BRANI CRITICI 1. Italo Lana La solitudine di Sallustio In questo brano, tratto da un contributo dal suggestivo titolo Solitudine di Sallustio, Italo Lana (1921-2002) sintetizza la missione culturale che Sallustio aveva deciso di intraprendere scrivendo le sue opere storiche, e che sarebbe la causa del suo isolamento rispetto ai contemporanei. 5 10 15 20 25 30 Nell ultimo secolo della repubblica il cittadino romano a poco a poco si rende conto che non gli è più possibile, in ossequio alla tradizione antichissima di Roma, realizzare compiutamente se stesso nella dedizione allo Stato. La repubblica non è più in grado di promuovere l attuazione di quell ideale universalistico verso cui in ogni tempo il Romano è sempre stato portato. La sempre maggiore importanza riconosciuta alla vita individuale, il pregio in cui viene ora tenuto l individuo in quanto individuo e parallelamente il decadere del senso genuino della concezione romana dello Stato, le incertezze della ragione in un età che vede l affiorare e l affermarsi di tendenze irrazionalistiche nella valutazione dell uomo e della sua presenza nel mondo sono cause che portano alla morte la repubblica nella coscienza dei singoli cittadini. Tale processo giunge a compimento nel tredicennio che intercorre fra la morte di Cesare (44 a.C.) e la battaglia di Azio (31 a.C.), che dà inizio definitivamente al dominio di uno solo. In questa profonda, radicale trasformazione Sallustio ebbe una parte di grande rilievo: egli fu il primo, e il solo, che, in conseguenza di tali nuovi atteggiamenti dei Romani, apertamente e programmaticamente staccò lo scrivere la storia dal fare la storia. Se si pensa al suo grande capo, Giulio Cesare, che aveva fatto la storia e con la spada e con lo stilo,1 e con le campagne militari che guidava e con i libri che scriveva, si avverte in tutta la sua portata innovatrice la svolta segnata da Sallustio. Che siamo giunti al termine di un processo storico irreversibile ci è indicato dal fatto che la storiografia in Roma fu l unico genere letterario che, da quando nacque in poi, la classe dirigente riservò sempre a se stessa [ ]: ora, invece, Sallustio si dedica alla storiografia dopo che ha posto termine alla sua carriera politica e proprio perché ha posto termine ad essa e intendendo l attività storiografica come sostitutiva della partecipazione alla politica attiva. per questo che le sue opere storiche sono così passionalmente impegnate, così cariche di amarezza, così dominate dalla pateticità. per questo che la sua visione si fa sempre più pessimistica, man mano che dalle monografie passa alle Historiae. Più scava dentro e a fondo nel passato di Roma, più l uso della violenza e della sopraffazione gli appaiono caratteristiche della vita romana, da quando, almeno, lo Stato romano è divenuto una potenza mondiale, da quando è caduta Cartagine. Per noi, oggi, la sua opera storica rappresenta la confessione di un uomo che volle subordinare la possibilità di mantenere un contatto vivo con i contemporanei alla possibilità di guardare lontano; e che, nonostante ciò, erettosi a giudice delle colpe della sua generazione, volle anche essere maestro, per i contemporanei, di virtù. Un compito davvero troppo pesan- 1. con lo stilo: cioè con la penna. Lo stilo (da cui deriva, per traslato, il termine stile ) era lo strumento scrittorio degli antichi romani, costituito di un asticella di osso o di metallo, appuntita a un estremità per scrivere e dall altra parte piatta per cancellare e spalmare di nuovo la cera sulla tavoletta, così da potervi scrivere di nuo- vo. L allusione è all importanza di Cesare sia come personaggio storico («con la spada ) sia come scrittore («con lo stilo ). 831