LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI Analisi del testo L uomo di Stato dev essere guidato dalla pubblica utilitas Esponendo la propria ri essione sull administratio rei publicae, Cicerone si sofferma sui doveri del politico ideale. Questi deve orientare la propria azione alla ricerca di una superiore utilitas publica e della concordia, senza cedimenti agli interessi propri o di parte dai quali si originano la seditio e la discordia civile. Al reggitore ideale della res publica spetta l arduo compito di conservazione e di salvaguardia della civitas, di mediazione tra i diversi interessi (utilitates) e obiettivi espressi dai gruppi politico-sociali (partes rei publicae). Guidando l intera comunità civile verso il bonum commune, il reggitore ideale supera la politica di parte e il con itto tra le fazioni (dissensiones o contentiones) e si fa garante della pace, della tranquillità, della sicurezza dello Stato. L esercizio della politica necessita di moderatio e di sapientia, due qualità che Crasso nel De oratore (I, 34) chiama in causa in relazione all orator: «nella saggia guida di un oratore compiuto sta il fondamento non solo del suo prestigio personale, ma anche della salvezza di moltissimi cittadini e dell intero Stato (trad. M. Martina T14). La difesa del bene comune L esercizio del potere virtuoso, del governo giusto e nalizzato a un supe- riore obiettivo comune è l opposto della tirannide. Il tiranno infatti, non praticando la virtus e abusando dell enorme potestas assunta, persegue il commodum proprio o favorisce una sola parte dell organismo statale, esercita la violenza indiscriminata, crea i presupposti di un con itto. La responsabilità morale di curare il bene dei cittadini che ogni magistrato deve assumersi è ef cacemente chiarita tramite la metafora della tutela (ut utilitatem civium sic tueantur, r. 2) e della procura (ut totum corpus rei publicae curent, r. 3; procuratio rei publicae, r. 4), le quali rientravano negli of cia civilia, le funzioni a favore dei privati. Come il tutore di un minore deve mostrare fedeltà, scrupolosità e onestà e non può ricavare vantaggi personali dall amministrazione dei beni altrui, così lo Stato, e ciascun cittadino, deve pretendere dai magistrati massima vigilanza, attenzione, disinteresse nell adempimento dei doveri della loro carica. La medesima metafora si trova impiegata in un passo del De re publica (II, 51), in cui Cicerone, opponendo il tiranno al buon reggitore dello Stato (rector et gubernator civitatis), individua quest ultimo in «un cittadino onesto e saggio, esperto dell utilità e della dignità civile, per dir così tutore e procuratore dello Stato (bonus et sapiens et peritus utilitatis dignitatisque civilis, quasi tutor et procurator rei publicae). Cicerone, Livio e l apologo di Menenio Agrippa Lo storico Livio riprenderà il concetto illustrato qui da Cicerone riportando un celebre apologo con il quale nel 494 a.C. Menenio Agrippa avrebbe convinto a rientrare in città la plebe, che, oppressa dai debiti, si era ritirata per protesta sul Monte Sacro o sull Aventino: «Nel tempo in cui nell uomo non regnava come ora una perfetta armonia fra tutte le parti, ma ogni membro aveva un suo particolare modo di pensare, un suo particolare modo di esprimersi, si sdegnarono le altre parti che tutto ciò ch esse si procuravano con la loro attività, con la loro fatica, con la loro funzione andasse a vantaggio del ventre, mentre questo se ne stava tranquillo nel mezzo, e ad altro non pensava che a godersi i piaceri che gli venivano offerti. Fecero dunque una congiura e convennero che le mani non portassero più il cibo alla bocca, che la boc- 628 ca rifiutasse quello che le veniva offerto, che i denti non masticassero quello che ricevevano. La conseguenza di questa ribellione fu che, mentre si proponevano di domare il ventre con la fame, non soltanto questo, ma insieme con esso anche le membra e tutto il corpo si ridussero a un estremo esaurimento. Risultò quindi evidente che anche il ventre non se ne stava in ozio, ma aveva una sua funzione, e che non era nutrito più di quanto non nutrisse restituendo a tutte le parti del corpo, equamente distribuito per le vene, questo sangue cui dobbiamo la vita e le forze e che si forma con la digestione del cibo. Dimostrando quindi con un paragone quanto la ribellione interna del corpo fosse simile al furore della plebe contro i patrizi, si dice ch egli riuscisse a piegare l animo di quella gente (Livio II, 32, trad. M. Scàndola).