinazioni in genitivo. L espressione concursus bonorum omnium contiene in nuce il progetto del consensus omnium bonorum che sarebbe stato organicamente espresso nella Pro Sestio del 56 a.C. ( p. 546). Ora voltusque è endiadi*; puoi tradurre le espressioni dei volti . Sono i volti dei senatori presenti, ai quali ci si riferisce con horum, che ha valore deittico. 579 Edu