SEZIONE D | LA COSTRUZIONE DEGLI STATI EUROPEI Ritratto seicentesco di Paolo Sarpi. delitti comuni e rifiutò di consegnarli al tribunale ecclesiastico, che li voleva sottrarre alla giustizia civile. Le autorità veneziane non tolleravano interferenze in questioni che ritenevano di propria pertinenza e non erano disposte a mettere in pericolo l autonomia dello Stato. Il papa stesso allora chiese la consegna dei due religiosi e, di fronte al rifiuto, lanciò contro Venezia l interdetto (1606), cioè il divieto di celebrare atti di culto e cerimonie religiose nel territorio della repubblica, e scomunicò le autorità della repubblica. La risposta di Venezia fu fermissima: il senato, sostenuto dal clero locale, rifiutò di accettare i provvedimenti papali. La situazione non degenerò in una vera e propria guerra grazie alla mediazione diplomatica della Francia, che prese in carico i due religiosi arrestati e li affidò al papa senza che ciò apparisse come una resa della giurisdizione veneziana. Il papa ritirò l interdetto e Venezia poté uscire dal confronto a testa alta, avendo raggiunto l intento di difendere la sua autonomia contro le pretese e i privilegi ecclesiastici. In quell occasione Venezia affidò la difesa delle proprie ragioni a un grande studioso, lo storico e uomo di Chiesa Paolo Sarpi (1552-1632). Egli seppe sostenere i diritti dello Stato di fronte alle pretese papali, mentre tutta l Europa guardava a questa controversia che andava al di là di una disputa locale, ponendosi come una decisiva questione, anche a livello teorico, sul tipo di rapporti giuridici fra la Chiesa cattolica e gli Stati (> A ). Tutt altro tipo di conflitto Venezia dovette affrontare per difendere Candia (l attuale Creta), importante base nel Mediterraneo per i traffici con l Oriente, attaccata dai turchi nel 1645. Dopo una lunga e strenua difesa, l isola fu persa nel 1669, accentuando la crisi mercantile della repubblica. APPROFONDIAMO PERSONAGGI SARPI E LA LAICIT DELLO STATO Con l aggravarsi della controversia con Roma, Paolo Sarpi venne nominato teologo della Repubblica di Venezia (28 gennaio 1606). Sarpi, frate dell Ordine mendicante dei Servi di Maria (serviti), era già da tempo in conflitto con le posizioni della Chiesa controriformista e assunse la difesa delle posizioni della Serenissima, ricusando la validità delle censure papali e dell interdetto disposto da Paolo V. Venne scomunicato nel gennaio del 1607 e in ottobre fu colpito da alcuni fanatici con tre pugnalate al collo: «Riconosco lo stile della curia romana pare abbia detto in quell occasione, con tono sarcastico. In diversi scritti Sarpi aveva sostenuto la sovranità dello Stato sulla Chiesa, cui riconosceva un potere solo in ambito spirituale. Fu quindi tra i primi e più convinti assertori del principio di laicità dello Stato, cui spettava l obbligo a suo modo di vedere di ga- rantire a ogni cittadino la libertà di poter professare la propria fede, qualunque essa fosse. La sua ostilità alle posizioni politiche del papato lo spinse a tenere corrispondenza con diversi intellettuali protestanti, mosso più dalla possibilità di stipulare un alleanza contro Roma che da un vero interesse per il loro mondo spirituale. La sua opera principale è la Istoria del concilio tridentino, iniziata nel 1608 e pubblicata sotto pseudonimo a Londra nel 1619 per non incappare nelle maglie dell Inquisizione, che infatti subito la pose all Indice. Esaminando con attenzione documenti e fonti, Sarpi interpretò il lungo concilio come un momento di affermazione della politica accentratrice del papato: a suo giudizio, a prevalere non erano stati gli interessi religiosi, come dichiarato, ma solo quelli politici. Approfondisci gtvp.it/21storia01-36 526 77636R_0000E01_INTE_BAS@0526.pgs 15.09.2021 14:52