LA CRISI DELLA REPUBBLICA E LE GUERRE CIVILI 15 20 25 30 35 scuola di Nigidiano4 o di Fausta,5 o pure in Numidia al tempo che attendevi a far bene ai popoli sgravandoli del loro avere,6 o dove e quando si sia, studiasti tu di rettorica? SALLUSTIO Così studiassi tu d etica. Che dimande sono coteste? LETTORE Non andare in collera: così possa tu guarire dei segni delle staffilate che rilevasti7 da Milone per amore della bellezza.8 Dimmi in cortesia: che figura intendevi tu di adoperare in questo passo? Quella che i miei pari chiamano della gradazione, o qualche altra? SALLUSTIO Maestro, sì: quella. LETTORE La gradazione sale o scende com è l occorrenza; ma qui conviene che salga, cioè a dire che delle cose che tu nomini, la seconda sia maggiore della prima, la terza della seconda, e così l altre, in modo che l ultima vorrebbe essere la maggiore di tutte. Non dico io vero? SALLUSTIO Oh verissimo. LETTORE Ma tu, caro Crispo, sei proprio andato come il gambero, o come vanno le persone prudenti quando veggono l inimico. La prima cosa che tu nomini è la ricchezza, la quale dice Teognide9 che si dee cercare al caldo e al freddo, per terra e per acqua, balzando a un bisogno giù dalle rocce, scagliandosi in mare, e non perdonando10 a pericolo né a fatica che torni a proposito. La seconda è l onore, del quale una gran parte degli uomini fa capitale, ma non tanto, che non lo venda a buon mercato. La terza è la gloria, che piacerebbe a molti, se la potessero acquistare senza fatica e senza scomodo; ma non potendo, ciascuno si contenta di lasciarla stare. La quarta è la libertà, della quale non si ha da far conto. L ultima è la patria, e questa non si troverebbe più al mondo, se non fosse nel vocabolario. Insomma, la cosa che tu metti per ultima, non solo non è maggiore di tutte l altre, ma già da un gran pezzo non è più cosa; l altre importano ciascheduna più della susseguente; e la prima è tale che gli uomini per ottenerla sono pronti a dare in occasione11 la patria, la libertà, la gloria, l onore, che sono quegli altri tuoi beni; e darli tutti, in un fascio; e farci la giunta se occorre. Oh vedi se questo era nome da rimpiattarlo in un cantuccio della clausola,12 come ti fossi vergognato di scriverlo. Veramente se Catilina adoperò questa figura al rovescio come tu la reciti, io non mi maraviglio che ei non movesse gli uditori, e ben gli stette che si portarono male e perdettero la giornata.13 [ ] 4. alla scuola di Nigidiano: allusione all erudito Nigidio Figulo, accusato di sacrilegio: secondo i detrattori, Sallustio sarebbe stato suo complice. L espressione «alla scuola di è, dunque, sarcastica, benché Nigidio abbia effettivamente fondato a Roma una scuola loso ca neopitagorica. 5. Fausta: glia di Silla e moglie di Annio Milone, avrebbe avuto una relazione con Sallustio, che per questo motivo sarebbe stato espulso dal Senato. 6. in Numidia loro avere: Sallustio, dopo la vittoria di Tapso nel 46 a.C., ottiene la carica di governatore della provincia Africa nova, coincidente in gran parte con la Numidia. Di ritorno dalla provincia, però, viene accusato di malversazioni e deve affrontare un processo per concussione . 7. rilevasti: ricevesti. 8. da Milone bellezza: p. 772. 9. Teognide: poeta elegiaco greco, vissuto tra il VI e il V secolo a.C. 10. non perdonando: non sottraendosi. 11. dare in occasione: svendere. 12. in un cantuccio della clausola: cioè alla ne della frase («clausola è la chiusa di un verso o di un periodo). 13. giornata: la battaglia. Naturalmente l intero discorso del «Lettore di umanità è da intendere in senso ironico. Domenico Morelli, Ritratto di Giacomo Leopardi, 1845. Recanati, Palazzo Leopardi. 804