LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI 15 6. Belgae ab extremis Galliae finibus oriuntur, pert nent ad inferiorem partem fluminis Rheni, spectant in septentrionem et orientem solem. 7. Aquitania a Garumna flumine ad Pyrenaeos montes et eam partem Oceani quae est ad Hispaniam pert net; spectat inter occasum solis et septentriones. 6. Belgae orientem solem Belgae oriuntur: [il territorio dei] Belgi ha inizio dagli estremi con ni della Gallia . pert nent: il primo signi cato del verbo è proprio quello di estendersi . ad inferiorem partem Rheni: no al corso inferiore del ume Reno . spectant solem: il territorio dei Belgi guarda , cioè è rivolto verso Nord (septentrionem) e verso Est (orientem solem, letteralmente il sole che sorge ). 7. Aquitania septentriones quae est ad Hispaniam: che è di fronte alla Spagna . spectat: guarda , cioè è rivolta verso . occasum solis: il tramonto del sole , quindi verso occidente. Analisi del testo L incipit dell opera Il De bello Gallico si apre nel segno della diversità rispetto alle tradizionali opere storiogra che. In luogo di un vero e proprio proemio che giusti chi le scelte dell autore, nei paragra iniziali troviamo infatti osservazioni di carattere informativo ed etnogra co, miranti a descrivere il territorio teatro degli scontri narrati nei successivi capitoli dell opera e le popolazioni che si suddividono tale territorio. L autore, forse memore dell incipit dell opera di Ecatèo, apre la propria con una formula che af anca all aggettivo omnis il nome del luogo geogra co che costituisce il centro delle azioni narrate (il termine è, non a caso, posto in apertura della frase, del capitolo e dell opera stessa): con tale formula Cesare introduce la descrizione della Gallia Transalpina, suddivisa tra Belgi, Aquitani e Galli (o Celti), per poi soffermarsi su annotazioni squisitamente geogra che, in particolare ai paragra 5-7. I fortissimi Belgae Nella sua breve ed essenziale descrizione delle popolazioni che occupano il suolo gallico, Cesare sottolinea come quella dei Belgi sia da considerarsi la più forte (r. 4). Dal suo punto di vista, questa forza deriva loro dal fatto di essere isolati e lontani dalla civiltà, e quindi anche dal lusso e da tutto ciò che potrebbe in acchire e indebolire gli animi, deviandoli da quel che veramente merita attenzione. Essi, inoltre, a causa della vicinanza ai Germani, sono sempre pronti alla battaglia, mostrandosi come un popolo ero e coraggioso. Non è un caso che Cesare si soffermi su questo aspetto (come fa anche per gli Elvezi, rr. 8-10): seppure egli voglia conferire alla sua descrizione un carattere oggettivo e distaccato (a tale scopo prevalgono, in questi paragra , una struttura sintattica semplice e paratattica e un lessico improntato alla ricerca di 712 Statuetta di un guerriero gallo, I secolo a.C. Roma, Museo della Civiltà Romana. sobria chiarezza e precisione), è possibile scorgere dietro a queste considerazioni relative al valore militare delle popolazioni quasi una giusti cazione all azione militare da lui condotta. La scelta, insomma, di presentare tali popolazioni come lontane dalla civiltà e avvezze alla guerra potrebbe essere letta come legata alla volontà di far apparire le operazioni belliche romane necessarie per difendere i propri territori da un futuro attacco di popoli forti e ancora da civilizzare.