LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI in breve Cesare diventa La dittatura e la morte Dopo la disfatta degli ultimi pompeiani a Tapso (46 a.C.), in Afridittatore a vita ca, e a Munda (45 a.C.), in Spagna, Cesare diviene console per la quinta volta (lo era stato e si mostra clemente anche, dopo il primo consolato del 59, nel 48, nel 46 e nel 45 a.C.) e dittatore a vita, come con i nemici sconfitti, ma cade vittima già Silla prima di lui: a differenza però di Mario e Silla, adotta una politica di clementia nei di una congiura. confronti degli avversari, concedendo loro il perdono e impedendo ai suoi di vendicarsi. Muore il 15 marzo del 44 a.C., vittima di una congiura organizzata da un gruppo di aristocratici di fervente fede repubblicana, tra cui Bruto e Cassio. 2. Le opere: l elaborazione letteraria dei commentarii Il corpus Il corpus Caesarianum Le opere di Cesare a noi pervenute, che costituiscono il cosiddetto Caesarianum corpus Caesarianum, sono i Commentarii de bello Gallico e i Commentarii de bello civili. Il testo comprende otto che comunemente viene indicato come De bello Gallico è costituito da sette libri, a cui ne fu libri De bello Gallico aggiunto un ottavo da Aulo Irzio, generale romano che aveva militato sotto Cesare in Gallia; e sei De bello civili, ma non tutti sono secondo alcuni studiosi, tuttavia, tra i quali Luciano Canfora ( p. 764), Irzio avrebbe scritto scritti da Cesare. soltanto gli ultimi capitoli, mentre il resto sarebbe ancora di Cesare. I Commentarii de bello civili (anche noti semplicemente come De bello civili) si compongono di tre libri, a cui fanno seguito altri tre libri, composti da altri autori, che recano i titoli di Bellum Alexandrinum (scritto probabilmente sempre da Irzio), Bellum Africum e Bellum Hispaniense (questi ultimi due scritti da autori più grossolani, verosimilmente sulla base di appunti lasciati da Cesare). I commentarii di Cesare non sono solo una raccolta di appunti presi sul campo, ma appaiono come opere letterariamente elaborate; il modello di riferimento è probabilmente quello dello storico greco di IV secolo a.C. Senofonte, che nell Anàbasi propone una narrazione cronachistica di vicende in cui il protagonista è stato coinvolto in prima persona. Il genere del commentarius fra memorialistica e storia Signi cato e storia del termine Il termine commentarius, al pari del greco hypòmnema, indicava propriamente una raccolta di appunti stesi come promemoria in vista dell elaborazione formale di qualsiasi genere di testo, dai discorsi oratori ai documenti legali. Successivamente vengono chiamati commentarii i resoconti degli uomini politici sulla propria vita e carriera: la forma di tali scritti è più elaborata rispetto alla semplice raccolta dei materiali, ma meno rispetto a quella della storiografia vera e propria, che fa ampio ricorso agli ornamenti retorici e stilistici. Modelli e precedenti In un passo dell orazione Pro Rabirio Cicerone cita i regum commentarii (i commentari dei re ), dimostrando di aver presente l origine di questo genere letterario: è probabile infatti che il riferimento più immediato per Cicerone fossero le Efemèridi ( cronache giornaliere ) di Alessandro Magno, nelle quali, sot- 696 to il controllo dello stesso sovrano, venivano annotati o trascritti i materiali destinati a essere rielaborati in forma letteraria dai futuri storici. L esempio di Alessandro fu seguito dai sovrani suoi successori e il modello dei commentarii fu adottato progressivamente anche dagli uomini politici che desideravano lasciare memoria degli eventi principali della loro vita. La distinzione fra commentario e opera storiografica stava quindi nel diverso livello di rielaborazione letteraria e artistica di un materiale essenzialmente documentario , comprendendo con questo termine anche resoconti, diari, memoriali prodotti all interno di una corte e i ricordi di personalità di particolare rilievo. Il genere del commentario ha una grande fortuna a Roma, dove sappiamo da Plutarco che Silla scrive ventidue libri di hypomnèmata e Cicerone per sua stessa testimonianza raccoglie, ma rielabora anche retoricamente, il materiale relativo al suo consolato.
2. Le opere: l’elaborazione letteraria dei commentarii