Dopo la catastrofe L immaginario post-apocalittico e catastrofico è una costante della cultura del secondo Novecento: piuttosto che essere vuoto intrattenimento, esso funziona come valvola di sfogo per i traumi generati dalle incertezze dello sviluppo economico-tecnologico. Se il progresso appare inarrestabile, la catastrofe (nucleare, climatica o d altro genere) si pone come una rottura assoluta, in cui tutti gli equilibri sono sovvertiti e l ordine costituito si disgrega: il mondo finisce e ne inizia uno nuovo, dove il conflitto e l imprevisto sono il pane quotidiano dei sopravvissuti. Chi è rimasto sedotto dal mondo inospitale della Strada, sappia che lo aspettano decine di titoli letterari, cinematografici e persino di giochi elettronici con cui sfogare la passione per la vita da neo-primitivo . La saga cinematografica di Mad Max, per esempio, dal 1979 inscena un mondo devastato dalla carenza di risorse e da teppisti di strada fanatici dei motori. L ultimo capitolo della saga, Mad Max: Fury Road, diretto da George Miller nel 2015 e vincitore di sei Oscar, si distingue per l intreccio coinvolgente e per il tripudio di effetti speciali. Mad Max è un eroe cinico, intrepido e disincantato, che viene catturato dalla banda motorizzata dei Figli di Guerra. Tra donne guerriere, camion lanciati nel deserto e riti di battaglia, il film ci trascina in un mondo desertico dove, se non si accelera, si perde presto la vita. Test atomico nel deserto del Nevada, 1953. Un altro interessante titolo post-apocalittico in cui la catastrofe è causata da un terribile virus è 28 giorni dopo, diretto da Danny Boyle nel 2002. Un giovane si risveglia dal coma in una Londra completamente deserta. Ancora disorientato, è assalito da uomini ridotti in uno stato bestiale, simili a zombie. Che cosa rimane della civiltà? Dove sono i sopravvissuti? E, soprattutto: come mettersi in salvo dalle orde, sfuggendo al contagio? Scene tratte dai film Mad Max: Fury Road (2015) e 28 giorni dopo (2002). 156