I generi UNIT 6 La narrativa storica GUIDA ALLA LETTURA 404 L impero e i suoi vicini Adriano ha quarantun anni: adulto e consapevole, la sua irrequieta giovinezza è ormai alle spalle e la sua strada è saldamente tracciata. Nel pieno della maturità, egli è l uomo più potente del mondo e nulla sembra più turbarlo: è dunque pronto a trasferire all impero lo stesso ordine che regna nella sua vita (r. 1). Il racconto si sofferma inizialmente sulla politica estera, nella cui gestione Adriano si contrappone al suo predecessore Traiano, che intraprese numerose campagne di conquista. Il nuovo imperatore ferma invece le guerre e addirittura cancella le annessioni pericolose (r. 7), cioè i territori che, recentemente acquisiti, richiedevano uno sforzo troppo grande per essere governati. Egli si presenta al mondo come un uomo di pace: investe lo stesso ardore (rr. 14-15) riservato alle battaglie per intavolare negoziati (r. 14) e trattative, riconoscendo l abilità dei diplomatici, come Opramoas (r. 12). Uomo di studi vasti e profondi, l imperatore ha capito che, per mantenere l ordine ai confini dell impero, l influenza culturale è più efficace delle legioni in marcia (rr. 28-29). La sospensione delle ostilità permette infatti la ripresa dei commerci e, con la circolazione della ricchezza, anche il passaggio delle idee (r. 29): il dilagare di parole, pensieri, costumi (r. 27) dei Romani, molto più dell aggressione e della violenza, favorirà l amicizia dei vicini per un impero che, sfibrato dalle guerre, può ora finalmente, con la pacificazione, ricominciare a prosperare. Regnare negli animi Nel secondo paragrafo il racconto si sposta sulla politica interna e sull amministrazione dei diversi popoli sottoposti alla sua giurisdizione. Governare è un costante esercizio di pazienza e mediazione: certo, la violenza può fungere da pronto rimedio alle ribellioni e ai conflitti, ma i soldati del generale Marcio Turbo (rr. 34-35) possono solo mantenere l ordine per le strade (r. 36), mentre il sapiente imperatore vuole, con accortezza e con saggezza, ristabilire l ordine negli animi (r. 37) dei suoi sudditi. Per questo Adriano, dalle formidabili doti dialettiche, passa per esempio una lunga settimana in Egitto per appianare, in un tribunale così caldo da sembrare un tino bollente (r. 43), i conflitti tra Greci ed Ebrei, interni all impero. Sacrificando al bene dello Stato la sua passione per il sapere, rinuncia a visitare il Museo di Alessandria (rr. 40-41) per conciliare, con la legge e con gli accordi, gli antichi pregiudizi che oppongono le due popolazioni, e dimostrare così ai Greci che non sempre erano i più saggi (r. 46) e agli Ebrei che non erano affatto i più puri (rr. 46-47). Fiducioso dei loro positivi effetti, l imperatore usa la franchezza, la giustizia, la benevolenza (rr. 62-63) con la saggezza di un filosofo, persuaso che la reciproca tolleranza dei popoli dell impero valga molto di più dell ordine alle frontiere (r. 63). Il medico dell impero Il narratore pensa ossessivamente al corpo e alla salute. L immagine con cui si apre il brano è infatti di tipo medico: come un uomo adulto ancora robusto (r. 2), l impero rivela però, all occhio esperto, indizi impercettibili di logorio (r. 3). Il paragone ritorna quando, all inizio del secondo paragrafo, si parla della febbre della ribellione (r. 32), con cui Adriano descrive i tumulti sedati in Egitto, e ritorna nell ultima parte del brano, quando ragiona ancora sul tema della pace. L imperatore afferma che, benché sia il suo principale traguardo (r. 66), la pace non è il suo idolo (r. 66): da esperto politico, egli intende dire che, quando si ha a che fare con la realtà degli uomini, chi governa deve decidere in base alla situazione concreta, e non agli ideali astratti. Chiudendo circolarmente la sua argomentazione, egli spiega qual è a suo giudizio la funzione della guerra: accettata come mezzo per giungere alla pace (r. 91), può essere necessaria, quando i negoziati (r. 91) non sono sufficienti, come fa il medico (r. 92) che, dopo aver provato le erbe mediche tradizionali, si risolve a cauterizzare un tumore (r. 92) altrimenti incurabile.