Le lotte per il predominio in italia | CAPITOLO 11 LA FONTE La fine di un mondo Francesco Guicciardini (1483-1540), studioso e politico fiorentino, fu attento osservatore dei fatti italiani. Nelle Storie fiorentine (1510-11) rivolse lo sguardo in particolare sulla sua città. Grazie ai Medici Firenze era diventata splendida per arte e cultura, ma l intelligenza e la lungimiranza di Lorenzo il Magnifico ne avevano fatto anche un importante soggetto politico; lo stesso Lorenzo era stato il vero tessitore degli equilibri instaurati nella penisola dopo la pace di Lodi. Nel brano riportato l autore prende in considerazione le vicende che portarono alla rottura di quell equilibrio, quando il re di Francia Carlo VIII decise di muoversi verso la penisola dando inizio alle guerre d Italia (1494). Era una parte dello esercito del re Carlo poco innanzi passate l Alpe, e da poi lui personalmente col resto dello esercito venutone in Italia; nel quale era grandissimo numero di uomini d arme, fanterie ed artiglierie, ma quanto non so el particulare1. Ed era entrata in Italia una fiamma ed una peste che non solo mutò gli stati, ma e 2 modi ancora del governargli ed e modi delle guerre, perché dove prima, sendo divisa Italia principalmente in cinque stati, papa, Napoli, Vinegia, Milano e Firenze, erano gli studi3 di ciascuno per conservazione delle cose proprie, vòlti a riguardare che nessuno occupasse di quello d altri ed accrescessi tanto che tutti avessino a temerne, [ ] e quando pure si veniva a guerra erano tanto bilanciati gli aiuti e lenti e modi della milizia e tarde le artiglierie, che nella espugnazione di uno castello si consumava quasi tutta una state, tanto che le guerre erano lunghissime ed e fatti d arme si terminavano con piccolissima e quasi nessuna uccisione. Ora per questa passata de franciosi [ ] si roppe e squarciò la unione di Italia [e] ciascuno stando sospeso4 cominciò attendere5 le sue cose proprie né si muovere per dubitare6 che uno incendio vicino, una ruina di uno luogo prossimo avessi a ardere e ruinare lo stato suo. Nacquono le guerre subite7 e violentissime, spacciando ed acquistando in meno tempo uno regno che prima non si faceva una villa8; le espugnazione delle città velocissime e condotte a fine non in mesi ma in dì ed ore, e fatti d arme fierissimi e sanguinosissimi. L autore sottolinea la forza delle armi messa in campo dall esercito francese, quasi a evidenziarne la differenza rispetto agli eserciti mercenari delle potenze italiane. Con le sue artiglierie e fanterie Carlo destò grande timore, al punto che non ebbe bisogno di farne grande uso per combattere contro gli Stati italiani attraversati nella sua marcia verso il Regno di Napoli. A Guicciardini non sfuggiva che la vera debolezza della situazione politica italiana consisteva nella divisione dei vari Stati, ognuno timoroso del fatto che qualche altro potesse diventare più potente e ingrandirsi. L equilibrio era stato in grado di mantenere una sostanziale pace per molti anni, ma lo si era pagato con un indebolimento reciproco. L arrivo dei francesi ruppe la stabilità e ogni Stato cominciò a pensare al proprio tornaconto. Torna ancora il tema della forza delle armi: le guerre erano talmente violente che un regno poteva essere conquistato in tempi brevissimi, impensabili in precedenza quando, come ha specificato più sopra l autore, per espugnare un solo castello occorrevano mesi («quasi tutta una [e]state ). Storie fiorentine dal 1378 al 1509, Rizzoli, Milano 1998 2 e : i. 6 né dubitare: e a non muoversi, per paura. 3 gli studi: gli sforzi. 7 subite: improvvise. 4 stando sospeso: aspettando. 8 villa: villaggio. 1 el particulare: in dettaglio. 5 attendere: curare. INTERROGHIAMO LA FONTE 1 In che modo l autore caratterizza il precedente modo di far guerra rispetto a quanto accade con la discesa di Carlo VIII? 2 Qual era stato lo scopo degli Stati italiani fino alla venuta del re francese? 287 77636R_0000E01_INTE_BAS@0287.pgs 15.09.2021 14:50