Il regime fascista in Italia | CAPITOLO 8 La facciata di Palazzo Braschi a Roma trasformata in un gigantesco manifesto elettorale per il plebiscito del 1934. Al centro, in rilievo, il volto minaccioso di Mussolini. UN SISTEMA TOTALITARIO A suggellare questo orientamento di distruzione della democrazia, nel 1927 nacque un organismo di polizia politica segreta, denominato Ovra (Organizzazione di vigilanza e repressione antifascista). Intervenne, inoltre, la legge elettorale del 1928, con la quale si stabiliva che gli elettori potevano approvare o respingere una lista unica nazionale di 400 candidati da eleggere alla Camera. Essi erano selezionati dal Gran Consiglio del fascismo, divenuto nel frattempo organo di rilevanza costituzionale con il compito di fornire pareri sulle leggi e il potere di nominare il capo del governo. Nelle elezioni tenute nel 1929 gli elettori furono chiamati a esprimere con un sì o con un no la loro adesione o meno alla lista proposta. Anche in questo caso il clima violento e intimidatorio fu protagonista della consultazione, e il voto, cancellata ormai ogni libertà di scelta, fu un plebiscito, con il 98% di consensi alla lista. Lo stesso scenario si ripeterà nel 1934, nelle seconde e ultime elezioni-farsa svolte con questo sistema dal regime fascista. Nell arco di pochi anni dalla presa del potere, il fascismo aveva posto le basi per diventare un sistema totalitario (> A ). APPROFONDIAMO CONCETTI E IDEE IL TOTALITARISMO ]¬ e a ¬ ¬c ¬ c ¬ ¬ ¬ poteri sono concentrati in un partito unico, nel suo capo o in un ristretto gruppo dirigente, che tende a dominare l intera società grazie al controllo centralizzato di tutti gli aspetti della vita pubblica e, spesso, anche privata. Storicamente, il concetto di totalitarismo nasce con riferimento alle esperienze del fascismo italiano. Fu peraltro lo stesso Mussolini a rivendicare per il fascismo una precisa volontà totalitaria , capovolgendo il senso dispregiativo del termine. Estendendosi in seguito a connotare sia il regime nazista, sia i vecchi e nuovi sistemi comunisti, il totalitarismo è entrato nel linguaggio comune per descrivere una forma politica caratterizzata da assenza di strutture e controlli parlamentari, dalla presenza di un partito unico, dalla soppressione delle garanzie di libertà e pluralismo proprie dello Stato di diritto. Esso si distingue, secondo gli studiosi, da regimi simili ma con sostanziali differenze, definiti come regimi dittatoriali, autoritari, tirannici. Mentre un regime autoritario rimane comunque assoggettato al valore dell ordine e della sovranità sta- tale, e riconosce il ruolo simbolico dello Stato, invece, il sistema totalitario si serve dell apparato statale come di un organo funzionale, svuotandolo della sua prerogativa sovrana: il partito viene anteposto allo Stato. Il totalitarismo è mosso dalla volontà di far scomparire ogni forma di pluralismo reale acquisendo un potere che non conosce alcuna limitazione. Oggi gli studiosi sono concordi nel ritenere che, dal punto di vista concettuale, in esso si ritrovano contemporaneamente sei elementi: un ideologia onnicomprensiva che promette la piena realizzazione dell umanità; un partito unico di massa, per lo più guidato da un capo, che controlla l apparato statale; un monopolio quasi totale degli strumenti della comunicazione di massa; un monopolio quasi totale degli strumenti di coercizione e della violenza armata; un terrore poliziesco esercitato attraverso la costrizione sia fisica sia psicologica, che si abbatte arbitrariamente su intere classi e gruppi della popolazione; una direzione centralizzata dell economia. Approfondisci gtvp.it/21storia03-11 227
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