Umberto Saba LE OPERE A COLPO D’OCCHIO LA PRODUZIONE IN VERSI 1921 (1 edizione) a 1945 (2 edizione) a 1961 (3 edizione) a Canzoniere opera autobiografica; celebrazione della vita; senso di esclusione T1-T7 canzoni, sonetti, madrigali LA PRODUZIONE IN PROSA 1946 Scorciatoie e raccontini tendenza all’uso dell’aforisma brevi testi 1948 Storia e cronistoria del Canzoniere chiarimento su episodi e stati d’animo alla base della composizione del Canzoniere autocommento e analisi dei propri versi 1956 Ricordi-Racconti testi memorialistici e narrativi stile fiabesco 1953 (pubblicato postumo nel 1975) Ernesto tema dell’omosessualità T9 romanzo autobiografico Canzoniere Per la profonda umanità dei contenuti e per la schiettezza della vena lirica il Canzoniere di Saba si colloca tra le maggiori creazioni della poesia italiana contemporanea. In esso, una visione della realtà dominata dal e dal senso quasi fatalistico del pessimismo dolore convive con l’ per le persone care, con l’interesse per le creature più umili e con un’acuta amore attenzione per gli aspetti più minuti della vita. Si tratta di un’ , opera autobiografica che si risolve in un diario intimo, in una confessione dai , fra il cantato e il parlato, toni medi fra l’aulico e il popolaresco, fra echi leopardiani e ritmi facili e cantabili tipici del melodramma: un esperimento, anche sul piano stilistico e formale, del tutto originale. Il libro di una vita Fin dagli anni successivi alle prime pubblicazioni, Saba comincia a pensare a una raccolta dei suoi componimenti, in cui far confluire la sua intera opera poetica e che «da organica un certo momento in poi ha condizionato e orientato le singole raccolte parziali man mano ideate e pubblicate» (Brugnolo). La intitola, a partire dalla prima edizione del 1921, il , Canzoniere in omaggio certamente a , ma anche al poeta romantico tedesco Petrarca Heinrich (1797-1856), delle cui liriche era uscita nel 1866 un’edizione italiana intitolata Heine appunto , che Saba aveva letto e amato. Canzoniere Il riferimento a Petrarca, in realtà, è allo stesso tempo un avvicinamento e una presa di distanza dal modello. Entrambi i costituiscono infatti un’ Canzonieri attenta disamina del , ma se il poeta trecentesco aveva offerto con i suoi versi mondo interiore dell’autore un’immagine stilizzata e rarefatta della realtà, della vita e dei sentimenti, Saba, al contrario, , con tutte le imperfezioni canta l’esistenza nella sua dimensione concreta e quotidiana e le contraddizioni che la caratterizzano. Una seconda edizione del Canzoniere, dopo quella del 1921, esce nel 1945, mentre nel 1961, dopo alcune altre, viene pubblicata postuma l’edizione definitiva (cui faremo riferimento in questa unità): ciò testimonia come Saba abbia lavorato al suo capolavoro, rivedendolo e correggendolo, per tutta la vita. L’idea e il titolo di una raccolta organica >> pagina 230 La struttura dell’opera ricalca la cronologia della composizione dei testi. La raccolta è divisa in (ossia 3 partizioni) 3 volumi che comprendono rispettivamente le liriche degli anni 1900-1920, 1921-1932 e 1933-1954. Ogni volume è a sua volta suddiviso in , ciascuna delle quali sezioni ha un titolo e rimanda a un lasso di tempo più ristretto. La struttura Il si presenta come un Canzoniere diario i cui tre volumi corrispondono grosso modo alle tre età della vita dell’autore: la giovinezza, la maturità e la vecchiaia. Ciascun volume è un piccolo canzoniere a sé, ma, allo stesso tempo, le numerose che simmetrie tematiche e strutturali accomunano le tre parti rendono la raccolta nel suo complesso un’opera profondamente . Come ha scritto unitaria il critico Mario Lavagetto, il Canzoniere di Saba non è una semplice «somma di poesie», ma una «forma temporale» in cui «ogni singolo componimento ci appare come una parola inserita in una frase: può essere letto in sé, ma rimanda a un significato latente che attraversa tutta l’opera e la organizza». Una raccolta unitaria Michelangelo Buonarroti, detto , 1530-1534. Firenze, Galleria dell’Accademia. Prigione Atlante >> pagina 231 VOLUME DATE DI COMPOSIZIONE Volume primo 1900-1920 Poesie dell’adolescenza e giovanili 1900-1907 Versi militari 1908 Casa e campagna 1909-1910 Trieste e una donna 1910-1912 La serena disperazione 1913-1915 Poesie scritte durante la guerra senza data Tre poesie fuori luogo senza data Cose leggere e vaganti 1920 L’amorosa spina 1920 Volume secondo 1921-1932 Preludio e canzonette 1922-1923 Autobiografia 1924 I prigioni 1924 Fanciulle 1925 Cuor morituro 1925-1930 L’uomo 1928 Preludio e fughe 1928-1929 Il piccolo Berto 1929-1931 Volume terzo 1933-1954 Parole 1933-1934 Ultime cose 1935-1943 1944 senza data (ma 1944) Varie senza data Mediterranee 1945-1946 Epigrafe 1947-1948 Uccelli 1948 Quasi un racconto 1951 Sei poesie della vecchiaia 1953-1954 I temi La struttura diaristica del è coerente con la dei testi Canzoniere natura autobiografica che lo compongono. Si può dire che Saba non parli che di sé stesso, anche quando racconta degli altri, delle cose, del mondo che lo circonda, guardato sempre a partire da un forte punto di vista personale e, soprattutto, sempre in relazione al proprio io. L’autore racconta la propria vita come in , che ha i suoi : una sorta di romanzo personaggi la nutrice, la madre, la zia, i compagni di scuola, il padre, le fanciulle e i giovani uomini, la moglie, gli “altri”; e i narrativi essenziali: la , suoi nuclei ricostruzione dell’infanzia il , l’ , la contemplazione della conflitto padre-madre amore per la moglie Lina e degli , il rapporto con i luoghi e in particolare con . natura animali Trieste Un “romanzo” autobiografico Lettura critica – Enzo Mandruzzato, Poesia e autobiografia in Saba Nelle liriche del troviamo la , Canzoniere celebrazione dell’esistenza nella sua totalità e specialmente nei suoi aspetti fisici e minuti: la quotidianità è abbracciata come in un atto istintivo, non mediato dalle sovrastrutture della morale o dell’ideologia. Influisce, su que sto atteggiamento, la lettura di , che si affianca all’altro autore di riferimento di Nietzsche Saba, Freud; non il Nietzsche superomistico caro a d’Annunzio, ma il grande “demistificatore” che scava in profondità nella psicologia dell’essere umano, il filosofo che smaschera le ipocrisie e le autocensure dell’individuo e riconosce gli impulsi egoistici alla base delle idee e dei valori più alti (proprio come avrebbe poi fatto Freud, tanto che di Nietzsche Saba scrive: «era uno psicologo prima dell’analisi»). La celebrazione della vita… >> pagina 232 Allo stesso tempo, e quasi come rovescio di questa convinta adesione alla vita, il poeta vive un’acuta sensazione di estraneità e di esclusione dal mondo e dagli altri : «Dell’umana natura essere al fondo / pensavi, e invece ne sei quasi fuore» ( , 7). Egli aspira Autobiografia alla gioia e alla pienezza, ma finisce per essere vittima dell’angoscia. A questo sentimento corrisponde un senso di dolorosa scissione dell’io , «lacerato da conflitti che rinviano […] a traumi personali, freudianamente ricondotti all’infanzia» (Brugnolo). È – quello di Saba – un intreccio psicologico-esistenziale amaro e tormentato. … e l’acuto senso di esclusione La consapevolezza della propria specificità, l’«onta […] d’essere solo e diverso» ( ), Appunti rimanda al motivo tradizionale della separazione dell’intellettuale-poeta dalle persone comuni (espresso magistralmente dall’ di Baudelaire), ma sembra anche legato, a Albatro tratti, a una , che si esprime in una tensione omosessuale mai diversità di tipo sessuale dichiarata apertamente ma presente sotto traccia (come scrive Lavagetto, tale segreta pulsione è «qualcosa che deve essere indovinato, riconosciuto, avvertito sotto le superfici»). Nelle liriche di Saba compaiono molti giovani uomini, a partire da Glauco, «un fanciullo dalla chioma bionda, / dal bel vestito di marinaretto», che chiede al poeta: «Qual è il pensiero che non dici, ascoso [nascosto], / e che da noi, così a un tratto, t’invola [ti allontana]?» (Glauco). Il «pensiero ascoso» del poeta «rimanda con molta evidenza al desiderio omoerotico, disseminato in molti modi in tutto il Canzoniere, anche quando non è rappresentato esplicitamente» (Gnerre). La diversità del poeta Al di là del vissuto personale e dell’oscuro groviglio che caratterizza il suo mondo interiore, Saba manifesta nel corso degli anni una crescente apertura alle ragioni della sofferenza e alle vicende della , sempre mantenendo la semplicità e l’assenza altrui Storia collettiva di retorica che contraddistinguono tutta la sua produzione: «È bella / la nostra solitudine. Ma pure / sento in essa echeggiar le altrui sventure / più grandi» ( Undicesima fuga ). È un altro aspetto della sua adesione alla vita, da cui derivano per esempio la solidarietà e la vicinanza nei confronti del popolo ebraico (al quale Saba appartiene in virtù delle origini materne), colpito dalla tragedia immane della Shoah, e più in generale verso tutti coloro che hanno sofferto a causa delle drammatiche vicende del Novecento e che si sono opposti alla barbarie dei regimi totalitari: «Amo sol chi in ceppi avvinto [incatenato], / nell’orror d’una segreta [prigione], / può aver l’anima più lieta / di chi a sangue lo percuote» ( ). Sesta fuga Gli “altri” e la Storia Nel 1948, giudicando insufficiente l’attenzione della critica nei suoi confronti, Saba pubblica un testo in prosa dal titolo Storia e cronistoria del Canzoniere , un singolare autocommento alla propria opera , in cui rivela le occasioni compositive, chiarisce i riferimenti a episodi e stati d’animo che altrimenti non potrebbero per altra via essere noti al lettore, illustra il significato di alcune espressioni. Un’analisi sistematica e così approfondita del proprio lavoro creativo da parte di un autore è un esempio unico nella letteratura italiana del Novecento (e che fa piuttosto pensare al Dante della e del , in cui egli spiegava, attraverso i brani in prosa, Vita nuova Convivio il senso delle proprie liriche). Non sempre, tuttavia, l’autoesegesi del poeta è la più corretta: non solo perché al lettore, che pure non può prescindere dall’aderenza ai dati testuali, va garantita una certa libertà ermeneutica, ma anche perché Saba, di proposito o meno, dissemina la sua di informazioni talora errate o comunque inaffidabili. Storia e cronistoria Si tratta dunque di un per l’interpretazione documento prezioso ma non sufficiente della sua opera poetica. Interpretazione e autointerpretazione Testi plus – Parole Testi plus – «Frutta, erbaggi» Testi plus – Sera di febbraio Analisi del testo interattiva – Amai Analisi del testo interattiva – Ulisse >> pagina 233 Lo stile Autodidatta e provinciale rispetto ai centri principali dell’innovazione letteraria, Saba si forma soprattutto sui classici . In una città come Trieste, che si trova all’incrocio di più culture e che non è ancora politicamente unita all’Italia, essi costituiscono un riferimento sicuro in fatto di lingua e contengono un forte richiamo all’identità nazionale italiana , ardente aspirazione del poeta. I suoi autori prediletti sono Dante, Petrarca, Leopardi e i poeti dell’Ottocento fino a Carducci ; minore influenza hanno Pascoli e d’Annunzio, di cui non ama i preziosismi lessicali. Il gusto di Saba si arricchisce inoltre con la lettura degli autori del Romanticismo tedesco e slavo , nonché della poesia dialettale veneta . La conciliazione di queste varie tendenze dà luogo – non senza dissonanze – a una sintesi molto originale. Modelli e influenze Il si presenta come un’ , Canzoniere opera omogenea anche dal punto di vista metrico nonostante la varietà di forme strofiche e ritmiche. L’elemento unificante è la fedeltà dell’autore a una versificazione regolare , basata sui metri tradizionali , raccolti in forme strofiche canoniche (come il sonetto) o originali. Endecasillabi e settenari – le misure più ricorrenti nella tradizione italiana – sono i più usati da Saba; seguono gli imparisillabi minori (trisillabi e quinari), mentre fra i parisillabi troviamo con una certa assiduità soltanto l’ottonario. Saba non usa mai, invece, il verso libero, né metri che eccedano la misura dell’endecasillabo. L’impiego dei metri classici, comunque, non impedisce al poeta di manifestare una certa inquietudine sperimentale , tipica della poesia del Novecento, per esempio nell’uso ricorrente dell’ enjambement , che spezza la corrispondenza armonica tra verso e sintassi. Sistematico è il ricorso alla , che viene per lo più rifiutata dai poeti coevi quale emblema rima della lirica del passato. Si tratta di una scelta consapevole e ricercata, che tuttavia non impedisce a Saba di inserire spesso, nei suoi componimenti, rime imperfette (soprattutto assonanze). La propensione di Saba a tradurre la propria confessione lirica in racconto rende frequente la comparsa di (temperate, nelle ultime poesie, da una certa cadenze prosastiche concisione epigrammatica), che si coniugano però con una dovuta tendenza al canto alle scelte metriche di tipo tradizionale. Metrica e forme fra tradizione e innovazione >> pagina 234 La singolare commistione di modernità e classicità è testimoniata anche dalla lingua: le forme convivono con un , talvolta auliche e ricercate linguaggio quotidiano e colloquiale volutamente dimesso. Nel – ha notato Giacomo Debenedetti – la lingua è diretta Canzoniere conseguenza di uno stretto rapporto con la realtà. Esiste cioè un’univoca e inequivocabile : «Le parole in Saba si presentano naturalmente, come i corrispondenza tra parole e cose segni necessari delle cose che egli vuole dire. Sono, o appaiono, come imposte direttamente dalla cosa: una rosa non può che chiamarsi rosa, una lacrima non può che chiamarsi lacrima. Le cose di tutti i giorni non possono che presentarsi col loro nome di tutti i giorni». La lingua Proprio per questa alternanza linguistica di alto e basso alcuni critici hanno avvicinato Saba al Crepuscolarismo. Gli intenti e gli esiti della poetica crepuscolare sono tuttavia molto diversi: i Crepuscolari abbassano, insieme al lessico, anche i contenuti e i temi della loro poesia, talora attraverso l’adozione di toni ironici (come nel caso di Gozzano), per cui i termini letterari o desueti rispondono a una funzione parodica e riduttiva; Saba, al contrario, tende a innalzare e a nobilitare la dimensione dell’umile e del familiare , motivo per cui si è parlato, in riferimento alla sua poesia, di “ epica del quotidiano ”. Oltre il Crepuscolarismo: la nobilitazione del quotidiano T1 A mia moglie Canzoniere Questo componimento, tratto dalla sezione (1909-1910), è Casa e campagna una sorta di manifesto della «poesia onesta» propugnata da Saba: una poesia che aderisce alla concreta realtà della vita, senza preziosismi e orpelli stilistici. Con termini di paragone legati a uno scenario domestico e attraverso toni di voluta ingenuità, l’autore intesse un singolare elogio dell’amata moglie Lina. Strofe diseguali di settenari, endecasillabi e quinari liberamente rimati. METRO La donna come parte della natura Asset ID: 235 ( ) let-altvoc-a-mia-moglie-il-canzon140.mp3 Audiolettura Tu sei come una giovane, una bianca . ▶ pollastra Le si arruffano al vento le piume, il collo china per bere, e in terra raspa; 5 ma, nell’andare, ha il lento tuo passo di regina, ed incede sull’erba pettoruta e superba. È migliore del maschio. 10 È come sono tutte le femmine di tutti i sereni animali che avvicinano a Dio. Così, se l’occhio, se il giudizio mio 15 non m’inganna, fra queste hai le tue uguali, e in nessun’altra donna. Quando la sera assonna le gallinelle, mettono voci che ricordan quelle, 20 dolcissime, onde a volte dei tuoi mali ti quereli, e non sai che la tua voce ha la soave e triste musica dei pollai. TRECCANI ▶ Le parole valgono pollastra è letteralmente la femmina del pollo, dunque la gallina giovane. Certo non è un termine nobilitante, anche perché nel linguaggio comune, in questo caso venato di un certo sessismo, Pollastra pollastra o viene utilizzato per indicare una ragazza magari semplice e sprovveduta, ma piacente e attraente (Saba, invece, ribalta il significato del termine, attribuendogli una valenza positiva). Trova altri tre esempi di vocaboli indicanti animali che possono essere usati in accezione metaforica o figurata, spiegandone il significato. pollastrella ▶ : puoi essere 16 fra queste hai le tue uguali paragonata più opportunamente alle femmine degli animali che alle altre donne. : induce al sonno. 18 assonna : emettono. 20 mettono : ti lamenti. 22 ti quereli Tu sei come una gravida 25 giovenca; libera ancora e senza gravezza, anzi festosa; che, se la lisci, il collo volge, ove tinge un rosa 30 tenero la sua carne. Se l’incontri e muggire l’odi, tanto è quel suono lamentoso, che l’erba strappi, per farle un dono. 35 È così che il mio dono t’offro quando sei triste. Tu sei come una lunga cagna, che sempre tanta dolcezza ha negli occhi, 40 e ferocia nel cuore. Ai tuoi piedi una santa sembra, che d’un fervore indomabile arda, e così ti riguarda 45 come il suo Dio e Signore. Quando in casa o per via segue, a chi solo tenti avvicinarsi, i denti candidissimi scopre. 50 Ed il suo amore soffre di gelosia. Tu sei come la pavida coniglia. Entro l’angusta gabbia ritta al vederti 55 s’alza, e verso te gli orecchi alti protende e fermi; che la crusca e i radicchi tu le porti, di cui 60 priva in sé si rannicchia, cerca gli angoli bui. Chi potrebbe quel cibo ritoglierle? chi il pelo che si strappa di dosso, 65 per aggiungerlo al nido dove poi partorire? Chi mai farti soffrire? Tu sei come la rondine che torna in primavera. 70 Ma in autunno riparte; e tu non hai quest’arte. Tu questo hai della rondine: le movenze leggere; questo che a me, che mi sentiva ed era 75 vecchio, annunciavi un’altra primavera. Tu sei come la provvida formica. Di lei, quando escono alla campagna, parla al bimbo la nonna 80 che l’accompagna. E così nella pecchia ti ritrovo, ed in tutte le femmine di tutti i sereni animali 85 che avvicinano a Dio; e in nessun’altra donna. : mucca. 26 giovenca : non appesantita 27-28 senza gravezza dall’avanzamento della gravidanza. : accarezzi. 29 lisci : nel punto in cui un rosa 30-31 ove… carne tenue ( ) colora la carne del suo tenero muso. : “snella”, o anche, in virtù di quanto 38 lunga segue, “allungata”, “distesa a terra”. : per alcuni interpreti si 42 Ai tuoi piedi tratterebbe di un “tu” impersonale, e il verso vorrebbe dunque dire “quando la cagna si accuccia ai piedi del padrone”; ma è anche possibile che il poeta si riferisca ancora a Lina. La stessa ambiguità è presente nella strofa successiva ( …). ritta al vederti : intenso trasporto 43-44 fervore indomabile amoroso. : “ti guarda ripetutamente”, 45 ti riguarda o anche “ti rispetta, ti venera”. : ché, poiché. 59 che : senza i quali. 60-61 di cui priva : della gabbia. 62 angoli bui : toglierle, sottrarle. 64 ritoglierle chi il pelo: è sottinteso lo stesso predicato della frase precedente: “chi potrebbe toglierle il pelo…”. : questa abitudine (quella 72 quest’arte di andarsene e poi tornare: Lina invece è sempre accanto al marito). : il fatto che a me. 75 questo che a me mi mi sentivo ed ero (la desinenza sentiva ed era: in - della prima persona dell’imperfetto a indicativo è di uso arcaico e letterario). : una seconda giovinezza. 76 un’altra primavera : previdente. 77 provvida : vanno nei 79 escono alla campagna campi. : ape. 82 pecchia >> pagina 236 DENTRO IL TESTO I contenuti tematici L’apparente stravaganza dei paragoni che il poeta introduce per parlare della moglie – le similitudini con una serie di animali domestici – ha reso celebre questo testo. Di norma, l’accostamento di una donna a una gallina o a una mucca non viene percepito in senso positivo, e in effetti Lina, a quanto racconta l’autore, non fu all’inizio entusiasta di questo componimento: «Era invece rimasta male, molto male; mancò poco che litigasse con me. Ma è anche vero che poca fatica durai a persuaderla che nessuna offesa ne veniva alla sua persona, che era “la mia più bella poesia”, e che “la dovevo a lei”». In realtà, la comparazione con gli animali rappresenta un elogio sentito e commosso della moglie, per due volte definita indirettamente “unica” (nella prima strofa, al v. 17, e, con ripresa letterale, all’ultimo verso della lirica, in cui Saba afferma di non trovare le qualità da lei possedute in nessun’altra donna ). Alla base di queste inconsuete similitudini, infatti, c’è un’idea precisa: la natura è una, e la sostanza dell’esistenza è la medesima per tutti gli esseri viventi, ugualmente provati dalla sofferenza (le voci delle gallinelle che ricordano i lamenti della moglie, vv. 19-22; la musica dei pollai soave ma anche triste , vv. 23-24; il muggito lamentoso della giovenca, vv. 32-34). Grazie alla semplicità e alla nudità della loro esistenza, gli animali – che il poeta contempla stupito come un fanciullo – sono in grado di avvicinarci a Dio molto più degli esseri umani, costretti all’ipocrisia e alla finzione dalle esigenze della convivenza civile. Un elogio singolare Si tratta di una concezione religiosa della natura, che avvicina la poesia di Saba al Cantico delle creature di san Francesco e ad alcune pagine della Bibbia. In molti luoghi dell’Antico Testamento gli animali sono considerati simili agli esseri umani e perciò collocati sul loro stesso piano di fronte a Dio: «Ecco, l’ippopotamo che io ho creato al pari di te, si nutre di erba come il bue. […] Esso è la prima delle opere di Dio» (Giobbe, 40,15; 19); «Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa: come muoiono queste, così muoiono quelli; c’è un solo soffio vitale per tutti. L’uomo non ha alcun vantaggio sulle bestie, perché tutto è vanità. Tutti sono diretti verso il medesimo luogo: tutto è venuto dalla polvere e nella polvere tutto ritorna» (Ecclesiaste, 3,19-20). Nel la donna è Cantico dei cantici paragonata a una «puledra» (1,9) e chiamata con il nome di «colomba» (2,14); si dice che i suoi capelli assomigliano a una «mandria di capre» (4,1), i denti a un «gregge di pecore» (4,2), le mammelle a «due cerbiatti» (4,5). Definiti da Saba (vv. 13 e 85), in quanto estranei sereni alle inquietudini e alle complicazioni che la ragione determina nell’umano, gli animali (vv. 14 e 86) perché, avvicinano a Dio nella loro semplice istintività, sono più prossimi alla fonte della vita, cioè, appunto, alla divinità; attraverso di loro, l’essere umano può entrare in contatto con essa. Il tema biblico del rapporto tra esseri umani e animali Gustav Klimt, , 1916. Austria, Castello di Immendorf. Sentiero di giardino con galline >> pagina 237 Le scelte stilistiche L’apparente semplicità del componimento nasconde in realtà una complessa elaborazione formale. Se il lessico è strettamente ancorato al quotidiano, infatti, il dettato è impreziosito dalle frequenti inversioni (soprattutto anastrofi, ma anche iperbati) e dal ricorso a forme verbali di ascendenza letteraria ( ti quereli , v. 22; riguarda , v. 45; mi sentiva ed era , v. 75). La commistione di registri diversi si manifesta anche nell’espressione e tu non hai quest’arte (v. 72), ricalcata sul passo della Divina Commedia in cui Dante incontra Farinata («ma i vostri non appreser ben quell’arte»; «“S’elli han quell’arte”, disse, “male appresa” », Inferno , X, 51; 77): l’illustre modello viene riportato – senza alcun intento parodico – a una dimensione umile e domestica. L’elaborazione retorica Anche la figura retorica della similitudine – una delle più ricorrenti in tutto il – mostra Canzoniere qui una sua complessità: il secondo termine di paragone (quello introdotto dal come: la pollastra, la giovenca e così via) serve a presentare le virtù di Lina, ma tende a trasformarsi nell’elemento principale della rappresentazione; può così succedere che siano le qualità della donna a esprimere le caratteristiche degli animali (a proposito della pollastra, per esempio, il poeta dice che ha il lento / tuo passo di regina, / ed incede sull’erba / pettoruta e superba , vv. 6-9). In altre parole, non solo la donna è simile alle femmine degli animali, ma anche queste ultime sono simili a lei; attraverso un raffinato gioco di specchi, la donna si identifica negli animali e viceversa, così che «ogni paragone è doppio […], con prospettive alternate, con un giuoco affascinante di luci e di riverberi, in cui sempre due figure (la donna e un animale) si avvicinano, si sovrappongono, si amalgamano, si ricreano» (Pinchera). La doppia valenza della similitudine Scrive Saba a proposito di questa lirica: «La poesia ricorda […] una poesia religiosa; fu scritta come altri reciterebbe una preghiera». La dimensione religiosa, molto evidente a livello contenutistico, modella anche la struttura della poesia: l’impianto formulare conferisce al componimento un andamento quasi liturgico, per cui all’inizio di ogni strofa si ripete una frase dall’identica costruzione (la principale Tu sei come seguita da un articolo, da uno o più aggettivi e infine dal nome dell’animale). Una poesia-preghiera VERSO LE COMPETENZE COMPRENDERE Esponi in 10 righe il contenuto della poesia. 1 In che senso la cagna è paragonata a 2 una santa (v. 42)? E perché a volte scopre i denti / candidissimi (vv. 49-50)? Spiega il significato della similitudine contenuta 3 nei vv. 73-76: in che cosa la moglie del poeta assomiglia alla rondine? ANALIZZARE In quale punto della prima strofa si passa da associazioni 4 di tipo visivo e concettuale ad altre di natura uditiva? In quali espressioni contenute nella terza e quarta 5 strofa è ravvisabile il motivo della sofferenza? Segnala almeno tre che ti sembrano 6 enjambement particolarmente significativi e spiega il motivo della tua scelta. INTERPRETARE In che modo e (vv. 40-41) possono 7 dolcezza ferocia intrecciarsi nella cagna e nella moglie del poeta? Quali sono le qualità della moglie del poeta che 8 emergono dai paragoni con gli animali?Rintracciale nel testo e prova poi a descrivere il tipo di femminilità che emerge dal loro insieme. SVILUPPARE IL LESSICO Il lessico di è estremamente composito, 9 A mia moglie e comprende anche numerosi latinismi: per ciascuno di essi spiega il significato e, con l’aiuto di un dizionario etimologico, indica da quale termine latino derivi. quereli • gravida • gravezza • pavida • angusta • provvida SCRIVERE PER... RACCONTARE Prova a costruire, in versi o in prosa, l’elogio di una 10 persona che stimi attraverso una serie di similitudini (almeno cinque o sei), dotate di uno sviluppo articolato e introdotte dallo stesso modulo utilizzato da Saba ( ). Tu sei come