L autore Sallustio 15 8. Multi autem, qui e castris visundi aut spoliandi gratia processerant, volventes hostilia cadavera amicum alii, pars hospitem aut cognatum reperiebant; fue re item, qui inimicos suos cognosce rent. 9. Ita varie per omnem exercitum laetitia, maeror, luctus atque gaudia agitabantur. 8. Molti, poi, che, usciti dall accampamento, erano venuti al campo di battaglia per curiosare o per predare, nel rivoltare i cadaveri dei nemici, ritrovavano chi un amico, chi un ospite, chi un congiunto; e ci furono di quelli che vi riconobbero dei nemici personali. 9. Così, per tutto l esercito, si alternavano variamente esultanza, tristezza, dolore e gioia. (trad. P. Frassinetti) 8. Multi cognosce rent visundi gratia : subordinata nale, costruita con gratia e il genitivo del gerundio. volventes... cadavera: girando i cadaveri dei nemici . alii, pars: si tratta di una variatio* tipicamente sallustiana, ma presente spesso anche nel linguaggio poetico. inimicos: a differenza di hostis, che indica il nemico pubblico (tipicamente i popoli con cui si è in guerra), il termine inimicus (aggettivo e sostantivo) indica il nemico personale (il contrario di amicus). 9. Ita agitabantur laetitia gaudia: i quattro sostantivi sono disposti in chiasmo*, con le due emozioni positive a incorniciare le due negative. Analisi del testo Una mirabile ferocia Con i capitoli 60 e 61 si chiude il De Catilinae coniuratione. Nei primi mesi del 62 a.C., dopo essere stato dichiarato nemico pubblico dal Senato, Catilina si ritira con le sue truppe in Etruria, alla volta della Gallia. Sorpreso dalle legioni del propretore Quinto Cecilio Metello Celere, deve ripiegare verso Pistoia, dove viene raggiunto dall esercito romano, guidato dal proconsole Gaio Antonio Ibrida ma af dato al legato Marco Petreio. Catilina non indietreggia, ma incoraggia anzi i suoi all ultimo sacri cio. Queste estreme pagine dell opera di Sallustio si occupano quindi della descrizione della battaglia che ha luogo a Pistoia, durante la quale le truppe dei catilinari vengono sbaragliate e il loro comandante ucciso. Nell ultimo atto della sua vita, Catilina non tradisce il carattere duplice e straniante che ha contrassegnato la sua intera esistenza ( T3). Così, egli mostra la virtù di un generale che, come i suoi soldati, non indietreggia, non fugge impaurito, non teme di aggredire i nemici, ma anzi impugna la sua spada anche nel momento in cui rimane isolato. Eppure, anche all apice di quella virtù ammirata persino dai suoi nemici, emerge di nuovo l immagine agghiacciante della sua crudeltà, attraverso l impressionistico accenno al volto del congiurato che trattiene ancora in sé la sua originaria ferocia (r. 8). Come ha scritto il latinista Concetto Marchesi (1878-1957), «il ritratto sallustiano di Catilina supera ogni limite, non solo di narratore, ma di accusatore. Cicerone stesso, che nell interesse della propria causa aveva incitamento alla inventiva calunniosa [cioè aveva interesse a inventare false accuse], non giunse a tanto . Il disagio delle guerre civili Ancora più emozionanti sono gli ultimi paragra dell opera (rr. 13-16), quelli in cui, con brevi cenni, viene descritto il disagio di un intera epoca. Sallustio ha attraversato, durante la sua esistenza, numerose guerre civili, cioè con itti combattuti fra Romani. La sua coscienza di storico, come la coscienza di tutti i Romani dell epoca, ne è profondamente toccata. La chiusa dell opera ripete tutto lo sconcerto e il trauma di quelle guerre: i cadaveri che, sollevati, rivelano volti noti, nel bene e nel male, ai soldati regolari che li hanno combattuti e i diversi sentimenti che vagano per il campo (letizia, tristezza, lutto e gioia) sono la necessaria e drammatica testimonianza di quell epoca travagliata e agonizzante. La drammaticità dell evento è scandita anche dagli accorgimenti stilistici dell autore, in primo luogo una serie di arcaismi (divorsius, r. 6; fue re, r. 14) e di allitterazioni (advorsis volneribus, rr. 6-7; vivus, in voltu, r. 8). Anche la sintassi esprime il pàthos del racconto, in particolare ripetendo il modulo per il quale a un periodo più lungo e articolato ne segue, con variatio, un altro breve e incisivo, quasi lapidario, espressione della brev tas tipica dello stile di Sallustio: ita cuncti suae hostiumque vitae iuxta peperce rant (r. 10); fue re item, qui inimicos suos cognosce rent (rr. 14-15). Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 811