L autore Cesare «Tuem ni inquit «castra et defend te diligenter, si quid durius acciderit. Ego rel quas portas circume o et castrorum praesidia confirmo . «Custodite l accampamento e difendetelo con tutta cura, se una disgrazia accade. Io faccio un giro per le altre porte e rinsaldo i posti di presidio . (trad. A. La Penna) Tuem ni: imperativo presente del verbo tueor. quid durius: lett. qualcosa di più grave (comparativo assoluto). Analisi del testo Cesare e Pompeo a confronto In questo brano Cesare sottolinea l ef cacia della mossa tattica da lui escogitata, che consente al suo esercito prima di sbaragliare la cavalleria pompeiana e poi di gettare lo scompiglio nelle le avversarie. La seconda parte del capitolo (parr. 5-6) è invece dedicata a Pompeo, che viene di fatto contrapposto a Cesare (Sed Pompeius ); il suo atteggiamento rinunciatario, pur non espressamente stigmatizzato, è descritto tuttavia con una freddezza nella quale è implicito un giudizio morale: l abbandono del campo di battaglia, il rientro nella tenda e la passiva attesa degli eventi gettano un ombra sulla condotta del generale, il cui comportamento è reso ancor più drammatico e al contempo grottesco dal ricorso, per riportare le sue parole, al discorso diretto (rr. 11-13). A tal proposito, lo storico Giovanni Cipriani ha fatto notare come in questo testo manchi il tòpos letterario della mors imperatoria, ovvero della ne gloriosa del generale che, constatata la scon tta del suo esercito, «non esita ad offrire la gola ai suoi nemici. L atteggiamento di Pompeo e dei suoi è indubbiamente scorretto [ ]. Pompeo accusa una dimensione ipertro ca dell ambito paura che gli fa del tutto smarrire la percezione della sfera della vergogna . Il fattore umano Come ha osservato Luciano Canfora, «nel descrivere la battaglia Cesare si lascia andare a considerazioni sulla psicologia dell uomo in guerra. Preziose ri essioni di un uomo che da anni viveva anche come esperienza intellettuale la terribile realtà della guerra .Tali ri essioni, fa notare Canfora, prendono avvio dal fatto che Pompeo avesse ordinato ai suoi di attendere fermi l attacco nemico, «nella convinzione che i cesariani nell attacco si sarebbero dispersi e nella corsa verso le forze nemiche sarebbero arrivati al contatto con l avversario già quasi senza ato. Obietta Cesare: A me il calcolo di Pompeo pare sbagliato; vi è infatti in ciascuno uno slancio e un ardore innato, che il desiderio di battaglia fa esplodere [III, 92] . Cesare cioè sostiene che, a differenza di quanto poteva aver pensato Pompeo, quel poco di energia rimasta viene risvegliata dallo sforzo e dalla fatica, a tal punto che, in una situazione di tensione e violenza quale è l atto dello scontro, un uomo può risultare ancor più energico e forte di quanto non lo sia in una condizione normale. «Indirizza insomma a Pompeo una lezione di psicologia della guerra e dimostra come essa abbia implicazione immediata nella riuscita della battaglia: il fattore uomo contro il fattore calcolo . Laboratorio sul testo COMPRENSIONE 1. Quali aspetti della propria persona vuole mettere in luce Cesare in questa descrizione? 2. Come vuol far apparire, invece, la figura di Pompeo? Come risulta il confronto tra i due generali? ANALISI 3. Quale costrutto riconosci nell espressione cum recentes atque integri defessis successissent, alii autem a tergo adorirentur (rr. 2-3)? Spiega l uso dei verbi in questo contesto. 757