L autore Sallustio Analisi del testo Un archeologia delle virtù Nei capitoli iniziali del De Catilinae coniuratione (6-13), Sallustio ripercorre una brevissima storia sociale di Roma. L esempio più diretto, in questa direzione, gli deriva dallo storico greco Tucidide di Atene (V secolo a.C.), autore di Storie sentite come un modello irrinunciabile già dagli antichi. Tucidide aveva dedicato buona parte del primo libro della sua opera a ricostruire sommariamente la storia dei Greci prima del periodo storico da lui direttamente narrato. In ciò Sallustio segue le orme del suo illustre predecessore; ma, a differenza di quest ultimo, la sua analisi non è una semplice disamina di eventi: non a caso non cita personaggi esemplari, ma tratteggia la storia di Roma per nuclei tematici e teorici. Sallustio pensa quindi a tracciare una archeologia (intesa nel senso antico di indagine sui fatti antichi ) delle virtù proprie del popolo romano, piuttosto che un resoconto dei fatti precedenti al I secolo a.C.: la grandezza morale, sia in guerra sia in pace; il senso dell onore e della patria; la centralità dell elemento militare, mitigata però da una sorta di connaturata clemenza; la forte coesione interna. Con questa indagine, Sallustio intende «cercare in un remoto passato un modello etico-politico del presente, un grande valore perduto (A. La Penna). In tale panorama rientrano, anche senza essere nominate direttamente, gure proprie del patrimonio mitico e ideologico dei Romani; quando, per esempio, si parla delle punizioni in itte a coloro che, contro il comando di un magistrato, avevano combattuto contro il nemico (rr. 6-9), si fa implicito riferimento alla storia di Manlio Torquato, gura molto cara agli antichi e ricordata esplicitamente da Sallustio in un altro punto della sua monogra a (52, 30-31): il condottiero avrebbe condannato a morte il suo stesso glio in quanto quest ultimo aveva abbandonato le le dell esercito, contravvenendo a un comando (contra imperium), per combattere contro un nemico, peraltro scon ggendolo. Uniti contro il nemico esterno L idea di fondo di Sallustio consiste, a grandi linee, nell idea che la forza della repubblica romana sia consistita nella capacità di garantire una sostanziale stabilità al suo interno, bilanciata dalla violenza (pur mitigata dalle virtù già ricordate) rivolta verso l esterno. Dal 509 al 31 a.C. Roma ha combattuto pressoché ogni anno, con la sola eccezione del 235 a.C., quando per la prima vol- Andrea Mantegna, Trionfo della Virtù, 1502. Parigi, Musée du Louvre. ta viene chiuso il Tempio di Giano nel Foro romano, gesto che signi ca la cessazione delle ostilità: il continuo stato di campagna militare ha unito le coscienze e gli intenti dei Romani, costretti, in questa situazione di costante emergenza, a mantenere tendenzialmente coeso il corpo cittadino. Oltre al desiderio di conquista, che accomuna tutte le classi sociali coinvolte nell attività militare (dalla quale sono esclusi i proletari), un ulteriore fattore ha contribuito a mantenere saldo l animo dei Romani: il timore di essere conquistati da Cartagine e di perdere la libertà e le conquiste. Fin quando, dunque, Cartagine è rimasta salda, da un lato il desiderio di vincerla, dall altro il terrore provato verso quell enorme potenza hanno unito ancora di più il popolo Romano intorno allo scopo, divenuto fondamentale, di scon ggere e atterrare la metropoli nordafricana. Quando, però, nella primavera del 146 a.C., gli eserciti guidati dal console Publio Cornelio Scipione, detto l Emiliano per distinguerlo dal nonno, distruggono Cartagine ( p. 66), viene a mancare il principale nemico di Roma e, di conseguenza, anche il motivo della sua mirabile unità. Al posto delle virtù antiche subentrano i vizi che Sallustio critica: l avarizia, la libidine, il desiderio sregolato ( T1). A tal proposito, lo storico scrive nelle sue Historiae (fr. 1, 11 Reynolds) che «la discordia, l avarizia, l ambizione e tutti gli altri mali che sono soliti nascere proprio dagli eventi fortunati sono cresciuti a dismisura dopo la ne di Cartagine . , dunque, in un clima di vizio e sregolata ambizione che si collocano le azioni di Catilina e di tutta la sua cricca di nobili decaduti, giovani perversi e individui dagli sregolati appetiti. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 797