Vecchi e nuovi protagonisti nello scacchiere europeo del Seicento | CAPITOLO 20 QUANDO 1640 Ribellione in Portogallo Il quadro di Micco Spadaro, L uccisione di Don Giuseppe Carafa, ricorda un episodio della rivolta antispagnola di Napoli. QUANDO 7 luglio 1647 Rivolta di Napoli Gabella Imposta indiretta su un genere di consumo (come quelle del sale, del grano, della macinatura) o dazio sullo scambio di merci (gabella dell entrata o dell uscita). IL PORTOGALLO Una diversa impostazione ebbe la ribellione del Portogallo che, annesso alla Spagna dal 1580, manifestò la volontà di liberarsi dall unione con l ingombrante vicino. A capo del movimento di indipendenza si pose nel 1640 il duca di Braganza con il sostegno dalla Francia, interessata ad aprire un altro fronte per indebolire la Spagna, contro cui stava combattendo la Guerra dei trent anni. Il duca divenne re con il nome di Giovanni IV e si impegnò a recuperare l impero coloniale portoghese. La Spagna non volle prendere atto dell indipendenza e combatté ancora per ristabilire il suo possesso; solo dopo vari scontri e sconfitte avrebbe riconosciuto l autonomia dello Stato portoghese, nel 1668. A causa di questi insuccessi e dei rovesci militari subiti, nel 1643 l Olivares fu allontanato dal re, dopo 22 anni di governo. LA RIVOLUZIONE NAPOLETANA Il territorio del Mezzogiorno italiano non conosceva consistenti realtà urbane a eccezione di Napoli e Palermo. Era composto di diffuse realtà rurali sulle quali i baroni esercitavano i loro poteri giudiziari ed economici senza che la corona spagnola eseguisse particolari controlli, ulteriormente ridotti in seguito ai gravosi impegni militari imposti dalla Guerra dei trent anni. I primi sintomi di rivolta si ebbero a Palermo nella primavera del 1647 in conseguenza di un prelievo fiscale divenuto insostenibile. Le momentanee concessioni fatte ai ribelli furono ritirate poco dopo la repressione del movimento, che portò alla condanna a morte dei capi della rivolta e alla prigionia di molti aderenti. Di ben altra valenza fu la rivolta di Napoli, innescata il 7 luglio 1647 dall imposizione di una gabella sulla frutta, un prodotto di cui la popolazione faceva largo uso. Anche qui la pressione fiscale spagnola aveva raggiunto limiti insopportabili ed era facile trovare per le strade della popolosissima capitale folle di poverissimi e disperati. In questo contesto scoppiò una ribellione che coinvolse non solo il popolo ma anche componenti di quel ceto civile che abbiamo visto occupare un ruolo di rilievo in città. A farsi portavoce e capo della rabbia popolare fu il pescivendolo Tommaso Aniello, detto Masaniello (1620-47). Anche le campagne, desiderose di liberarsi dall oppressione baronale, si mobilitarono. Sembrarono crearsi le condizioni per un movimento capace di oltrepassare gli obiettivi immediati l opposizione all oppressione fiscale per darsi un più ampio orizzonte politico, anche perché dietro Masaniello agiva la regia di Giulio Genoino (1567-1647), un giurista esponente del ceto civile. Questi seppe dare valore politico alla rivolta esprimendo precise esigenze di tipo riformatore, tese a stabilire nuovi equilibri fra la Spagna e il vicereame a livello istituzionale, spostando i rapporti di forza a favore dei ceti professionali a danno dei baroni. Dieci giorni dopo l inizio della rivolta Masaniello fu ucciso (probabilmente da sicari) e Genoino venne messo in disparte, mentre le redini del movimento furono prese da un artigiano, Gennaro Annese. Mentre il viceré attendeva rinforzi da Madrid fu proclamata la Real repubblica napoletana (ottobre 1647) e venne richiesta la protezione della Francia: a rispondere all appello fu il duca di Guisa Enrico II, intenzionato a crearsi un dominio personale nel Sud Italia. 543 77636R_0000E01_INTE_BAS@0543.pgs 15.09.2021 14:54