LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI 15 20 tero postularent, in se recusarent, atque omnia permisce ri mallent, quam imperium exercitusque dimittere. 6. Iniuriam in eripiendis legionibus praed cat, crudelitatem et insolentiam in circumscribendis tribunis plebis; condiciones a se latas, expet ta colloquia et denegata commemo rat. 7. Pro quibus rebus hortatur ac postu lat, ut rem publicam suscipiant atque una secum administrent. Sin timore defugiant, illis se oneri non defuturum et per se rem publicam administraturum. 8. Legatos ad Pompeium de compositione mitti oporte re, neque se reformidare, quod in senatu Pompeius paulo ante dixisset, ad quos legati mitterentur, his auctoritatem attribui timoremque eorum, qui mitterent significari. 9. Tenuis atque infirmi haec animi vide ri. Se vero, ut operibus ante re studuerit, sic iustitia et aequitate velle superare. te ; riprende la frase con cui si concludeva il capitolo 6: omnia divina humanaque iura permiscentur T17), con la dichiarazione dello stato di emergenza e le palesi irregolarità commesse dai pompeiani. 6. Iniuriam denegata commemo rat Iniuriam: ancora un sostantivo semanticamente carico dopo patientia (r. 8) e acerbitas (r. 10), collocato in rilievo all inizio della frase nella quale Cesare elenca tutte le illegalità commesse a suo danno e a danno dello Stato. in eripiendis legionibus: nel sottrargli le legioni (nota il gerundivo in funzione attributiva). Il riferimento è a due legioni che nel 50 a.C. Cesare aveva inviato a Pompeo per la spedizione in Oriente contro i Parti, ma che Pompeo aveva invece tenuto nei pressi di Roma e che ora potrebbe rivolgere contro lo stesso Cesare. in circumscribendis tribunis plebis: nel limitare [il potere] dei tribuni della plebe ; qui Cesare si riferisce all abolizione dello ius intercessionis di cui godevano i tribuni della plebe ( T17). condiciones: accordi , quindi proposte di pace. latas expet ta denegata: sottintendono esse. 7. Pro quibus rebus administraturum Pro quibus rebus: nesso relativo ( a fronte di queste cose , in considerazione di ciò ; pro + ablativo, letteralmente davanti a , è usato qui in senso gurato, con una sfumatura causale). rem publicam suscipiant: assumano il governo . una secum: insieme con lui . Sin: se invece . se non defuturum: perifrastica attiva con esse sottinteso ( non si sarebbe sottratto ). Nota che defuturum è una congettura; i codici di Cesare riportano futurum, con cui il senso della frase cambia notevolmente ( non sarebbe stato loro di peso ). per se: da solo . 8. Legatos signi cari de compositione: cioè per cercare una soluzione concordata. Cesare vuole dimostrare di essere ancora disponibile alla pace. neque significari: e non aveva paura (neque se reformidare) di ciò (quod) che Pompeo aveva detto in Senato pochi giorni prima (paulo ante), cioè che alle persone a cui (ad quos) si inviano legati (legati mitterentur), a costoro (his) si attribuisce autorità (auctoritatem attribui) e si rende manifesto il timore (timoremque signi cari) di coloro (eorum) che li inviano (qui mitterent) . 9. Tenuis velle superare Tenuis vide ri: queste parole (haec) sembravano (vide ri) proprie di un animo debole e insicuro (tenuis atque in rmi animi, genitivo di qualità) . Cesare aggiunge una nuova stoccata al suo rivale. Se vero: invece lui (Cesare) . ut sic: come così . Cesare (se), come in passato si era sforzato (studuerit) di primeggiare (ante re, in nito di antee o, lett. andare prima ) nelle opere (operibus), cioè nelle imprese militari, così ora voleva prevalere (velle superare) nella giustizia e nell equità (iustitia et aequitate: come operibus, sono ablativi di limitazione) ; i due verbi anteire e superare possono essere considerati intransitivi, ma sottintendono probabilmente eum, cioè Pompeo. Analisi del testo Le ragioni di Cesare In questo discorso, in cui il ragionamento di Cesare si presenta stringente, il condottiero fa chiaro riferimento a una ben precisa questione giuridica: contro ogni legalità gli era stata negata (o meglio era stata negata ai tribuni della plebe) la possibilità di presentare la sua candidatura al consolato in absentia, cioè rimanendo lui fuori dalla città con l esercito, come era stato sancito da un plebiscito approvato mentre era console Pompeo nel 52 a.C. Il senatus consultum ultimum del 7 genT17), imponendogli di congedare l esercito, naio ( 754 violava di fatto il principio stabilito da quel plebiscito: per presentare la sua candidatura Cesare si sarebbe dovuto presentare a Roma da privato cittadino, esponendosi a tutti i rischi della situazione. Dopo aver espresso le proprie lamentele, a sorpresa Cesare si dichiara disposto a condividere con i senatori l onere della gestione della repubblica, intendendo così presentarsi come colui che, a differenza dei suoi avversari, ha sempre agito nel rispetto della legalità e ancora una volta come uomo di pace e di dialogo.